Il presidio molfettese di Libera ritorna ad interrogare le istituzioni locali ed, in particolare, il Commissario prefettizio Biagio de Girolamo.
L’associazione antimafia di Don Ciotti lamenta «l’assenza di risposte verso atti protocollati in questo anno solare o a fine 2011, inerenti i beni confiscati, le procedure d’assegnazione dei locali di proprietà comunale e la realizzazione di una stele commemorativa del 7 Luglio 1992».
«Nonostante un lungo confronto con l’amministrazione uscente – scrive Libera -, non vi è mai stata la concreta volontà di affrontare le problematiche poste dal Presidio di Molfetta, tanto da inviare una lettera aperta ai capigruppo ed ai consiglieri indipendenti che comunicasse loro, l’esistenza di cinque beni confiscati nella nostra città di cui solo due, attualmente, assegnati a famiglie indigenti. A meno di un mese da quell’uscita, chiediamo al Commissario un incontro non solo per ribadire le motivazioni che ci hanno spinto a confrontarci su queste tematiche con l’amministrazione, ma affinchè vi sia un riconoscimento di questi beni e si dia attuazione al bando di assegnazione e gestione, rispettando quanto prescritto dalla “Legge n.109 del 7 Luglio 1996”, così da sanare una grave irregolarità che esiste dal 2002, quando i beni sono ritornati ad essere proprietà del Comune di Molfetta».
In particolare, Libera chiede lumi sulle modalità con cui negli anni sono stati assegnati molti locali di proprietà comunale, nel centro storico e non solo. «La nostra – spiega l’associazione –non vuole essere una battaglia tesa a negare gli spazi sociali a realtà che operano sul territorio da diversi anni, ma sentiamo la necessità che siano stabiliti criteri e modalità d’assegnazione trasparenti».
«Riteniamo imbarazzante – continua il comunicato – che, a tutt’oggi, non vi sia un elenco consultabile di quei beni di proprietà comunale ancora non alienati. Pensiamo che riassegnarli ad associazioni o cooperative sociali-culturali senza una sede ed operanti da parecchi anni nella città, possa essere un primo passo verso la loro crescita».
Libera poi torna sull’omicidio del sindaco Gianni Carnicella. Il presidio chiede che venga rispettata la volontà della famiglia Carnicella e di tutti quei cittadini che, a fine giugno 2012, hanno partecipato alla “Marcia per la legalità”. Quella marcia è partita dal sagrato di San Bernardino, dove, il 7 Luglio 1992 il sindaco Giovanni Carnicella fu ucciso. «Noi chiediamo – conclude l’associazione – che quel luogo e quell’azione vengano ricordati non con una lapide “fittizia” che il Presidio e l’Azione Cattolica hanno apposto, ma con una “vera” che ricordi quel periodo storico, attraverso le parole dell’omelia funebre di don Tonino Bello».