di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it
Connivenze con i vigili urbani che permetterebbero ai componenti del clan Parisi di restare all’interno delle case popolari di Japigia, occupate abusivamente. Emerge anche questo dalle migliaia di intercettazioni che compongono l’ossatura probatoria dell’indagine “Do ut des” (che ha portato all’arresto di 23 esponenti del clan Parisi). E viene confermato dal superpentito Matteo Tulimiero, le cui dichiarazioni hanno dato un grosso contributo all’inchiesta antimafia.
“Fortunato ha delle connivenze con i vigili urbani – spiega Tulimiero, riferendosi a uno dei capizona di Savinuccio – e con dei vigili urbani riesce a fare in modo che una volta arrivato il controllo dei vigili urbani, la pattuglia certifica che la persona resta in casa, in quel momento non può uscire perché magari entra con i figli piccoli o...”. Il meccanismo, così accennato, viene meglio spiegato: “Conosce un capitano dei vigili urbani. È molto amico di un capitano dei vigili, infatti ricordo un episodio. Praticamente hanno occupato un alloggio popolare il figlio di Parisi Giuseppe e la figlia di CardinaleAntonio nella zona quarantacinque da via Guglielmo Appula“.
Rivolgendosi al poliziotto che lo stava interrogando, continua: “Eravate intervenuti voi in quel momento. Non mi ricordo chi venne a casa di Fortunato ad avvisarlo, comunque uno dei Parisi, che c’era questo problema, che la polizia voleva cacciare fuori sia il figlio di Parisi Giuseppe che la figlia di Cardinale “.
A quel punto, secondo Tulimiero, entrò in scena il collegamento “l’uomo” di Fortunato, il suo contatto con la polizia municipale: “Contattò questo vigile urbano e andò la pattuglia, e la polizia lasciò i vigili urbani perché, essendo una cosa amministrativa, nel momento in cui arriva la pattuglia dei vigili urbani la polizia, se non ci sono problemi di ordine pubblico, generalmente va via. Rimasta la pattuglia dei vigili urbani, ha certificato la cosa ed è rimasto dentro sia il figlio di Parisi Giuseppe che la figlia di Cardinale “.
Vigili di parte, a quanto raccontano gli atti, anche in una vicenda privata fra gruppi di donne che si contendevano lo stesso appartamento Iacp. Lo svela una intercettazione ambientale, in carcere, fra Vito Parisi (il cugino di Savinuccio morto in un incidente stradale ad agosto scorso), sua moglie e suo figlio Tommaso.
“Quelli erano quattro-cinque vigili che conosceva lui ( ndr, si riferisce a Palermiti) e hanno fatto uscire a Bianca (figlia di Vito), subito dopo hanno fatto entrare questa persona e i vigili non sono andati”. Una sorta di favore, lo interpretano loro, per le donne gestite da Palermiti. Ed ecco che per la polizia riveste particolare interesse la figura della squadra composta da alcuni agenti della polizia municipale di Bari (una dozzina o quattro-cinque a seconda del racconto), che si comporterebbero in maniera elastica nei confronti degli occupanti abusivi.
Tulimiero spiega anche, con precisione, il duplice canale con cui una casa viene presidiata dai non aventi diritto: “Allora, nel momento in cui, non so, muore una persona che abita da sola all’interno della casa popolare, qualcuno, riesce a sapere che quell’appartamento è vuoto. Se c’è la necessità che uno del clan o Palermiti o Parisi ha necessità della casa, o dà i soldi ai parenti della morta dell’appartamento, perché là di solito nello stato di famiglia c’è sempre una seconda persona insieme alla titolare dell’appartamento. Allora se non gli interessa la casa, fa in modo che gli dà i soldi. Se invece questa persona non ha disponibilità di pagarla e di entrare in maniera, diciamo tranquilla, entra, fa l’abusivo. E una volta che entri, è difficile che viene cacciata fuori“.
E intanto la Cgil fa sapere che Gaetano Morgese, che secondo la squadra mobile aveva rapporti con il clan, non fa più parte del sindacato da 10 anni.