di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it
Torna in carcere Vito Valentino, l’erede del boss Giacomo Valentino, poi diventato collaboratore di giustizia assieme alla moglie Angela Raggi. Il trentenne, al quale era stata restituita la libertà a marzo dopo oltre dieci anni di detenzione, era il terrore del quartiere Libertà di Bari, dove si aggirava scortato dai suoi guardaspalle in moto imponendo a commercianti e imprenditori la legge del più violento.
A riportarlo dietro le sbarre sono stati gli investigatori della squadra mobile, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni Abbattista (su richiesta dal pm antimafia Patrizia Rautiis) per concorso nell’omicidio di Domenico D’Ambrosio, avvenuto 12 anni fa. Con Valentino, che quel 23 luglio 2003, ancora non diciottenne, guidava la moto, in carcere finisce anche Vito Valerio di 38 anni, ritenuto il killer che premette il grilletto
D’Ambrosio fu ucciso mentre prendeva un caffé in un bar al quartiere Stanic, in quel momento affollato di donne e bambini. Secondo le indagini, arricchite dalle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, il pregiudicato fu ucciso su ordine di Lorenzo Caldarola, all’epoca ai vertici del clan Strisciuglio, per aver occupato una piazza di spaccio senza chiedere il permesso al gruppo malavitoso, dal quale non avrebbe neppure acquistato la droga. A confermare le parole dei pentiti ci sono gli esami balistici sulla pistola usata da Vito Valerio per uccidere D’Ambrosio: una Zastava 99 parabellum con matricola abrasa, sequestrata il 15 settembre 2004 e usata anche nell’agguato nei confronti di Giorgio Cascella il 13 luglio 2004.
I due fascicoli sulla morte di D’Ambrosio (uno coordinato dalla Procura per i minorenni e uno dalla Direzione distrettuale antimafia) erano stati archiviati e poi riaperti proprio grazie alle parole dei collaboratori di giustizia. Nell’ambito della stessa inchiesta, gli agenti hanno scoperto un arsenale dei clan, nel deposito di Tommaso Panza, 74 anni, un ex fruttivendolo incensurato del quartiere Libertà di Bari e nella videoteca di un altro uomo, Stefano Filograsso, di 47 anni.
I due sono ritenuti vicini al clan Strisciuglio, ma non si esclude che le armi (due fucili, cinque pistole, duemila cartucce di vario calibro, un giubbotto antiproiettile, vari parti di arma, sei caricatori e tre pistole a salve) fossero utilizzate anche da altri gruppi criminali. Al momento dell’arresto, il feroce capoclan Vito Valentino è stato rintracciato in un elegante centro benessere nei pressi della chiesa Santa Fara, da lui frequentato abitualmente ma sempre in compagnia dei suoi fidati uomini. “Sono passati 12 anni, ma la squadra mobile non dimentica le attività”, ha commentato il questore Antonio De Iesu, che ha invitato commercianti e imprenditori ad avere più fiducia nei confronti delle istituzioni.
Leggi anche:
Blitz all’alba a Bari. Decimato il clan Strisciuglio. I nomi e le foto di tutti i 45 arrestati -2010