fonte: http://bari.repubblica.it- di MARA CHIARELLI
L’acquisto nel 2003 di una villa già arredata, di proprietà della moglie di Vincenzo Caldarola, boss boss del quartiere Libertà, ha rappresentato per un noto imprenditore dei supermercati baresi (proprietario anche di tabaccai, bar e di un resort in città), l’inizio di un inferno: per oltre dieci anni, ha raccontato agli investigatori della squadra mobile di Bari, ha dovuto versare a Caldarola o ai suoi emissari (durante la detenzione in carcere) tangenti che hanno superato la somma di 20mila euro.
Il pregiudicato pretendeva, a suo dire, denaro non versato per gli arredi, di particolare valore. Ed è proprio la denuncia fatta a gennaio scorso dall’uomo che ha consentito al pm Isabella Ginefra e poi al gip Chiara Mastrorilli di concludere l’inchiesta con sei arresti: fra loro ci sono Caldarola e il suo braccio destro Vitantonio Catacchio. Le accuse sono di estorsione aggravata e spaccio di droga, con l’aggravante dell’articolo 7, e cioè di aver agito con modalità tipiche di un clan mafioso.
Per gli estorsori non sarebbe stato mai necessario usare la violenza: era sufficiente ricordare alla vittima chi fossero, per indurlo a pagare. In alcuni casi all’uomo è stata anche concessa la rateizzazione della tangente. Tra i destinatari della misura anche una donna di trent’anni, custode della droga per 100 euro la settimana, poi diventata collaboratrice di giustizia.