Bari come Catanzaro. Il Ministro Fitto indagato e Alfano invia gli ispettori in Procura

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di Redazionewww.lagazzettadelmezzogiorno.it/…

Un’ispezione ministeriale è in corso nella Procura della Repubblica presso il tribunale di Bari. Secondo fonti giudiziarie baresi, l’ispezione è stata disposta dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per verificare eventuali irregolarità compiute dai magistrati inquirenti nella conduzione di due inchieste nelle quali è imputato l’attuale ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto. I fatti contestati dalla procura a Fitto fanno riferimento agli anni scorsi quando egli era presidente della Regione Puglia. Gli ispettori giunti a Bari sono guidati dal vice direttore dell’ufficio ispezione, Gianfranco Mantelli.

Le inchieste sulle quali sono in corso verifiche con l’acquisizione di atti – a quanto si è appreso negli ambienti giudiziari baresi – sono quelle note come Cedis e La Fiorita. Per la prima, Fitto è già stato rinviato a giudizio per concorso in turbativa d’asta e interesse privato del curatore nella procedura di amministrazione straordinaria della società Cedis; per l’altra indagine, pende dinanzi al gup di Bari una richiesta di rinvio a giudizio per Fitto (per associazione per delinquere, concorso in corruzione, illecito finanziamento ai partiti, falso e peculato) e per una settantina di altri imputati, tra cui l’editore ed imprenditore romano Giampaolo Angelucci. L’ispezione – secondo le fonti giudiziarie baresi – nasce da diversi rilievi fatti dai legali di Fitto, durante e dopo l’indagine, a proposito della presunta ritardata iscrizione nel registro degli indagati del nome dell’attuale ministro e sull’irritualità con cui sono state disposte le intercettazioni telefoniche a suo carico. Entrambe le indagini sono state coordinate dai pm Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro e coordinate dal procuratore aggiunto Marco Dinapoli.

ROSSI, NITTI E NICASTRO SCRIVONO AL CSM
Hanno scritto una lettera al Csm chiedendo attenzione per la vicenda oggetto dell’inchiesta ministeriale sul loro operato i tre sostituti procuratori del tribunale di Bari – Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro – che hanno indagato sull’ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, ora ministro per gli Affari Regionali. La lettera – il cui contenuto è riservato – è stata anche consegnata al procuratore facente funzioni di Bari, Emilio Marzano, che stamani ha ricevuto gli ispettori e che ha comunicato formalmente ai colleghi l’avvio dell’inchiesta amministrativa.

Secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, l’ispezione riguarderebbe la presunta ritardata iscrizione del nome di Fitto nel registro degli indagati; il fatto che la procura avrebbe avviato le intercettazioni a carico di Fitto in base a fatti datati, e quindi li avrebbe riciclati per utilizzarli a carico dell’allora presidente; e, infine, il difficile accesso alle conversazioni intercettate per la difesa del ministro. Nei processi in corso a Bari il ministro è difeso dal presidente della commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, e dal deputato del Pdl e componente della stessa commissione, Francesco Paolo Sisto.

ANM BARI: ISPEZIONE DESTA PERPLESSITA’

Per la Sezione di Bari dell’Associazione magistrati (Anm), “desta serie perplessità la decisione, pur rientrante nell’autonomia del ministro, di assumere” l’iniziativa di una ispezione ministeriale alla Procura di Bari “in un momento oggettivamente inopportuno, essendo in corso un passaggio processuale assai delicato con imminente valutazione del Gup sulla richiesta di rinvio a giudizio del ministro Fitto, in concorso con altri imputati, per i reati di associazione per delinquere, concorso in corruzione, illecito finanziamento ai partiti, falso e peculato”. Lo si afferma in una nota della sezione barese dell’Anm nella quale si spiega che “il ministro Alfano, aderendo a nuova sollecitazione del ministro Fitto, ha inteso inviare alla Procura di Bari i suoi Ispettori” e che “non sono ancora ufficialmente note le ragioni e il perimetro entro il quale si muove l’inchiesta amministrativa degli Ispettori ministeriali”.

“Non può omettersi di rimarcare, quanto all’operato dei colleghi della Procura, che la loro attività professionale – si aggiunge nella nota – è stata già sottoposta ad attento vaglio da parte del Consiglio Superiore della Magistratura proprio sulla base di altro precedente esposto dello stesso ministro Fitto, che lamentava in un passato recente scorrettezze e intollerabili abusi. Ebbene, esaminando i rilievi del ministro, il Consiglio Superiore della Magistratura con voto unanime sia dei membri laici che togati ebbe a deliberare che, nel caso di specie, l’autorità giudiziaria aveva scrupolosamente rispettato i dettami costituzionali che stanno a protezione della libertà della funzione parlamentare”.

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