Appello sul caso De Magistris

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Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris dovrà lasciare l’inchiesta "Why Not" sul presunto utilizzo illecito di finanziamenti pubblici europei.
Al centro di tutto, secondo quanto si è appreso, la richiesta di trasferimento cautelare d’ufficio avanzata al Csm dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e la successiva iscrizione dello stesso ministro nel registro degli indagati proprio per l’inchiesta Why Not che riguarda un presunto comitato d’affari con sede a San Marino che avrebbe gestito in maniera illecita i finanziamenti comunitari e statali giunti in Calabria.

E proprio dalla Calabria che ci giunge l’appello sul caso De Magistris dall’Associazione Antimafia “RITA ATRIA”. Chiunque sia indignato per questa storia può firmare l’appello direttamente sul sito: www.ritaatria.it/demagistris-raccolta-firme.aspx

APPELLO sul caso DE MAGISTRIS


Al PRESIDENTE della REPUBBLICA
On. Giorgio NAPOLITANO

Al PRESIDENTE del CONSIGLIO
On. Romano PRODI

Noi sottoscritti Cittadini Italiani dichiariamo il nostro sconcerto e la nostra sorpresa indignazione per la avocazione della inchiesta “Why not” da parte della Procura Generale di Catanzaro, espropriandone la titolarietà delle indagini al P.M. Magistrato Dott. De Magistris.

Tuttavia prendiamo atto che la motivazione di un tale provvedimento di incompatibilità si basa sulla affermata necessità di garantire la serenità ed equità delle indagini, a fronte della circostanza che il P.M. avesse inserito tra gli indagati il Ministro di Grazia e Giustizia on. Mastella, dal quale era stato segnalato al CSM per un eventuale provvedimento disciplinare correlato alle modalità dell’inchiesta.

In questa prospettiva e dunque nel medesimo spirito con il quale si è giustificata la avocazione del caso, noi Cittadini riteniamo necessario che il Presidente del Consiglio avochi a sé, per eventualmente assegnarle ad altro ministro, le prerogative e le funzioni di Ministro Guardsasigilli, sollevando l’On. Mastella dall’incarico o chiedendone le autonome dimissioni, essendo lo stesso indagato nella inchiesta per la quale si procede nella Procura di Catanzaro.

Lo Stato infatti è tenuto a garantire la “pari dignità sociale di tutti i Cittadini senza distinzioni di (…) opinioni politiche, condizioni personali e sociali” (art. 3 Cost.).

Per lo stesso articolo costituzionale la Repubblica è impegnata a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e la pari dignità impediscono di fatto il pieno sviluppo della personalità umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica economica e sociale del Paese”.

Suonerebbe dunque come insopportabile privilegio se un Magistrato venisse sollevato dalle indagini di cui aveva titolarietà, in virtù di una azione disciplinare avviata nei suoi confronti dal Ministro di Grazia e Giustizia, mentre si consentisse a quest’ultimo, pur essendo indagato per reati connessi a quelle indagini, di mantenere la propria posizione funzionale e dunque certamente tale da poter influenzare gli esiti delle indagini nei suoi personali confronti.

Chiediamo al Presidente della Repubblica, come garante della Costituzione e Presidente dell’Organo di autocontrollo della Magistratura, di vigilare sulla equità dei comportamenti politici e dunque di sollecitare il Presidente del Consiglio ad intervenire tempestivamente nella sostituzione del Ministro di Grazia e Giustizia, almeno quanto lo è stato il Procuratore Generale nell’avocazione delle indagini esautorandone l’originario titolare.

Ogni atto diverso farebbe apparire ancora una volta il ceto politico come una “casta” arroccata solo a difesa dei propri privilegi e garanzia di immunità delle proprie attività illecite e pretese di assoluta impunità.

Associazione Antimafia "Rita Atria"

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