Anna Maria Brattoli: "La colpa è delle donne che non votano le donne"

L’art. 37 dello Statuto del Comune di Molfetta recita testualmente:
“Il Sindaco nomina i componenti della Giunta, tra cui il vicesindaco, anche al di fuori dei componenti del Consiglio, fra i cittadini in possesso dei requisiti di candidabilità, di compatibilità ed eleggibilità alla carica di Consigliere e ne dà comunicazione al Consiglio nella prima seduta successiva alla elezione. E’ salva la facoltà di nomina fiduciaria degli assessori. Il Sindaco, nella formazione della Giunta, assicura la presenza dei due sessi”.

Condivisibile o meno, questo è ciò che prevede la nostra “Carta Comunale”.

Conosciamo molto bene il disprezzo delle regole e delle leggi da parte del nostro sindaco e non ci ha certo meravigliato il tentativo di interpretare questa norma statutaria in modo del tutto arbitrario pur di assecondare il suo delirio di onnipotenza. In questo il nostro sindaco senatore è in perfetta sintonia con lo stile politico imperante ai vertici del governo nazionale (Berlusconi docet!).

Si può non condividere il contenuto di uno statuto comunale ma finché esiste e non si ha la capacità di modificarlo lo si deve rispettare, così come la maggioranza politica che governa l’Italia dovrebbe rispettare la Costituzione Italiana.

E’ trascorso ormai un anno dall’appello della Consulta femminile di Molfetta rivolto al Sindaco Azzollini, con cui si chiedeva di “assicurare la presenza dei due sessi in Giunta” come previsto dallo Statuto comunale. Un anno denso di colpi scena politici e amministrativi in cui ha prevalso l’atteggiamento di totale chiusura di Azzollini espressa, anche durante un consiglio comunale, con modi oltremodo scomposti ed arroganti.

Solo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato, con ordinanza n. 1837/09, ha messo fine ad una bagarre politico-legale tra la Consulta femminile di Molfetta e la Commissione Regionale Pari Opportunità da una parte e il sindaco senatore Azzollini dall’altra. La diatriba si è sviluppata sulla parola “assicura” che, a quanto pare, per il sindaco non è stata mai cogente, contrariamente a quanto ritenuto dal Consiglio di Stato e da chi ha sostenuto questa battaglia di legalità.
Da questa vicenda il sindaco e la sua armata (ormai fiaccata) ne escono con le ossa rotte e rischiano di lasciarci le penne se dovessero essere invalidate tutte le delibere licenziate da una giunta non legittimata ad operare sin dalla prima pronuncia del TAR che azzerava l’organo amministrativo nominato senza l’osservanza dell’art. 37 dello Statuto comunale.

Lunedì 4 maggio il sindaco Azzollini ha comunicato al consiglio comunale la sua nuova giunta tinta di “rosa”. La nuova arrivata, recuperata dalla panchina delle riserve è la ben nota Anna Maria Brattoli, classificata, nelle ultime consultazioni amministrative, al 19° posto nella lista del PdL. Certo non una bella performance della Brattoli che viene praticamente bocciata dall’elettorato del suo partito pur essendo stata assessore fino alla primavera del 2008 prima delle ultime consultazioni comunali.

Il Sindaco Azzollini con la sua nomina ha toppato due volte; in primo luogo non ha potuto rispettare il suo “manuale Cencelli” che vedeva premiati in giunta quei candidati che avevano, più o meno meritatamente, ottenuto più consensi dall’elettorato; e la Brattoli con il suo 19° posto non era tra i papabili. Ma il secondo motivo, per cui la stessa consigliera non avrebbe dovuto essere premiata, è per le sue dichiarazioni rese alla stampa il 13 settembre 2008 quando il TAR boccia per la prima volta la giunta Azzollini.
In quella occasione, in una intervista resa a Gabriella De Matteis de “la Repubblica”, in difesa dell’operato del Sindaco che aveva scelto gli assessori tra i primi degli eletti della coalizione (tutti uomini), aveva dichiarato: "Il punto è che le donne non votano le donne e che dovrebbero impegnarsi di più".
Non abbiamo compreso, però, se chi dovrebbe impegnarsi di più sono le donne elettrici o le donne candidate (specialmente se sono state già assessori).
In questa logica, per coerenza, lei avrebbe dovuto rinunciare alla nomina di assessore perché non votata abbastanza dagli elettori, anzi l’hanno bocciata.
Il sindaco senatore, forse a corto di cartucce da sparare, ha scelto ugualmente la Brattoli come “assessora”.

Certo che questa incresciosa situazione, potrebbe indurre la maggioranza di centro-destra a tentare una revisione dello statuto che eviti, per il futuro, di ritrovarsi nuovamente in acque agitate.
Chissà, allora, che non si decida di rivedere anche l’art. 144 del “Regolamento Generale sullo Stato Giuridico ed Economico dei Dipendenti Comunali”, che prevede “per i dipendenti comunali deceduti in servizio un loculo cimiteriale gratuito, possibilmente in 3^ fila”.
Ne ha parlato anche la stampa nazionale, dopo la nostra denuncia, di questo particolare beneficio di cui godono i dipendenti comunali di Molfetta, forse unico comune in Italia, che prevede anche, in caso di decesso del dipendente in attività di servizio, la corresponsione di due intere mensilità (stipendio) aggiuntive al coniuge o figli eredi.

Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa in merito la neo assessora Brattoli visto che lei è stata l’ultima beneficiaria dell’art. 144 con Delibera della Giunta Comunale n. 204 del 28/11/08.
Noi auspichiamo che questo privilegio per i dipendenti comunali sia estinto, è il caso di dirlo, più che altro per scaramanzia. A noi piace di più pensare ai dipendenti comunali come persone sane ed efficienti che dopo la pensione continuano a godersi la loro vita con i propri cari.

Ma il consiglio comunale del 4 maggio scorso ha offerto altri colpi di scena. A parte l’inaccettabile intervento del consigliere Marzano, che farebbe bene ad occuparsi esclusivamente della cronaca sportiva come egregiamente fa sulla stampa amica, c’è stato il mancato ritorno della ex consigliera Piera Picaro. C’era da surrogare la consigliera Brattoli, che era stata promossa dalla gradinata alla tribuna, e la prima dei non eletti era la Picaro (anche lei sportiva come Marzano) ma al suo posto è entrato in consiglio comunale un giovanotto sconosciuto ai più di nome Andriani Antonio. E allora signora Brattoli come giustifichiamo questa mossa strategica del Sindaco? Eppure la Picaro ha preso più voti di Andriani, solo 175 voti in confronto ai 430 del 2006, ma sempre più voti di Andriani che ne ha rastrellati solo 155, speriamo senza ricorrere a “pizzi e merletti”.
Pensandoci bene una motivazione ci potrebbe essere. Sarebbe forse stata una presenza troppo imbarazzante per il Sindaco, nel caso l’amministrazione comunale si voglia costituire parte civile nell’eventuale processo contro un gruppo di usurai concittadini?

Anche in questa partita c’è chi ha vinto e c’è chi ha perso. Ha certamente perso il sindaco e la sua sconfinata arroganza, ma anche le quote rosa perché quella è una norma da riscrivere.  Ha vinto la democrazia, la legalità e il rispetto delle regole. Almeno per il momento.

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