Amara inchioda Capristo: “È un commerciante. L’Ilva e il governo lo volevano alla Procura di Taranto”

Dall’inchiesta di Potenza emergono nuovi particolari sulle trame fra Roma, Trani e il capoluogo ionico. Ecco le cene e i retroscena svelati dall’avvocato sicilianofonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

 “Sia Nicola Nicoletti sia Filippo Paradiso hanno fatto attività di lobbing per sponsorizzare la nomina di Carlo Capristo a procuratore di Taranto. L’Ilva insieme col governo ha appoggiato la sua nomina“. Le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara confermano le ipotesi della Procura di Potenza, che l’8 giugno lo ha fatto arrestare (e il 30 scarcerare) nell’ambito di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari che si dipana tra Roma, Trani e Taranto.

E che ruota attorno alla figura dell’ex procuratore Capristo, l’uomo che a detta di Amara mirava alla Procura di Firenze e che l’ex ministro Luca Lotti avrebbe osteggiato per quell’incarico perché troppo vicino a esponenti del Partito democratico pugliese con cui Lotti era in rotta. Oltre ad Amara era finito in carcere il poliziotto-lobbista Filippo Paradiso (per il quale è stata chiesta la scarcerazione al Riesame) e ai domiciliari l’avvocato Giacomo Ragno (anch’egli in attesa del Riesame) e Nicola Nicoletti, ex consulente Ilva, mentre per Capristo è stato disposto l’obbligo di dimora a Bari, appellato in Cassazione.

A prescindere dalle valutazioni sulle misure cautelari, certamente le dichiarazioni di Amara avranno un peso nel prosieguo delle indagini coordinate dal procuratore lucanoFrancesco Curcio. Perché l’avvocato siracusano sa tante cose e nei suoi interrogatori è stato sempre molto preciso, annunciando anche che dopo le spiegazioni fornite davanti al gip Antonello Amodeo per difendersi è pronto a parlare soltanto con gli inquirenti, per aiutarli nelle indagini.

Chiaramente le sue parole non saranno prese come oro colato, ma sottoposte alle opportune verifiche. Il fatto di averle incassate è comunque un punto a favore per la Procura di Potenza. L’ipotesi dei pm è che la nomina di Capristo a Taranto sia stata favorita da chi aveva interessi giudiziari in quella provincia, ovvero faccendieri che sarebbero legati all’ex Ilva. “Non io — ha chiarito Amara — che dal siderurgico ho avuto un solo incarico” ma persone molto potenti.

Per capire il suo racconto bisogna ricordare che nel 2015 (quando Capristo fu nominato) l’Ilva era in amministrazione straordinaria e sotto indagine e che i decreti del governo per tenerla in piedi si susseguivano, così come gli incontri romani. Due le cene organizzate da Amara nella sua casa romana per far sì che l’allora procuratore di Trani incontrasse le “persone giuste”, sia coloro che dovevano aiutarlo sia chi voleva accreditarsi come suo amico.

“Capristo era un commerciante”, ha detto l’avvocato per far capire che il magistrato si era inserito perfettamente nei giochi di potere che a suo dire sarebbero stati gestiti da Luca Lotti, Cosimo Ferri e Luca Palamara. Del resto anche la conoscenza Capristo-Amara sarebbe avvenuta nel 2014 tramite alcune persone che ruotavano attorno all’associazione di beneficenza don Benzi, “molto legata alla Chiesa e gestita da don Aldo Bonaiuto“.

Questa associazione organizzava cene e incontri — ha aggiunto Amara — ai quali partecipavano importanti cariche istituzionali dello Stato: magistrati, ufficiali della guardia di finanza e dei carabinieri. Erano occasioni di incontro collegate teoricamente all’attività di beneficenza, ma costituiva anche un momento di lobbing. Così ho avuto modo di conoscere i procuratori di diversi uffici, non solo Capristo“.

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