A Molfetta, oltre ai fatti, scompaiono anche i beni confiscati

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Caro Sindaco, che fine ha fatto la sua promessa del sabato santo?

Eppure si era scomodato durante la processione, in abiti da confratello, interrompendo il suo cammino da politico penitente; nel mezzo della folla, in piazza San Michele, stringendomi la mano, mi ha detto: “Caro Matteo questo mese hai scritto delle cose interessanti e meriti una risposta, ho già allertato gli uffici comunali, attendo una relazione e poi ti rispondo” .
Gli avevo chiesto che fine avessero fatto i beni immobili confiscati alle famiglie criminali insieme ai miliardi accumulati e i risultati prodotti dalle varie costituzioni di parte civile, lautamente pagate dal Comune di Molfetta.

Sono trascorsi cinque mesi ma quelle risposte non sono mai giunte. Naturalmente non sono stato ad attenderle inutilmente e, nell’attesa, i dubbi sono diventati certezze.
Durante la presentazione di un “Programma di formazione sull’utilizzo e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, presso la Prefettura di Bari, il 18 giugno c.a., e poi attraverso alcuni contatti con i convenuti, ho scoperto che anche Molfetta ha i suoi beni confiscati e che ci sono stati due funzionari comunali che hanno frequentato il corso di formazione per la gestione degli stessi.
Ma, evidentemente, nel segno dell’omertà o dei segreti di “famiglia”, così com’è blasfemo affermare che a Molfetta c’è la mafia, altrettanto doveva rimanere tabù il fatto che ci sono stati dei beni confiscati alle nostre famiglie malavitose, facenti capo a Fiore Alfredo, Andriani Antonio e Parisi Michele (questi sono solo alcuni nomi dei protagonisti di quella pagina nera della storia della nostra comunità).

Si tratta di beni che rappresentano una piccolissima percentuale dei capitali miliardari accumulati dalle numerose famiglie, dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti, che avevano occupato la nostra città fino alla metà degli anni ’90. C’è da chiedersi se molti di quei beni siano ormai gestiti da prestanomi, dal momento che molti nostri malavitosi sono stati difesi da avvocati d’ufficio perché risultavano nullatenenti.
La notizia però non è questa, lei Sindaco Senatore forse ha fatto finta di non sapere che questi primi beni confiscati sono stati assegnati al Comune di Molfetta tra giugno e novembre del lontano 2001. Lei, Signor Sindaco dov’era in quegli anni? Oggi le chiedo perché non è stata rispettata la procedura  della legge 109/’96? Il valore di questa legge non risiede solo nella sottrazione di risorse alla criminalità organizzata; il valore simbolico, educativo e culturale dell’uso sociale dei beni confiscati, produce, infatti, effetti negativi sul consenso di cui godono nel territorio i mafiosi e si favorisce la rinascita di fiducia nelle istituzioni; noi a Molfetta ne abbiamo bisogno così come in tutto l’Italia.

La legge prevede, che se il bene è stato confiscato per reati di associazioni finalizzate al traffico e spaccio di stupefacenti, viene assegnato preferibilmente ad associazioni, cooperative e/o enti a fini sociali.
Perché signor Sindaco Azzollini e sig.ra vice Sindaca Minuto, nonché Ass.ra al Patrimonio, l’amministrazione comunale non ha mai pubblicizzato l’esistenza di questi beni?

Dalle notizie raccolte ci potrebbero essere immobili e terreni agricoli destinati a utilità sociali.
Vorrei solo sperare che non ne sia stato fatto un uso improprio di detti beni o addirittura che non se ne sia avvantaggiato qualche cittadino non avente diritto o, peggio ancora, tenuti in abbandono.
Anche se ci fosse una sola stanza di venti metri quadri (ma dubito che si tratti solo di questo), per l’alto valore simbolico ed educativo che questo avrebbe sulla cittadinanza e soprattutto per le nuove generazioni, bisognerebbe procedere subito ad un bando pubblico per assegnarla ad una delle tante associazioni presenti nella nostra città.

Allora signor Sindaco ci dimostri come, anche Lei, è impegnato nella lotta contro la mafia e ci dia un segnale forte e simbolico.

Molfetta, 20.9.2007

Matteo d’Ingeo

Una risposta a “A Molfetta, oltre ai fatti, scompaiono anche i beni confiscati”

  1. ieri sera ho sentito in piazza municipio questa storia dei beni confiscati.E allora come mai non sappiamo nulla di Molfetta?

I commenti sono chiusi.

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