fonte: http://bari.repubblica.it – di CHIARA SPAGNOLO
Due funzionari del Comune di Bisceglie avrebbero chiuso un occhio sugli abusi edilizi realizzati nella masseria San Felice, di proprietà dell’ex pm tranese Antonio Savasta (oggi in servizio al tribunale di Roma dopo l’apertura di un procedimento del Csm) e dei fratelli Francesco ed Emilia. E’ il nuovo capitolo della saga giudiziaria di cui Savasta è protagonista, in corso a Lecce da diversi anni e che si arricchisce con il decreto di citazione a giudizio firmato dalla pm Carmen Ruggiero.
Fissato per luglio l’inizio del processo per le presunte violazioni del Testo unico sull’edilizia e del Codice dei beni culturali, che vedrà imputati, oltre ai tre fratelli Savasta, il dirigente dell’Ufficio tecnico di Bisceglie Giacomo Losapio, il funzionario responsabile del procedimento relativo alla sanatoria Giovanni Misino, il progettista Antonio Recchia e l’imprenditore Angelo Sanseverino, titolare della società che gestiva il resort di lusso.
Sotto accusa un’ipotetica lottizzazione abusiva, consistita nella trasformazione di un edificio catalogato come “di interesse storico e ambientale, sul quale vigeva divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazioni in struttura turistico-alberghiera, in assenza delle necessarie autorizzazioni“.
Proprio su quei documenti hanno indagato per mesi i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, che hanno acquisito enorme materiale al Comune di Bisceglie. Confrontando i progetti e le strutture è emerso che è stata realizzata una sala con travoni e copertura laddove avrebbe dovuto esserci un semplice gazebo, per allocarvi ristorante, bagni e cucine.
Il tutto – sostiene la Procura di Lecce – in assenza di alcun permesso a costruire e con la colpevole complicità dei due funzionari pubblici, che avrebbero rilasciato in maniera irregolare un permesso a costruire e un accertamento di conformità per favorire l’avvio dell’attività ricettiva del resort.