“…Ravvisata la necessità di provvedere all’erogazione di un contributo economico straordinario di € 584,00 a favore del sig. …omissis…. nato a Molfetta il ….omissis….ed ivi residente in via ….omissis…. per sanare alcune situazioni debitorie..” – Potrebbe essere questa la “formula” di una delle Determinazioni Dirigenziali che potrebbe portare al rinvio a giudizio, il prossimo 27 gennaio, dell’ex Dirigente dei Servizi Sociali dott. Giusi De Bari, il quale avrebbe consentito di concedere i contributi a due persone con un reddito superiore al limite imposto dal regolamento. In quella Determinazione, la n.19 del 25.01.2011, manca il passaggio in cui le assistenti sociali confermano con una relazione le condizioni di indigenza, o meno, del richiedente. Il testo del documento (che potete leggere QUI ) è lo stesso di tante altre delibere, o Det. Dirigenziali, aventi lo stesso oggetto.
Ci siamo sempre chiesti perché, se un cittadino ha problemi nel pagare il fitto di casa o le bollette dell’ENEL, o dell’acqua, bisogna omettere il suo nome e cognome? Ormai nella nostra società “povera” questo tipo di dato non può più essere considerato “sensibile”. Poi se le dichiarazioni del reddito sono mendaci, o i Dirigenti non “controllano” bene la documentazione, è bene scrivere nomi e cognomi in modo che chi legge l’albo pretorio può esercitare un ulteriore controllo civico. Da sempre l’assessorato ai Servizi Sociali è stato un serbatoio di voti controllato dal politico di turno, o dal Dirigente legato allo stesso politico di turno. Il “voto di scambio istituzionalizzato” sarebbe neutralizzato se l’indigenza non fosse considerata un dato sensibile, perché una parte di cittadinanza usufruisce volontariamente di contributi pubblici e non deve vergognarsi di metterci la faccia, il nome e il cognome. Spesso conviene confondere la “dignità” con “i dati sensibili”.