Xylella, ancora numeri a caso. Infetto solo l’1,5 % degli ulivi

La notizia è arrivata ieri mattina: la Corte di giustizia Ue ha condannato l’Italia per la vicenda Xylella, il batterio che si ipotizza causi il disseccamento rapido (detto CoDiRO) degli ulivi pugliesi e che è considerato un’emergenza da almeno sei anni. L’Italia non ha espiantato per tempo gli alberi infetti, né ha terminato il monitoraggio. Di fatto, però, la Corte l’ha assolta dall’accusa principale: essere stata co- stantemente inadempiente e aver così determinato l’ulteriore diffusione del batterio.

I media nazionali e internazionali continuano però a diffondere dati da capogiro sul numero di ulivi che sarebbero infetti. Secondo un recente articolo del settimanale tedesco Der Spiegel, sarebbero positivi a Xylella 21 milioni di ulivi. Il Fatto ha verificato: le piante contaminate, in realtà, sono solo 1044, come dimostrano i dati ufficiali della Regione Puglia, gli unici attualmente disponibili. Gianluca Nardone, a capo del Dipartimento Agricoltura della Regione, ha spiegato che tra il 2018 e il 2019 so- no state ispezionate circa 186mila piante tra la zona cuscinetto, attuale zona contenimento e quella precedente (che oggi ricade nella zona infetta), in particolare l’area della Piana degli Ulivi monumen- tali. Di queste, 68.639 sono state sottoposte al test per la presenza di Xylella e solo 1.044 sono risultate positive al batterio. Un’inezia.

Ancora: delle 1.044, 610 presentavano sintomi del CoDiRO, le altre erano sane. Viceversa, solo 7.050 piante delle 68.639 sottoposte a test presentavano i sintomi della malattia e di esse solo 610 sono risultate infette da Xylella, circa l’8,6%. Insomma, se ci fosse una relazione di causalità tra batterio e malattia, come prevedono i principi della scienza che studia le propagazioni delle epidemie, si dovrebbe riscontrare la presenza di Xylella su quasi tutte le piante sintomatiche, se non in tutte, e non riscontrarlo sulle piante sane. Invece sembra esattamente il contrario: nel 85% delle 7.050 con sintomi della malattia CoDiRO, il batterio non c’è. Cosa ha dunque causato i sintomi delle piante? Giova ricordare che i sintomi individuati possono essere attribuiti a diverse cause e non esclusivamente alla presenza di Xylella ” spiega lo stesso Nardone.

Il Fatto ha chiesto spiegazioni al Der Spiegel sul perché abbia riportato che 21 milioni di piante siano positive a Xylella in Salento. “Il dato è basato su una stima dell’associazione Coldiretti e da colloqui con i ricercatori del Cnr di Bari e con l’Agenzia Eu Efsa, ” hanno spiegato Aureliana Sorrento, autrice dell’articolo, e Michail Hengstenberg, capo-redattore. “Coldiretti ha basato la sua stima sul numero di piante presenti nella zona infetta,” poiché la Regione monitora principalmente le zone di contenimento e cuscinetto, per impedire che il batterio si espanda verso nord, e non la zona originariamente definita infetta, la parte più a sud del Salento. Quindi, poiché per quella zona non ci sono dati su quanti ulivi siano positivi a Xylella, il Der Spiegel ha preso per buona la stima di Coldiretti, che in pratica considera tutte le piante di quella zona come infette da Xylella, sebbene non siano state campionate. “L’area dove c’è la maggioranza delle piante infette è la parte più a sud del Salento – aggiunge il Der Spiegel – ed è effettivamente devastata dalla Xylella”. Il Der Spiegel confonde però il batterio Xylella con la malattia del disseccamento. E mentre le associazioni di ca- tegoria ritengono che non sia stato fatto abbastanza, attivisti e scienziati si sono mobilitati (i primi dati dalla Regione sono stati forniti su istanza di accesso agli atti presentata dall’Associazione Terra d’Egnazia). E c’è chi ipotizza un uso strumentale dei dati per favorire reimpianti di specie di ulivi che si prestano alla raccolta meccanica e producono molto più olio degli ulivi millenari.

Nel mezzo, c’è la sentenza della Corte Ue: fa riferimento al periodo 2015-2017 e riguarda sia la fase di gestione del commissario Silletti (a cui risalgono i sequestri della Procura di Lecce) sia quella regionale. In pratica, secondo Bruxelles l’Italia non avrebbe ‘ubbidito’ agli obblighi europei (che prevedevano di eradicare gli alberi infetti e quelli nel raggio di 100 metri) ed è stata condannata per non aver abbattuto 191 alberi su 886 e per non aver terminato i monitoraggi nella zona di contenimento entro il tempo stabilito (connesso al periodo in cui volerebbe l’insetto vettore del batterio, la sputacchina). “Sul punto più importante – spiega il costituzionalista Nicola Grasso – la Repubblica italiana ha avuto ragione. Non ci sono prove del mancato rispetto degli obblighi”. Almeno non in modo costante. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha detto che “da quando le norme nazionali sono state modificate, sono stati effettuati oltre 5mila abbattimenti” e che il mancato rispetto delle tempistiche per il monitoraggio è stato risolto “con l’introduzione del termine del 30 no- vembre”. Un’accelerazione agli espianti è arrivata col decreto Centinaio, anche nelle zone a vincolo paesaggistico dove invece restano bloccati i reimpianti. L’ex ministra del Sud, Barbara Lezzi, un mese fa aveva annunciato che i vincoli “con la collaborazione della Regione” sarebbero stati “su- perati a breve”. Se i 300 milioni, allocati nella Legge sulle Emergenze Agricole, saranno ancora disponibili, lo deciderà il neo ministro Giuseppe Provenzano. Per ora resta la certezza che quella che si ritiene un’emergenza in Italia conta di numeri risibili.

RICORSO E SENTENZA – La decisione dei giudici Ue

LA CORTE di Giustizia Ue ha condannato l’Italia per non aver applicato le misure obbligatorie per impedire il diffondersi del batterio xylella tra gli ulivi in Puglia. Alla base della sanzione (il solo pagamento delle spese processuali) i ritardi e mancanze nelle ispezioni e nell’abbattimento delle piante infette da parte delle autorità nazionali entro la scadenza fissata dalla Commissione, il 14 settembre 2017. La sentenza conclude la prima fase di una procedura di infrazione che risale al 2015. Per la Corte, l’Italia non ha proceduto immediatamente alla rimozione di almeno tutte le piante infette nella fascia di 20 chilometri confinante con la zona cuscinetto e non ha garantito, nella zona di contenimento, il monitoraggio della presenza della Xylella mediante ispezioni annuali effettuate al momento opportuno durante l’anno. Nel maggio 2019, l’Italia ha adottato un decreto per accelerare l’applicazione delle misure di quarantena e sostenere il settore oleicolo della Puglia con un piano da 150 milioni di euro per il 2020 e 2021. Attualmente sono in corso gli abbattimenti.

fonte: MARIA CRISTINA FRADDOSIO E LAURA MARGOTTINI – www.ilfattoquotidiano.it

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