“Voti comprati per 50 euro a famiglia”, la denuncia in Prefettura di Fratelli d’Italia

di LELLO PARISE – bari.repubblica.it

Voti comprati e venduti, a Bari. La denuncia è delle teste di lista a Camera e Senato per Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato e Filippo Melchiorre. Da ieri pomeriggio è sul tavolo del prefetto, Mario Tafaro. I due candidati alle politiche chiedono di incontrarlo, “certi che saprà cogliere la pericolosità dell’allarme”.

Né Melchiorre né Gemmato fanno nomi e cognomi di quelli che sarebbero i protagonisti di questo vero e proprio mercimonio. Si limitano a parlare di “numerose segnalazioni” attraverso le quali si sarebbe disvelato il traffico illecito e disonorevole, da parte di “cittadini la cui identità non ci è nota”. E sollecitano a Tafaro “possibili interventi destinati a evitare questa ignobile pratica”.
Quando mancano quarantott’ore all’apertura delle urne, è un sasso nello stagno. E dà corpo a sospetti che col passare delle ore, si fanno sempre più insistenti. Nel chiuso di salotti o circoli o sale d’albergo, là dove nella maggior parte dei casi va in scena la campagna elettorale di qualsiasi raggruppamento, si concluderebbero trattative riservate per scambiare quattrini con consensi.

Il valore della preferenza, a quanto pare, scende precipitosamente: 50 euro a famiglia, padre, madre, uno o due figli. Sì, insomma, da queste parti la disperazione è tale che siamo alla svendita e sembra inversamente proporzionale alla potenza dei clan. I cui affiliati quella stessa disperazione riescono in qualche modo a governarla, dopo averla barattata col disinvolto concorrente politico. Accade all’ombra di san Nicola, ma pure altre città pugliesi non sarebbero estranee a questo genere di mercanteggiamento, che avrebbe dimensioni gigantesche.

Melchiorre, consigliere comunale ex Pdl così come Gemmato, peraltro non è nuovo a gesti eclatanti. A febbraio dell’anno scorso insieme con un altro consigliere comunale, Massimo Posca, al congresso cittadino del Popolo della libertà segnalò “una anomalia”: 139 iscritti al partito risultavano residenti al numero 10 di via Colaianni. Tutti: nessuno escluso. Ma a quell’indirizzo corrisponde la sede di una società, non è un condominio di seguaci berlusconiani. Scoppiò il putiferio per lo scandalo delle tessere false. E’ tuttora in corso un’inchiesta della magistratura.
Un anno più tardi si materializza l’ennesima gatta da pelare, nelle mani del rappresentante del governo.

Solo ventiquattr’ore prima del campanello d’allarme che fanno squillare Melchiorre e Gemmato, il sindaco Michele Emiliano scriveva su Facebook: “Mesi fa lo dissi pubblicamente e avevo ragione. Nel passaggio dalla mia amministrazione alla prossima qualcuno potrebbe commettere l’errore di negoziare con la criminalità organizzata. Le elezioni sono un’occasione troppo propizia per la malavita, che vuole cercare di mettere le mani sulla gestione della cosa pubblica. La Direzione nazionale antimafia mette in guardia tutti i territori, tra cui la Puglia, su ciò che le organizzazioni criminali stanno tentando di fare anche in questi giorni”.

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