Venti avvisi di garanzia per la città che affoga

Indagini sugli allagamenti: al centro dell’inchiesta opere realizzate senza l’autorizzazione dell’Autorità di Bacino.

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di Antonello Norscia (www.lagazzettadelmezzogiorno.it/…) ASCOLTA

Esondazioni provocate da presunti illeciti penali ancor prima che dalle piogge. Gli allagamenti di vaste zone della città, soprattutto alla periferia nord, non sarebbero dovute all’insistenza del maltempo ma a concessioni rilasciate, e a lavori realizzati, senza l’autorizzazione dell’Autorità di Bacino della Puglia. Ed ora a vestire i panni di Giove Pluvio è la Procura della Repubblica di Trani che ha emesso una «pioggia» di avvisi di garanzia, ipotizzando reati ambientali e cosiddetti reati di pericolo, quelli appunto che possono derivare dalle frequenti esondazioni.

Una ventina le persone iscritte nel registro degli indagati tra professionisti e funzionari comunali, rispettivamente progettisti ed asseveratori di una serie di opere che hanno ridisegnato la città, soprattutto la zona artigianale e la cosiddetta zona Asi (Area di sviluppo industriale).   
Un territorio che rientra in un’area a rischio idraulico, secondo le mappe dell’Autorità di Bacino. Istituzione, però, puntualmente ignorata, secondo gli inquirenti, nell’iter amministrativo per le concessioni, che, proprio perciò, potrebbero esser addirittura ritenersi inefficaci. In pratica, funzionari e progettisti avrebbero autorizzato e costruito capannoni e infrastrutture infischiandosene del parere assolutamente necessario e vincolante dell’Autorità di Bacino che, anzi, non risulta nemmeno interpellata. una cementificazione selvaggia che avrebbe strozzato le numerose lame molfettesi, impedendone il naturale e logico deflusso dell’acqua piovana a mare.

Lunedì in Comune era stata indetta una conferenza stampa nel corso della quale era stato presentato un «progetto anti esondazione» per la zona artigianale, con conseguente messa in sicurezza di insediamenti produttivi, area portuale e strade. Una presentazione che, si è saputo ora, è venuta all’indomani dell’acquisizione di numerosi documenti sull’iter delle concessioni. Recentemente, infatti, agenti del Corpo Forestale dello Stato avevano visitato uffici comunali e studi di alcuni professionisti interessati alla realizzazione delle opere alla ricerca di documenti ritenuti utili alle indagini.

Altri link utili: (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/13/zona-artigianale-rischio-venti-indagati-molfetta.html)
 

Rischio idrogeologico nel PIP, i proprietari terrieri attaccano Azzollini

Sulla vicenda del PIP interviene il dott. Guglielmo Facchini, portavoce dei proprietari dei suoli interessati dalla nuova zona artigianale.

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di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it/…)

Quando, nel maggio 2008, furono più volte evocati in un incontro pubblico organizzato da L’altra Molfetta, nessuno in città conosceva i termini PIP, PAI e tantomeno Autorità di Bacino.

Eppure gli ultimi mesi sono ricchi di cronache attorno all’argomento. Allora fu il Dott. Guglielmo Facchini a prendere parola ed esporre la tematica del rischio idrogeologico in territorio di Molfetta. L’avremmo ritrovato poco più di un anno dopo, sommerso dai fischi in un forum organizzato dal Comune sullo stesso argomento.

Oggi, dopo la conferenza stampa in cui il Comune ha illustrato l’opera di mitigazione che, nelle intenzioni dei progettisti, dovrebbe ridurre il rischio nella zona artigianale di prossima realizzazione (detta PIP3, da Piano degli Insediamenti Produttivi), Facchini, portavoce dei proprietari dei suoli su cui ricadranno gli insediamenti, prende di nuovo parola e attacca l’amministrazione del sindaco Antonio Azzollini.

Il Comune – questo in sintesi il suo pensiero – avrebbe autorizzato il PIP su un’area a rischio idrogeologico per la presenza di alcune lame che, in caso di straordinarie precipitazioni atmosferiche potrebbero gonfiarsi di acqua, danneggiando ciò che potrebbero incontrare sul loro percorso. Pensiero che si fonda anche sul Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) approvato dall’Autorità di Bacino della Puglia, organismo con competenza sui sistemi idrografici regionali e su quello interregionale dell’Ofanto.

«Al di là di ogni polemica, per onestà intellettuale – dichiara nella sua lettera diffusa agli organi di stampa -, e per fare chiarezza, mi corre innanzitutto l’obbligo di elencare alcune precisazioni». «Lama Scorbeto, Marcinase, Vincenza e dell’Aglio drenano una superficie di 150 Kmq. Esse costituiscono la cosiddetta Lama Nord che sfocia a Cala San Giacomo in un tronco fluviale unico. Si tratta delle lame edificate dalla zona PIP ed ASI e non solo sotto la amministrazione Azzollini, ma anche nelle precedenti. Lama Pulo, piccola ed insignificante lama che nasce nei pressi della dolina del Gurgo e del Pulo, sfocia alla Secca dei Pali e risulta anch’essa ostruita dai lavori di urbanizzazione primaria oggi in corso nel comparto 25. Lama Sedelle (sulla Molfetta-Ruvo), e Lama Scotella (lama che va dall’ospedale al vecchio porto), drenano circa 7 kmq e sono state edificate da palazzine per civili abitazioni dalla SS. 16bis fino al loro sbocco sul mare. Lama Cupa infine drena circa 14 Kmq e sta subendo la stessa sorte di queste ultime due. Si badi bene – ricorda Facchini – ognuna di queste lame citate, esclusa la piccola Lama Pulo, drena diversi milioni di metri cubi di acqua al giorno, in caso di piena, prevista entro i prossimi ventisette anni».

Questa scadenza vien fuori da calcoli statistici, i cosiddetti “ritorni di piena” che hanno cadenza ciclica.

«Tutte le regioni – continua la lettera –, le province ed i comuni di Italia, compresa la Puglia, hanno legiferato per rendere lecito questo stato di cose e facendo ciò, si è venuta a realizzare in tutta Italia, un condiviso malcostume, con una diffusa urbanizzazione selvaggia, con lottizzazioni abusive, e molti altri illeciti e reati il cui elenco sarebbe troppo lungo richiamare» denuncia il portavoce.

«L’Autorità di Bacino della Regione Puglia, da tempo aveva indicato al consorzio ASI e al Comune di Molfetta quali fossero le zone, dove si può edificare senza rischio, ossia dapprima che avvenisse l’approvazione del piano particolareggiato delle nuove zone di espansione PIP e ASI». «Gli opifici si possono realizzare dove la sicurezza e le leggi lo consentono».

Da qui parte l’attacco ad Antonio Azzollini e all’operato della sua giunta: «Il sindaco Azzollini e tutto il suo staff invece, se ne infischiano, come pure i responsabili del consorzio ASI. Essi continuano a scrivere sui media con giochi di parole per nascondere la verità, la realtà dei fatti».

Aperte critiche anche al canale presentato pubblicamente lunedì dal Comune previsto nell’area del Gurgo, una depressione poco distante dal Pulo. Per Facchini non solo è insufficiente e dal costo reale di gran lunga superiore a quanto dichiarato, ma costituirebbe un ulteriore sfregio al territorio e, se autorizzato dall’AdB potrebbe dar origine ad azioni penali.

Nessuna attenzione sarebbe stata invece riservata, secondo i proprietari terrieri, agli edifici sorti su zone a rischio e abitati. In più, sostengono, da parte del Comune sarebbe in atto un tentativo di far passare per problemi causati dalla rete di fogna bianca il reale rischio idraulico.

«Le torri gemelle possono aspettare» afferma la lettera, riferendosi ai due grattacieli da 100 metri, il simbolo della nuova zona artigianale.

«Che sta succedendo ai nostri amministratori? Dimenticano forse che sono responsabili a tutti gli effetti di questo dissesto? Dimenticano che dovrebbero rimborsare di tasca loro, le conseguenze di questi misfatti, in caso di inondazione?».

Interrogativi che anche stavolta non mancheranno di far discutere.

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