Vaticano business, le trame di Bertone sul Don Uva. C’è un piano segreto per la vendita

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Si torna a parlare di “tagli” ed “esuberi” al Don Uva. Dopo l’ultimo incontro in commissione sanità (LEGGI), riemerge lo spettro dei licenziamenti. Sullo sfondo, la relazione del commissario straordinario Bartolo Cozzoli (ancora top secret) sulle ragioni dell’insolvenza della Casa Divina Provvidenza. Il debito monstre (circa 550 milioni di euro) fa ormai propendere per l’”improbabilità” del rientro. Per questo l’avvocato vicino al parlamentare Pd Francesco Boccia per la prima volta si è dimostrato “aperturista” – come ha confermato il presidente della commissione regionale Dino Marino a l’Immediato – rispetto alla “cessione al privato”, soprattutto per quel che riguarda le sedi di Foggia e Potenza.

Il piano segreto del commissario

Bartolo Cozzoli

Sì perché da quanto emerso nei lavori in via Capruzzi, si sarebbe appurato che il nodo principale del problema sarebbe la sede di Bisceglie. Certo, però, le ripercussioni delle decisioni si estendono anche agli altri avamposti, in particolare a Foggia, dove da diversi anni lavora la Procura con le forze dell’ordine per comprendere le ragioni della debitoria. Tuttavia, per rendere “appetibile” l’Ente al privato, Cozzoli ha preso decisioni inizialmente particolarmente gradite ai lavoratori. Un esempio su tutti è stata la revoca del contratto di solidarietà, il provvedimento preso nei giorni più bui (quando il Tribunale di Trani doveva decidere per il fallimento), per il quale i dipendenti avrebbero ceduto parte del proprio stipendio per evitare la “carneficina” – così venne definita allora dai sindacati – di centinaia di licenziamenti. Quando qualche settimana fa si è tornati nella situazione precedente, tutti sono rimasti soddisfatti. Forse dimenticando che il contratto di solidarietà, seppur al costo di un sacrificio importante in busta paga, rappresentava una garanzia a tutela del lavoro. Eliminato questo vincolo si può, teoricamente (e praticamente), tornare a licenziare. Un passo forse sottovalutato in questo senso è stato l’altro risultato positivo millantato dai sindacati: il passaggio dei lavoratori dalle cooperative alle dirette dipendenze dell’ente. Una internalizzazione vera e propria, per la quale qualcuno ha dovuto sopportare una passo indietro nei diritti contrattuali. Basti pensare agli infermieri assunti fino a qualche tempo fa dalla cooperativa Rubens, poco più di un centinaio solo a Foggia. Ebbene, qualcuno, nel passaggio dalla coop al Don Uva ha dovuto sorbirsi il contratto a tempo determinato al posto dell’indeterminato. Nessuno, in qualsiasi azienda, avrebbe accettato siffatte condizioni peggiorative. Ma lo spettro del fallimento ha favorito l’operazione, per la quale hanno avuto un piccolo vantaggio solo i dipendenti che già avevano un contratto a tempo indeterminato e le partite Iva. Per tutti, in ogni caso, adesso la prospettiva è di 3 mesi rinnovabili, nonostante un’anzianità di servizio che in alcuni casi supera gli 11 anni. Fatto sta che già si parla di un “esubero” di una quarantina di persone. Del resto, le parole di Cozzoli in commissione dovrebbero essere prese come macigni: “Il tasso di assenteismo è tra i maggiori in Italia”. Un passo in avanti notevole per giustificare qualsiasi provvedimento (peggiorativo per il lavoro) da qui alla chiusura della possibile vendita dell’Ente.

Le mani del Vaticano sulla Divina Provvidenza

Tarcisio Bertone

A farsi vivi già 23 imprenditori, tra i quali alcuni colossi nazionali e diversi portatori di interesse locali. Addirittura, si sarebbe fatto avanti un fondo arabo-inglese, che tirerebbe in ballo il cardinale Tarcisio Bertone, camerlengo della Santa Sede con Papa Francesco. Secondo alcune fonti, il terminale dell’operazione potrebbe essere lo storico manager Dario Rizzi, uno che da quasi 30 anni è nei piani alti della Casa Divina Provvidenza, con continui rapporti romani. “Non c’è nulla di vero – replica Rizzi, oggi direttore amministrativo del Don Uva -, al momento posso solo dire che Cozzoli sta facendo un ottimo lavoro, anche se non si può certo dire che il passivo sia stato causato dal personale: la colpa forse è nelle scelte della Pubblica amministrazione”. Poi precisa: “Dal 1999 agli ultimi anni in cui ho diretto l’Ente, i pazienti sono passati da 2202 a 1500, e non sono mai stati attivati progetti importanti, come la legge obiettivo per i portatori di handicap a Foggia e Bisceglie. Per di più, ogni anno si perdono circa 70 pazienti dell’ortofrenico. Per questo non si riescono a spendere nemmeno le risorse del budget assegnato dalla Regione Puglia…”. Entro il 16 ottobre si saprà di più sulla relazione segreta di Cozzoli e soprattutto sulle ragioni dei 202 creditori (tra lavoratori in attesa del Trattamento di fine rapporto e fornitori). Per loro la partita non potrà chiudersi prima di febbraio 2015. Per i potenziali acquirenti, invece, la strada potrebbe essere molto più breve.

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