Usura ed estorsione, sette arresti: c’è anche un direttore di banca

di CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

Approfittavano delle difficoltà economiche di piccoli imprenditori del Salento per stringerli nella morsa dell’usura e, quando le vittime non riuscivano ad onorare i debiti contratti, non si facevano scrupoli a mettere in mezzo i referenti locali della Scu per costringerle a pagare. L’usura si consumava ai margini della legalità in diversi paesi a nord di Lecce, passando anche per la filiale di Guagnano della Banca Popolare Pugliese, il cui direttore – Luigi Albanese- è finito in manette. Sono sette in tutto le persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Lecce in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia in carcere (due in carcere e sette ai domiciliari) firmate dal gip Simona Panzera su richiesta del sostituto procuratore Alessio Coccioli. I reati contestati agli indagati sono usura ed estorsione continuate, nonché esercizio abusivo della professione.

A due di loro  (Ciro Iaia e Antonio Fernando Olivieri,  già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso) viene contestata anche l’aggravante dell’articolo 7, ovvero l’aver agito per agevolare la Sacra Corona Unita, avendo sollecitato l’intervento dei referenti del clan Tornese di Monteroni al fine di costringere le vittime a pagare i debiti contratti con gli usurai. “Adesso te la vedrai con quelli di Monteroni – avrebbe detto Olivieri a una delle sue vittime – paga il debito altrimenti lo pagherai con il tuo sangue”.

Le altre persone arrestate sono Elio Quaranta, Antimo Leone, Pasquale Giannotte, mentre una donna è tuttora irreperibile in quanto si trova all’estero. “Aequanius” il nome in codice dell’operazione, dall’antico toponimo latino che significa guadagno con cui veniva indicato il paese di Guagnano, epicentro di un’attività lucrosa e socialmente pericolosa. Ad accendere i riflettori dei carabinieri, la denuncia del titolare di una rivendita di automobili, che lamentava di essere finito nella rete di persone dedite all’usura, che l’avevano soccorso quando era in difficoltà, chiedendogli poi la restituzione del denaro a tassi altissimi pari al 10% al mese all’inizio, che poi lievitavano con il tempio. Alla prima denuncia hanno fatto seguito le rivelazioni del proprietario di una sala giochi, anch’egli finito nella trappola degli usurai, ma altre vittime sono già state individuate dai carabinieri del Reparto operativo guidati dal colonnello Saverio Lombardi e dal capitano Biagio Marro.

Le due persone offese che hanno collaborato con i militari hanno fatto anche il nome di Albanese, spiegando nel dettaglio come avrebbe svolto l’attività illecita. L’uomo  –  secondo quanto ipotizza la Procura  –  avrebbe svolto sia l’attività usuraia, concedendo personalmente in prestito somme di denaro, sia quella illecita all’interno della banca, facilitando le operazioni chieste da imprenditori che in teoria non ne avrebbero avuto diritto (in quanto considerati “non affidabili” in base ai parametri vigenti) o ritardando altre operazioni, e facendosi pagare con soldi o regali per questo servizio.

Nel corso della perquisizione effettuata nella sua abitazione, gli investigatori hanno trovato un televisore 32 pollici e due computer portatili, che sarebbero stati donati dai correntisti che erano stati aiutati illegalmente. Tra le regalie destinate al direttore ci sarebbe stata anche la possibilità di effettuare il tagliando dell’auto, riparazioni sistematiche dopo incidenti stradali e revisioni periodiche. Il giro di affari degli usurai – secondo gli inquirenti – era di diverse migliaia di euro. “Non sono particolarmente ottimista perché capisco la difficoltà degli imprenditori che hanno esigenze di denaro e si vedono negare aiuto dalle banche – ha commentato il procuratore di Lecce, Cataldo Motta – ma questo fenomeno usuraio va contrastato con tutte le forze, perché altera l’economia, producendo zone di ricchezza non documentate”.

Intanto Luigi Albanese è stato sospeso dal servizio. Lo ha reso noto il  presidente dell’istituto, Carmelo Caforio, specificando di avere avviato  “approfondite verifiche interne alla filiale di Guagnano” subito dopo aver  appreso la notizia degli arresti. “Nell’affermare la piena fiducia nell’operato  della magistratura, e fatto salvo l’auspicio umano e professionale che il  nostro dipendente possa essere in grado di dimostrare rapidamente e pienamente  la propria estraneità ai reati contestati – ha aggiunto Caforio – ci preme  sottolineare che, da quanto sta finora emergendo, la Banca è parte lesa in  questa incresciosa vicenda”.

Il presidente ha inoltre specificato che “tutte le  procedure e le disposizioni interne della Banca Popolare Pugliese sono  assistite da filtri antiusura che nessun operatore può violare e che  impediscono tecnicamente la possibilità di praticare interessi al di sopra del  tasso soglia. Tutti i dipendenti della Banca sono inoltre vincolati al rispetto  del Codice Etico e destinatari di ampia e specifica attività di formazione,  specialmente su materie quali usura e antiriciclaggio”.

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