Ucciso in strada col kalashnikov, è il padre del capoclan Lorusso

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di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it

Ucciso davanti a sua moglie, come crivellato di colpi era stato, davanti a moglie e nipotina, il 28 agosto 2013 al quartiere Poggiofranco, l’altro capostipite di San Girolamo, il patriarca dei Campanale, Felice. Anche quella volta, risparmiando solo per caso gli altri presenti, la vittima era stata colpita in varie parti del corpo ma soprattutto alla testa. Similitudini che ricorrono nella ferocia dell’omicidio di Nicola Lorusso, 58 anni, soprannominato “il ciuccio“, proprio come suo figlio Umberto, costretto sulla sedia a rotelle da altri colpi di pistola e detenuto, assieme all’altro figlio, Saverio. Una pistola, nel primo caso, un kalashnikov per non sbagliare nel secondo, in entrambi i casi impugnati da un killer, sceso da un’auto in corsa. La guerra tra i clan rivali Lorusso e Campanale del quartiere San Girolamo di Bari è stata scandita negli anni da omicidi, ferimenti e intimidazioni ai danni di affiliati ai due gruppi malavitosi. In particolare negli ultimi cinque anni esponenti di spicco delle due famiglie mafiose sono stati protagonisti di numerosi episodi di sangue.

Dell’omicidio Campanale, qualche mese dopo, si era autoaccusato Raffaele Petrone, pentitosi dopo qualche mese in carcere per estorsione, e che aveva raccontato alla direzione distrettuale antimafia i contrasti fra i Lorusso, dei quale lui faceva parte e i Campanale. Lui, soldato dei Lorusso, aveva partecipato all’omicidio di Felice Campanale, con una pistola poi ritrovata nelle campagne di Bitritto, una “Magnum 357”. E aveva indicato altri componenti del gruppo di fuoco che partecipò al delitto del 28 agosto. Da lì si sono mosse le indagini dei carabinieri, mentre in parallelo la polizia ha ripulito il quartiere dalle estorsioni, arrestando in due diverse operazioni otto componenti del clan Lorusso, incluso i due fratelli a capo del gruppo. Nicola Lorusso, invece, era libero da un anno e mezzo, dopo aver scontato condanne per contrabbando e associazione mafiosa. Molti anni fa vicino al clan Capriati, poi passato con i Laraspata, il capofamiglia era sorvegliato speciale e soggetto ad obbligo di firma. Era proprio in Questura per assolvere alla prescrizione della sorveglianza che si stava recando domenica mattina, assieme a sua moglie. Lungo il tragitto, ancora nel suo feudo, si è accorto di quella Mercedes che li seguiva e ha capito. In via Van Westerhout, lungo il perimetro della pineta di San Francesco, ha accostato la Fiesta, ha detto a sua moglie: “A noi è, scendi“.

Lui, invece, non ha fatto in tempo a fuggire: ha aperto lo sportello ed è stato crivellato di colpi dal killer, sceso anche lui e armato di un potente kalashnikov. Molti i proiettili che lo hanno raggiunto al capo, sfigurandolo. Almeno 20 i bossoli recuperati dalla polizia scientifica poco dopo.  Così l’hanno trovato, a faccia in giù i soccorritori del 118 e gli agenti della Squadra Volanti della Questura di Bari, raggiunti poco dopo dagli investigatori della Squadra Mobile. Sul posto si sono registrati momenti di tensione tra la polizia e i parenti dell’uomo ucciso giunti sul posto.

Le donne della famiglia hanno inveito contro la magistratura e le forze dell’ordine. Numerose pattuglie hanno cercato di riportare la calma. In particolare pianti, grida e minacce si sono uditi da parte della nuora della vittima, la moglie di Umberto Lorusso. “Da oggi in poi – ha urlato la donna in italiano – chi va con quella razza moriranno tutti. Anche per un caffè. Avviso a tutte le orecchie del mondo. Maledetti“. Sembra che un uomo che transitava nella zona, uditi gli spari, abbia poi visto il cadavere a terra e abbia messo davanti un cassonetto dell’immondizia per evitare che il corpo venisse travolto dalle auto di passaggio. Sul posto si sono registrati momenti di tensione tra la polizia e i parenti dell’uomo ucciso giunti sul posto.

Sono state ascoltate numerose persone, tra le quali i dipendenti di un autolavaggio rapido nei pressi del luogo dell’omicidio. Ma nessuno ha saputo fornire indicazioni utili all’identificazione di chi ha sparato. Duro il commento del sindaco Antonio Decaro che si è recato sul luogo dell’esecuzione: “Un omicidio bruttissimo, a due passi dalla pineta dove corrono i bambini e le famiglie. neanche le bestie feroci si comportano così”.

di Luca Turi

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