Trivelle in Croazia, commissione europea: «esplorazione petrolifera non può iniziare». L’organismo di Bruxelles risponde ad interrogazione del Movimento 5 Stelle

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La Commissione europea si è espressa sulla estrazioni petrolifere nella parte croata del mare Adriatico mettendo un po’ di punti fermi che di sicuro nei prossimi mesi non bisognerà dimenticare.

Le licenze concesse o in fase di concessione della Croazia coinvolgono quarantamila chilometri quadrati di mare chiuso fra sei Paesi: Croazia, Italia, Grecia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Slovenia.Si tratta di una superficie che interessa mezzo mare Adriatico che da sempre costituisce un patrimonio naturale inestimabile e una fonte di ricchezza per il turismo e per la pesca per oltre 1700 chilometri di costa continentale e circa quattromila chilometri di coste per circa 1200 isole.

La Regione Abruzzo sulla questione ha già preso posizione e nelle scorse settimane ha espresso parere negativo.

Un no che si basa sulla considerazione che l’attuazione di tale Piano determinerà rilevanti impatti negativi sull’ambiente marino del Mare Adriatico con ripercussioni anche sul territorio regionale.

Intanto l’organismo di Bruxelles, rispondendo ad un’interrogazione del M5s presentata dal portavoce eurodeputato Piernicola Pedicini e da altri cinque colleghi pentastellati, ha infatti spiegato che in questa fase la Commissione non dispone di prove di una possibile violazione della normativa della Ue in materia di ambiente per quanto riguarda le attività di trivellazioni offshore nella parte croata del Mare Adriatico.

Benché sia stato concesso dalla Croazia un certo numero di licenze, – ha precisato – le attività di esplorazione petrolifera non possono iniziare prima della sottoscrizione di un contratto tra i titolari delle licenze e la Croazia.
Inoltre la Commissione europea specifica che non è stato ancora adottato il piano e il programma quadro per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi nell’Adriatico croato, perché è ancora in corso una valutazione ambientale strategica (Vas), conformemente alla direttiva Ue 42 del 2001.

In base alle informazioni ricevute dalle autorità croate sono state avviate le consultazioni transfrontaliere con i Paesi nei quali il programma quadro potrebbe avere un impatto. Tuttavia, sottolinea la Commissione, qualsiasi attività deve tenere conto dei risultati della Vas e non può essere attuata prima del completamento della procedura e dell’adozione del programma quadro.

Successivamente dovrà essere effettuata la valutazione dell’impatto ambientale di ogni singolo progetto ai sensi della direttiva Ue 92 del 2011.
L’organismo europeo ha, infine, evidenziato che l’Unione europea, avendo aderito al protocollo offshore sulle estrazioni petrolifere della convenzione di Barcellona, demanda la responsabilità primaria della corretta applicazione della legislazione della Ue ad ogni Stato membro e che la Commissione vigila sull’applicazione del diritto dell’Unione e può intervenire qualora uno Stato membro sia sospettato di violare tale diritto.
«La risposta della Commissione europea – ha commentato l’eurodeputato pentastellato coordinatore della Commissione ambiente del Parlamento europeo Piernicola Pedicini – è un primo passo per tentare di bloccare i programmi di trivellazioni che si vorrebbero attuare nel Mare Adriatico».

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