Trasferimenti refurtive e denaro: indagine a Bari sulle agenzie di spedizione

fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it – di LUCA NATILE

Alla fiera dell’Est. È il nuovo mercato nero, nel quale le operazioni di scambio si svolgono clandestinamente, perché la merce in vendita è rubata. A tessere le fila di questo traffico illegale è la malavita dell’Est capace di farvi confluire i proventi dei saccheggi consumati da una vasta organizzazione di «topi d’appartamento» composta da georgiani, russi, lituani e armeni. Sulle bancarelle di questi nuovi «borsari neri» è possibile trovare un po’ di tutto: telefonini, tablet, robot da cucina, macchine fotografiche, orologi, personal computer. Ma anche collane, bracciali, pellicce, argenteria e armi. Merce rubata è stata trovata nel corso di una serie di controlli, nella disponibilità di diversi cittadini stranieri, georgiani, romeni, albanesi che si stavano preparando a inviare in patria la «refurtiva» attraverso delle agenzie di spedizione. Una scoperta sulla quale gli investigatori mantengono per il momento un riserbo molto stretto nella speranza di poter ricostruire le trame di questo commercio di oggetti rubati e risalire all’identità di coloro che reggo le fila di un traffico che collega Bari a diverse città dell’Est europeo.

La media dei furti in appartamento in tutta la provincia barese è di 6,8356 colpi al giorno. Per esercitare a Bari, i ladri dell’Est devono versare una tassa ai propri «padrini» che riescono a pagare rivendendo gli oggetti rubati o versando il contante racimolato durante i saccheggi. In seguito al ritrovamento della refurtiva sarebbero stati effettuati diversi controlli anche a carico di piccole società specializzate nel fornire servizi per spedizioni internazionali. Da quello che si è saputo le ispezioni non avrebbero portato risultati apprezzabili. Destinate a finire sotto la lente di ingrandimento anche le agenzie che curano operazioni di money transfer, il servizio che consente di inviare e/o ricevere denaro presso un qualsiasi sportello specializzato.

Gli investigatori vogliono capire se soggetti legati al mondo della criminalità straniera presente a Bari possano aver utilizzato questa rete di scambio di denaro per «trasferire» in modo veloce, sicuro e riservato, nei Paesi di origine i proventi delle loro attività criminali.

Un giro, quello dei furti e del trasferimento all’Estero delle refurtive, che sembrerebbe coinvolgere anche badanti e collaboratrici familiari provenienti da Paesi come la Georgia, la Romania, la Polonia, l’Ucraina, la Bulgaria e la Moldavia. La malavita ha cominciato a sfruttare l’esodo delle donne dell’Est verso la Puglia e verso Bari per creare una specie di welfare clandestino, un sistema parassitario che vive sulla pelle di colf, domestiche e badanti. Tra queste ci sarebbero anche mogli e compagne di alcuni boss. È iniziato da tempo un processo di radicamento della criminalità dell’Est europeo, in specie di quella georgiana, che è stata capace di tessere le fila di una organizzazione composta anche da cittadini russi, lituani e armeni, specializzata in furti, estorsioni, riciclaggio e corruzione.

I georgiani in particolare arrivano seguendo un flusso migratorio continuo, costante, silenzioso. Ufficialmente a Bari sono più di 2.500 con regolare permesso di soggiorno e rappresentano la comunità nazionale più grande in Italia. Dietro i numeri e le statistiche ufficiali si nasconde una situazione fatta di anonimato e clandestinità. All’interno di questa «enclave» etnica fatta troppo spesso di presenze senza identità si è sviluppata, come già detto, una rete di malavitosi incalliti, ladri, topi d’appartamento. A tenerli insieme, un network, una rete socio-criminale che agevola gli spostamenti e favorisce la permanenza sul territorio, offrendo sostegno logistico e informazioni. Bari sembra essere diventato uno degli snodi nevralgici di questo network che la mette in collegamento con le comunità presenti a Milano, Roma, Bologna.

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