di GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it
Risultare in commissione e invece, allo stesso orario, circolare in via Camillo Rosalba a Bari o nei pressi dello stadio comunale di Canosa. Incassare soldi pubblici ma in realtà essere affaccendati in questioni assolutamente private. La Procura ha chiuso le indagini sui consiglieri comunali allegri di Trani: il sostituto procuratore, Silvia Curione, ha notificato sei avvisi di garanzia a cinque consiglieri (di centrosinistra e centrodestra) per falso e truffa e a un medico che avrebbe fornito false certificazioni a un politico perché saltasse il lavoro.
Gli indagati sono Francesco De Noia, Nicola Damascelli, Andrea Ferri, Bartolo Maiullari, Domenico Cognetti e il dottor Giuseppe Peluso. I primi tre erano stati eletti nelle liste di centrodestra della scorsa amministrazione, poi caduta perché il sindaco Luigi Riserbato e lo stesso Damascelli sono stati arrestati per una questione di tangenti. Maiullari e Cognetti erano invece di centrosinistra. L’unico ricandidato a queste elezioni è proprio Cognetti, nel Pd. I carabinieri del nucleo investigativo di Bari hanno cominciato a indagare su Francesco De Noia, militare della Capitaneria di porto, consigliere comunale eletto nelle liste di Forza Italia.
De Noia, così come prevede la legge, nei giorni in cui era impegnato in Comune saltava il lavoro: e la commissione che presiedeva, la quinta commissione, si riuniva molto spesso. Dal novembre dal 2012 al marzo del 2014 “confezionavano – si legge nel corposo avviso di conclusione delle indagini fatto notificare dalla pm – ben 229 verbali di sedute di commissione ideologicamente falsi, in quanto recanti attestazioni mendaci”. Falsi erano infatti gli orari di apertura e di chiusura, perché o le commissioni erano lampo oppure alcuni dei componenti non si presentavano. “Il presidente De Noia – dicono i magistrati – redigeva e sottoscriveva i verbali della Commissione relativi anche alle date in cui la stessa non si è tenuta o ha avuto una durata di gran lunga inferiore a quella attestata, così procurandosi una pretestuosa giustificazione per assentarsi dal lavoro “.
Il suo operato però chiaramente avvantaggiava anche gli altri componenti della commissione, che complici “traevano in inganno – si legge sempre nei documenti – la segretaria della commissione sulle circostanze rappresentate nei predetti verbali, e in particolare sull’effettivo svolgimento delle sedute, sulla effettiva durata e sulla presenza dei componenti, inducendola ad attestare falsamente la loro partecipazionealle sedute di commissione nei prospetti necessari per liquidazione dei gettoni di presenza”.
Per inchiodarli i carabinieri hanno mappato i telefonini dei consiglieri, in modo da individuare dove si trovavano al momento delle commissioni individuando le celle telefoniche alle quali i loro apparecchi erano agganciate. Per dire il 26 febbraio del 2013, la commissione si sa- “Confezionavano ben 229 verbali di sedute di commissione recanti attestazioni mendaci”.