Taranto, 14 arresti per la pesca col tritolo. La Procura: “Disastro ambientale”

Fonte: http://bari.repubblica.it – di VITTORIO RICAPITO

Arrestati i pirati del golfo di Taranto. In manette 14 persone (cinque in carcere e nove ai domiciliari) accusate di pesca di frodo, costruzione di ordigni esplosivi, furti su navi civili e militari e ricettazione. Con l’inchiesta Poseydon per la prima volta a presunti pescatori di frodo vengono contestati anche gli eco-reati di inquinamento e disastro ambientale, per aver alterato l’ecosistema del Mar Piccolo.

Guardia di Finanza e Capitaneria di porto hanno scoperto che l’intera banchina pescherecci della città vecchia di Taranto, dove si concentra il mercato del pesce tra via Garibaldi e via Cariati, era tappezzata di esplosivi, nascosti sotto la pavimentazione in legno e tra le reti ammassate. Una santabarbara a cielo aperto che sarebbe potuta esplodere mettendo in pericolo gli abitanti della zona.

Tra gli indagati anche alcuni pregiudicati, bombaroli esperti che costruivano ordigni usando residuati bellici inesplosi (i fondali del Mar Piccolo ne sono pieni) e sostanze esplosive come la cordite (usata anche per fabbricare la bomba atomica sganciata su Hiroshima). In nove mesi di indagini capitaneria di porto e sezione operativa navale della finanza hanno sequestrato più di due chili di esplosivo tra cordite, tritolo e Anfo (nitrato di ammonio) e 170 chili di pesce pescato illegalmente, analizzato dal personale medico del servizio veterinario dell’Asl.

In casa di uno degli arrestati sono stati trovati anche una pistola con caricatore e cinque proiettili. L’inchiesta è partita nel luglio 2015 con la telefonata di un cittadino che segnalava alla capitaneria di porto un forte boato in Mar Piccolo nei pressi della banchina del deposito carburanti dell’Aeronautica militare. Poco dopo i militari fermarono la barca con il carico di pesce raccolto illegalmente.

Nelle 171 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Tommasino sono descritte abitudini e vizi degli indagati. Il giro di affari della pesca di frodo poteva fruttare fino anche a 500 euro al giorno ma spesso i proventi venivano dissipati in cocaina. Il pesce ucciso con le bombe finiva sul mercato nero, ma era di scarsa qualità. “Tende a imputridire se non consumato subito – spiegano gli investigatori – Sono in corso approfondimenti per individuare responsabilità da parte dei commercianti compiacenti che lo hanno messo in vendita”.

Dall’inchiesta del pubblico ministero Mariano Buccoliero emerge che un gruppo di criminali si era specializzato nel razziare strutture portuali e navi civili e militari ormeggiate in Mar Piccolo. Tra le vittime dei moderni pirati anche l’incrociatore militare Vittorio Veneto, dismesso nel 2003, depredato di radar, bussole, computer di bordo, binocoli, visori notturni, pitture e solventi rivenduti poi sul mercato nero assieme a motori marini e altre attrezzature trafugate in mare.

Il pubblico ministero si è avvalso anche di una consulenza del Cnr dalla quale emerge che la pesca con l’uso di esplosivi prolungata per mesi ha “abusivamente alternato in modo significativo e misurabile l’equilibrio di un ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo di Taranto e della sua biodiversità”. Oltre a danneggiare il patrimonio naturalistico e faunistico, la pesca di frodo ha mandato in crisi gli affari di chi opera legalmente nel settore della pesca, alterando regole ed equilibrio del mercato.

PESCA DI FRODO CON ESPLOSIVI: 14 ARRESTI PER DISASTRO AMBIENTALE NEL MAR PICCOLO

http://www.cronachetarantine.it

Gli uomini della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Taranto, coadiuvati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Taranto, hanno eseguito, quattordici ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di altrettanti soggetti indagati per illegale fabbricazione e detenzione di ordigni e sostanze esplosive, finalizzata alla pesca di frodo, nonché per i delitti di inquinamento e disastro ambientale.
Hanno distrutto per mesi il mare con ordigni esplosivi, ricavati da vecchi residuati bellici presenti nel Golfo di Taranto, seguendo i banchi di pesci che cercavano rifugio e nutrimento nei due seni del Mar Piccolo, habitat ricco di biodiversità da tutelare. Alla fine, i responsabili sono finiti nella rete dei militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Taranto.

Operazione Poseydon
Sono 14 le ordinanze di custodia cautelare (cinque in carcere e nove ai domiciliari) eseguite nell’ambito dell’Operazione Poseydon messa a segno alle prime ore di questa mattina, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto e coordinata dalla locale Procura della Repubblica. Le indagini, partite da una segnalazione anonima, sono state avviate nel mese di luglio 2015 e hanno permesso di individuare, inizialmente, un sodalizio criminale facente capo a C.P., tarantino di 48 anni, e composto da soggetti che, in modi e tempi diversi, si sono avvicendati allo scopo di collaborare nell’attività illecita della pesca di frodo, mediante l’utilizzo di materiale esplodente (green crimes), fenomeno tristemente noto nel capoluogo ionico, compromettendo in modo significativo l’ecosistema marino. La frequente alternanza di collaboratori è uno dei tanti escamotage astutamente attuati dal 48enne, il quale già noto alle forze dell’ordine, temeva di essere monitorato.
Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso un secondo gruppo criminale, organizzato da S.P.D.,tarantino di 30 anni, che con la collaborazione del padre, C.D.P, anche lui tarantino di 55 anni, e di altri soggetti, hanno in un primo momento proseguito autonomamente la pesca di frodo mediante l’impiego di esplosivi, dedicandosi poi ad una serie di furti perpetrati ai danni di strutture portuali e navi, civili e militari.
Dalle articolate e complesse indagini, anche tecniche, è emerso che gli indagati avevano letteralmente tappezzato di esplosivi, occultati sotto la pavimentazione in legno e tra le reti ammassate, l’intera banchina pescherecci della Città Vecchia, da via Garibaldi a via Cariati, ponendo quindi in pericolo anche l’incolumitá dei tanti residenti della zona.
Sorprende la facilità di approvvigionamento degli esplosivi, grazie all’infinito bacino d’offerta garantito dalla massiccia presenza in tutto il golfo di residuati bellici inesplosi, impiegati tanto nella pesca, quanto nel circuito della criminalità organizzata.
Nel corso delle indagini, durate circa 9 mesi, sono stati sequestrati oltre 2 chili di esplosivi, tra cordite (esplosivi impiegato anche all’interno della bomba atomica “Little Boy”), tritolo ed Anfo (Nitrato di Ammonio), nonchè 170 kg di pesce illegalmente pescato, la cui origine delittuosa è stata, di volta in volta, confermata dal personale medico del Servizio Veterinario dell’Asl di Taranto.

I reati contestati
Ai destinatari delle odierne misure cautelari vengono contestati i reati di illecita fabbricazione e detenzione di sostanze ed ordigni esplosivi, finalizzata alla pesca di frodo, nonchè i nuovi “ecoreati” recentemente inseriti nel Codice Penale, in particolare i delitti di inquinamento ambientale e disastro ambientale, per aver alterato, abusivamente, l’equilibrio di un ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo di Taranto e della sua biodiversità, come certificato, all’esito di specifici studi, dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero/CNR di Taranto.

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