Tangenti per scarcerazioni: chiesti 8 anni per ex gip Bari con l’aggravante mafiosa

Chieste condanne a 8 anni e 9 mesi di reclusione per l’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e a 8 anni 5 mesi di reclusione per l’ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello – fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

La Procura di Lecce ha chiesto condanne a 8 anni e 9 mesi di reclusione per l’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e a 8 anni 5 mesi di reclusione per l’ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello. Sono alcune delle richieste avanzate dai magistrati salentini al termine della requisitoria nell’ambito del processo che si sta celebrando a Lecce con il rito abbreviato su presunte corruzioni in atti giudiziari relative a tangenti in cambio di scarcerazioni. Per quanto riguarda De Benedictis non è stata concessa l’attenuante della collaborazione, perché si ritiene che lui abbia semplicemente ammesso gli addebiti contestati e non abbia collaborato con la Procura.

La Procura di Lecce ha chiesto anche la confisca diretta delle banconote, 1,2 milioni di euro in contanti, trovate contestualmente agli arresti, nell’aprile 2021, in casa del figlio dell’avvocato Chiariello nascoste in borsoni.
Nel processo gli imputati sono nove. Oltre De Benedictis e Chiariello, entrambi tuttora agli arresti domiciliari, la Procura di Lecce ha chiesto altre 6 condanne e 1 assoluzione. In particolare, i pm hanno chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per il figlio di Chiariello, Alberto, anche lui avvocato penalista e anche per l’avvocatessa dello stesso studio legale Marianna Casadibari.

La condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione è stata chiesta per l’appuntato dei carabinieri (richiesta del diritto all’oblio), che risponde di corruzione e di rivelazione del segreto d’ufficio.
Per tre dei quattro imputati che secondo i magistrati salentini avrebbero usufruito delle scarcerazioni frutto degli accordi corruttivi, Danilo Pietro della Malva, Roberto Dello Russo e Antonio Ippedico, la richiesta è di 3 anni e 8 mesi di reclusione.
La Procura ha chiesto infine l’assoluzione per il nono imputato, l’avvocato Pio Michele Gianquitto, anche lui – nella iniziale impostazione accusatoria – tra i destinatari di provvedimenti cautelari favorevoli in cambio di denaro.
Nel processo sono costituiti parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri della Difesa e della Giustizia e il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Bari.

La Procura di Lecce insiste sul riconoscimento dell’aggravante mafiosa nei confronti dell’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e di altri sei dei nove imputati nel processo in corso nel capoluogo salentino su quattro presunti episodi di corruzione in atti giudiziari, relativi a scarcerazioni di pregiudicati in cambio di tangenti. L’aggravante mafiosa, che fa aumentare di un terzo la pena richiesta (per De Benedictis chiesta condanna a 8 anni 9 mesi e 10 giorni di reclusione), è contestata dai pm salentini anche ai tre avvocati imputati, Giancarlo e Alberto Chiariello e Marianna Casadibari, e ai tre detenuti che avrebbero usufruito delle scarcerazioni da parte del gip.
Per De Benedictis la Procura chiede inoltre di escludere l’attenuante della collaborazione «in ragione della natura puramente ammissiva e non collaborativa» tenuta dall’ex gip, il quale dopo l’arresto ha reso cinque lunghi interrogatori. I pm salentini ritengono però «concedibili, pur nella estrema gravità dei fatti, le circostanze attenuanti generiche in ragione del complessivo contegno processuale». Dopo la Procura, che ha chiesto in totale 8 condanne e una assoluzione, ha discusso l’avvocato Nicola Selvaggi, che rappresenta l’ordine degli avvocati di Bari costituito parte civile, chiedendo una provvisionale di 50mila euro per il danno all’immagine. Nelle prossime udienze, l’1 e il 22 marzo, discuteranno i difensori degli imputati. Il 29 marzo è prevista la sentenza.

 

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