Tangenti al capo della Protezione civile: c’è un buco nero di 5 anni tra verbali senza firma e preventivi inesistenti

Le nuove perquisizioni negli uffici della Regione nell’ambito dell’inchiesta sull’ospedale Covid in Fiera. Al setaccio una serie di atti ma ci sono anche indagini di mercato fantasma e offerte senza schede tecniche – fonte: Antonello Cassano, Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Preventivi inesistenti, indagini di mercato fantasma, verbali di somma urgenza mai firmati, offerte prive delle schede tecniche: c’è un buco nero profondo almeno cinque anni negli atti della Regione. Lo sospetta la Guardia di finanza, lo ha detto senza mezzi termini il direttore del dipartimento Personale e organizzazione, Ciro Imperio, nell’audizione di lunedì 7 febbraio davanti alla Prima commissione del Consiglio regionale. E ora, sia in Regione sia in Procura, ci si interroga su come sia stato possibile affidare lavori milionari con istruttorie così carenti e anche su chi abbia assecondato – o coperto – Mario Lerario, in carcere per corruzione dal 23 dicembre, che prima è stato alla guida del Provveditorato economato e poi della Protezione civile.

Le perquisizioni

Effettuate dal Nucleo di polizia economico-finanziaria su decreto del procuratore aggiunto Alessio Coccioli, nell’ambito dell’inchiesta sull’ospedale Covid in Fiera, in cui Lerario è indagato per falso ideologico, turbata libertà degli incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, insieme al funzionario Antonio Mercurio e a cinque imprenditori. In un altro filone investigativo sono indagati per corruzione Luca Leccese e Donato Mottola, agli arresti domiciliari dal 24 dicembre.

Le perquisizioni negli uffici di via Gentile hanno riguardato gli atti relativi alle ditte DMeco Engineering, Edila sella, Illuzzi Antonio, Costruzioni Barozzi-Cobar, Demetrio Zema, GScavi, Agrigirardi, GFG, La Pulisan, Neos Restauri, Sis Med e a Sigismondo Zemaquale titolare di partita Iva. Il sospetto è che gli imprenditori possano essere stati aiutati da Lerario in cambio di denaro o favori. Gli imprenditori erano stati già perquisiti e sui loro telefoni sono in corso gli accertamenti tecnici, per capire se avessero rapporti privilegiati con esponenti di vertice – politici o amministrativi – della Regione.

Le omissioni e le carenze

Le perquisizioni di ieri si sono rese necessarie perché l’ordine di esibizione della documentazione relativa agli appalti, notificato alla Regione il 29 dicembre scorso e di nuovo il 10 gennaio, “è rimasto in parte ineseguito”. La finanza aveva chiesto la documentazione del villaggio di container a Borgo Mezzanone, dei prefabbricati a servizio degli ospedali per l’emergenza Covid, delle piastre di terapia intensiva, di una struttura prefabbricata per l’associazione Anglat nel porto di Barletta, del recupero dei container sull’intero territorio regionale, della sede della Protezione civile a Foggia.

Il nuovo capo della Protezione civile, Nicola Lopane, alla prima richiesta degli investigatori aveva consegnato pochi atti, riservandosi di produrre gli altri, ma al secondo incontro, ha fornito poche ulteriori carte e le giustificazioni di Mercurio, che da parte sua affermava di avere trovato poco e niente.

Le possibili complicità

Era stato proprio Mercurio a spiegare che “il rup (il responsabile unico del procedimento) è intervenuto nella sola fase di affidamento dei lavori e che l’istruttoria di verifica delle offerte è stata seguita da altro personale e dal dirigente della Protezione civile”. Su chi sia stato questo personale, al momento, non ci sono certezze. Perché Lopane il 10 gennaio ha detto che avrebbe effettuato approfondimenti per identificarlo, ma la rassicurazione è rimasta lettera morta. Di certo c’è che vari funzionari hanno assistito Lerario nel corso degli anni e che più d’uno avrebbe dovuto accorgersi di eventuali carenze istruttorie.

La Procura ha ordinato di acquisire – in relazione ai lavori dei sette imprenditori – progetto tecnico, perizia, computo metrico, indagine di mercato con allegate richiesta di preventivi, preventivi ricevuti; nel caso di procedura telematica: inviti, offerte pervenute, verbali di nomina commissione di gara, data di iscrizione degli invitati al portale del soggetto aggregatore; la documentazione attestante l’iscrizione degli operatori selezionati alle white list delle Prefetture; verbali di somma urgenza e ogni altro documento attestante la verifica delle criticità e il fabbisogno delle attività da eseguire.

I buchi neri

La gran parte degli appalti sotto i 50mila euro dell’era Lerario sono stati fatti con affidamenti diretti. Sopra i 50mila euro ci sono stati affidamenti diretti e altri affidamenti previo confronto di preventivi, molti dei quali oggi non si trovano. Lo ha riferito appunto Imperio, direttore del dipartimento Personale, davanti alla Prima commissione consiliare.

“Per gli affidamenti al di sotto dei 50mila euro sostanzialmente quasi esclusivamente si è fatto ricorso ad affidamenti diretti sia nel 2020 che nel 2021 – ha dichiarato Imperio – Per gli affidamenti sopra i 50mila, in alcuni casi si è proceduto ad affidamenti diretti qualora sia verificata infungibilità della fornitura. Il tutto attestato negli atti con riferimenti giuridici. Si è fatto ricorso anche a indagini di mercato e comparazione di preventivi che sono richiamati nell’atto, ma se non costituiscono parte integrante del provvedimento non sono purtroppo nell’immediata disponibilità degli uffici”.

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