Sistema Trani, l’ex gip Nardi ricorre in appello. “Due dei tre giudici che lo hanno condannato lo avevano denunciato”

Il difensore dell’ex magistrato: “C’era incompatibilità dei due giudici che dovevano astenersi”. Ora deciderà la Corte d’appello di Leccefonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Due dei tre giudici che hanno condannato l’ex gip di Trani Michele Nardi lo avevano denunciato per calunnia. È uno dei passaggi fondamentali del lunghissimo atto d’appello che l’avvocato Domenico Mariani ha presentato per conto del magistrato, condannato dal Tribunale di Lecce a 16 anni e 9 mesi per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari.

Nardi, che di recente è stato coinvolto anche nell’inchiesta di Potenza sull’ex procuratore Carlo Maria Capristo, è libero, dopo aver trascorso un anno e mezzo in carcere e sei mesi agli arresti domiciliari. A differenza dell’ex collega Antonio Savasta – che ha parzialmente ammesso di avere ricevuto tangenti da imprenditori per dirottare le indagini – si è sempre proclamato innocente e, nel corso del processo salentino, ha sferrato attacchi pesanti sia contro la Procura di Lecce che contro i giudici.

L’ex gip Michele Nardi 

Da qui la scelta delle giudici Valeria Fedele e Silvia Saracino (componenti del collegio presieduto da Pietro Baffa) di presentarsi come parti offese alla Procura di Potenza, che ha indagato Nardi per calunnia. Un’accusa di cui l’ex magistrato è venuto a conoscenza soltanto nello scorso mese di marzo, quando – a causa di un errore nelle notifiche – è arrivato nelle sue mani un verbale dell’udienza in Camera di Consiglio in cui davanti al gip lucano si discuteva la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura nei suoi confronti.

“Il dottor Nardi è venuto a conoscenza di tale situazione a dibattimento concluso – ha scritto l’avvocato Mariani nell’appello – e non ha potuto attivare la procedura di ricusazione”. A suo avviso, però, le giudici Fedele e Saracino, “non avevano la capacità per decidere in modo imparziale e non preconcetto sull’innocenza o colpevolezza di Nardi” e dunque avrebbero dovuto astenersi.

In particolare, sostiene il difensore dell’ex gip, la dottoressa Fedele, che del processo è stata relatrice. Per Mariani, la sentenza di condanna (che ha riguardato anche l’avvocatessa Simona Cuomo, il poliziotto Vincenzo Di Chiaro, il finto testimone Gianluigi Patruno e l’ex cognato di Savasta Savino Zagaria) è “affetta da nullità, stante l’incompatibilità di due giudici che avevano l’obbligo di astenersi”. Sotto accusa anche la gestione del procedimento da parte del presidente Baffa, “che ha praticamente ammesso di non conoscere l’istruttoria espletata” ha scritto l’avvocato, chiedendo la nullità del processo anche “per dedotta mancanza della collegialità”.

Su queste, e su ulteriori questioni sollevate dagli altri imputati, dovranno decidere adesso i giudici della Corte d’appello (il processo è da fissare), davanti ai quali a settembre si aprirà anche il processo di secondo grado per gli imputati che avevano scleto il rito abbreviato. In primis l’ex pm di Trani Antonio Savasta, condannato insieme all’ex collega Luigi Scimè, agli avvocati Giacomo Ragno e Ruggiero Sfrecola, all’immobiliarista barlettano Luigi Dagostino.

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