Sistema Trani, ecco perché l’ex giudice Nardi va processato a Potenza con Capristo: “La corruzione è partita da lui”

La sentenza con cui il 1° aprile è stata annullata la condanna dell’ex gip e di altre quattro persone per incompetenza funzionale della Corte d’appello di Lecce. Se ne occuperanno i magistrati di Potenza che indagano anche sull’ex procuratore di Trani e Taranto – fonte: bari.repubblica.it

È grazie “alla corruzione dell’ex procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo” che negli uffici giudiziari della sesta provincia pugliese avrebbe agito, in passato, un’associazione a delinquere finalizzata a dirottare indagini e processi in favore di imprenditori amici. Da questa ipotesi, messa nero su bianco nel gennaio 2021 dalla Procura di Potenza, deriva l’incompetenza funzionale della Corte d’appello di Lecce a giudicare l’ex gip Michele Nardi e i suoi presunti complici.

È il succo della sentenza con cui il 1° aprile il collegio di Vincenzo Scardia ha annullato la sentenza di condanna per Nardi (16 anni e 9 mesi), il poliziotto Vincenzo Di Chiaro (9 anni e 7 mesi), l’avvocata Simona Cuomo (6 anni e 4 mesi), Gianluigi Patruno (5 anni e 6 mesi), Savino Zagaria (4 anni e 3 mesi). A distanza di 19 giorni sono arrivate le motivazioni della sentenza, attese dai difensori degli imputati e dalla Procura generale e dalla Procura di Lecce che pochi giorni fa, tramite il procuratore Leonardo Leone de Castris, aveva precisato che l’impianto accusatorio a carico di Nardi e dei co-imputati “è rimasto integro e non travolto dall’annullamento della sentenza di primo grado e sarà ora l’autorità giudiziaria di Potenza a valutare gli aspetti procedurali e/o di merito“.

L'ex procuratore di Taranto e Trani, Carlo Maria Capristo
L’ex procuratore di Taranto e Trani, Carlo Maria Capristo 

 

Potenza, del resto, indaga da tempo su quanto accaduto a Trani tra il 2008 e il 2016. Fin da quando i colleghi di Lecce hanno trasmesso le dichiarazioni fatte dall’imprenditore Flavio D’Introno nell’interrogatorio del febbraio 2019, relative al presunto legame a filo doppio tra Nardi e Capristo. Quest’ultimo era, all’epoca, procuratore di Taranto e dunque la competenza ad indagare su di lui era della Procura lucana. Un particolare che la difesa di Nardi aveva utilizzato sia in fase di udienza preliminare, che nel processo di primo grado per sostenere l’incompetenza funzionale di Lecce.

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In quel periodo però – ha scritto Scardia nella sentenza – da nessun atto emergeva neppure l’iscrizione di Capristo nel registro degli indagati, per cui “quando la questione fu portata all’attenzione dei giudici di primo grado, non esistevano i presupposti per radicare la competenza dell’autorità giudiziaria di Potenza“. Tali presupposti, però, sono maturati “nelle more” della trattazione del processo di secondo grado.

Perché se è vero che Capristo fu iscritto nel registro degli indagati nel marzo 2019, all’epoca non si ravvisavano relazioni con i presunti reati commessi da Nardi insieme all’ex pm Antonio Savasta (a sua volta condannato a 10 anni) e ad altri complici. Solo nel gennaio 2021 – è ricostruito nella sentenza – la Procura lucana ha aggiornato il fascicolo iscrivendo Nardi insieme a Capristo per corruzione in atti giudiziari e contestando sostanzialmente gli stessi reati per i quali era stato già giudicato e condannato a Lecce.

Nell’ottobre scorso è stata quindi depositata la conclusione indagini e, a seguire, la richiesta di rinvio a giudizio. Nardi è diventato quindi imputato in un procedimento connesso a quello per il quale era già stato giudicato. E questo, ha spiegato Scardia, “muta completamente la prospettiva“. Perché “proprio grazie alla corruzione di Capristo“, l’ex gip di Trani avrebbe potuto operare come componente dell’associazione a delinquere già riconosciuta in primo grado. Dunque, il processo va rifatto laddove sarà processato Capristo.

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