Gli impianti di depurazione delle città di Trani e Molfetta, nel nord barese, sono stati sottoposti a sequestro preventivo, con facoltà d’uso, dalla magistratura tranese perché ritenuti inquinanti. I sigilli sono stati apposti da militari della Capitaneria di porto di Bari e della Guardia di finanza di Barletta. Nei mesi scorsi i due impianti erano stati sottoposti a sequestro probatorio, sempre con facoltà d’uso, dal pm inquirente Antonio Savasta.
I provvedimenti eseguiti oggi sono a firma del gip Francesco Zecchillo ed obbligano i due Comuni a procedere nell’immediatezza al compimento dei lavori indispensabili per il regolare esercizio degli impianti. Nell’inchiesta sono indagate diverse persone per i reati, contestati a vario titolo, di danneggiamento delle acque pubbliche, getto pericoloso di cose, deturpamento di bellezze naturali e violazione delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per il depuratore di Molfetta viene contestata anche l’interruzione di un servizio di pubblica necessità, la frode nelle pubbliche forniture e la turbata libertà degli incanti.
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Le indagini sul depuratore di Molfetta avrebbero rilevato il persistente stato di degrado ed abbandono dell’impianto di depurazione che non riesce a garantire il trattamento delle acque reflue ricevute, da qui la sostanziale identità tra le acque in entrata nel processo depurativo e quelle scaricate in mare, con conseguente inquinamento del litorale. Tutto ciò a fronte del pagamento alla società conduttrice, da parte del Comune, di un canone annuo di circa 170.000 euro e l’erogazione 2,7 milioni finalizzati alla realizzazione delle opere di adeguamento ed ammodernamento che – secondo l’accusa – non sono mai state portate a termine e non risultano mai essere state collaudate.