Savasta parla, nuovi nomi; altri imprenditori accusano

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Parla Antonio Savasta, l’ex pm di Trani arrestato per corruzione in atti giudiziari il 14 gennaio, ma parlano anche gli imprenditori che avrebbero versato tangenti a lui e al collega Michele Nardi (an-ch’egli arrestato, così come il sovrintendente di polizia Vincenzo De Chiaro) per aggiustare indagini e processi. L’inchiesta della Procura di Lecce sul “sistema Trani” è come una pallina sul piano inclinato: passano i giorni e acquista velocità, grazie alle dichiarazioni dirompenti di indagati, testimoni e nuovi denuncianti.

Le ammissioni di Savasta

L’ex pm — che quando fu arrestato svolgeva il lavoro di giudice a Roma — è stato interrogato due volte dal procuratore di Lecce Leonardo Leone de Castris e dalla collega Roberta Licci, alla pre-senza dell’avvocato Massimo Manfreda. In parte ha ammesso le sue responsabilità, alle quali è stato inchiodato da una serie di riscontri investigativi (intercettazioni telefoniche e ambientali, fatte anche nel suo ufficio nonché dichiarazioni di testimoni) soprattutto dalla registrazione delle conversazioni con l’imprenditore Flavio D’Introno, fatta a sua insaputa. E stato lui la prima gola profonda dell’indagine. Lui ha rivelato di avere pagato oltre due milioni a Nardi e decine di migliaia di euro a Savasta per ottenere sentenze favorevoli e provvedimenti giudiziari contro i suoi nemici e familiari. A lui Savasta diceva nel novembre scorso “ti rendi conto che dovremo vergognarci di vivere per quello che uscirà fuori” e accusava Nardi di averli trascinati in una situazione da cui era difficile uscire: “Lui è la mente occulta, un mostro.” Concetti ripetuti ai pm di Lecce, davanti ai quali ha accusato esplicitamente Nardi e con i quail dovrà sostenere altri due interrogatori. Al momento Savasta non ha chiesto l’alleggerimento della misura cautelare ed è detenuto nel carcere di Lecce.

Le altre tangenti

Diversi imprenditori sono stati ascoltati nel corso delle indagini dai carabinieri. E più d’uno ha confermato di avere pagato mazzette a Nardi e Savasta per ottenere provvedimenti giudiziari favorevoli. Agli investigatori sono state esposte nel dettaglio anche le cifre che sarebbero state versate ai magistrati e ricostruiti tempi e modi di ogni singolo episodio di corruzione. Del resto, nell’ordinanza del gip Giovanni Gallo, era spiegato chiaramente il meccanismo delle “consulenze di livello”, che Nardi avrebbe offerto — tramite intermediari — a imprenditori facoltosi alle prese con guai giudiziari. Nelle intercettazioni le vittime vengono trattate come “veri e propri polli da spennare“, alcune volte senza la garanzia del risultato giudiziario promesso. Come nel caso di D’Introno, al quale era stata assicurata un’assoluzione nel processo per usura e invece arrivò la con-danna. Anche altri imprenditori hanno deciso di vuotare il sacco e parlare agli inquirenti anche di una specie di tariffario in vigore per aggiustare i processi.

Le accuse di Tarantini

Contenute in un verbale che è stato depositato al Tribunale del Riesame, in vista dell’udienza di oggi in cui sarà chiesto l’annullamento dell’ordinanza cautelare a carico di Michele Nardi, in carcere a Matera. La Procura ha trasmesso i verbali di Paolo Tarantini, nuovi verbali di Flavio D’Introno e i due di Antonio Savasta. Tarantini (al momento non indagato) è quello che in una conversazione tra Savasta e D’Introno viene definito “troppo debole, uno che parlerebbe”. E, infatti, ha parlato. Stando a quanto riferito nei mesi scorsi da D’Introno ai carabinieri, anche lui sarebbe stato vittima della “squadra” messa su da Nardi, al quale si sarebbe rivolto per avere aiuto per una causa di lavoro. In almeno due occasioni avrebbe dato soldi al giudice: “90.000 euro come prestito — raccontava D’Introno — e poi altri 168.000 euro“, consegnati addirittura a una parente del magistrato. Di quelle presunte dazioni la Procura ha chiesto conto all’imprenditore. E le sue risposte sono state talmente esaustive da essere depositate tra gli atti che giustificherebbero il mantenimento delle esigenze cautelari per Nardi.

 

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