Riprende il largo Goletta. E a Molfetta ‘sbarca’ l’impegno dei sindaci sull’Area Marina Protetta

Goletta Verde molla gli ormeggi, mentre a terra resta l’impegno di salvare l’Area Marina Protetta Grotte di Ripalta-Torre Calderina. Amministratori e associazioni ambientaliste hanno sottoscritto, ieri, un patto morale: invertire la rotta dell’incuria e prendere a cuore, finalmente, una zona che per anni è stata considerata residuale, micro-discariche abusive lungo la costa e, a mare, scarichi maleodoranti. Se, per paradosso, tutto questo finora ha salvato il litorale molfettese di Ponente dalla corsa al cemento, adesso è giunta l’ora di convertire l’abbandono in tutela: si deve, ora, riempire di senso l’abusato slogan della ‘valorizzazione’. Prima che sia troppo tardi.

Ieri, in occasione dell’arrivo a Molfetta di Goletta Verde (una delle tre tappe pugliesi della storica campagna di Legambiente), al tavolo dei relatori sedevano, con Legambiente, le autorità politiche locali, regionali, nazionali: l’on. Francesco Boccia (Presidente della Commissione Bilancio, tra i promotori dell’istituzione dell’Area Marina Protetta); la vicepresidente della Regione Puglia, Angela Barbanente; il Sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio; il Sindaco di Bisceglie, Francesco Spina. Da tutti loro l’impegno a cogliere un’opportunità non solo conveniente, ma ormai necessaria. “Un’Area Marina Protetta – ha ribadito Sebastiano Venneri, Responsabile Nazionale Mare Legambiente – può innescare felici occasioni di sviluppo e di lavoro, promuovendo ricerca e turismo responsabile”. L’Amp, insomma, favorirebbe un’idea di sviluppo nuova e alternativa a quella che da oltre vent’anni si pratica a Molfetta. Ma c’è di più. “In quell’area, gli elementi marini di pregio sono a rischio”, ha spiegato Feliciana De Trizio, segretaria del Circolo Legambiente di Molfetta. A provarlo, un inedito video girato pochi giorni fa a cura di Legambiente Molfetta con il supporto della Lega Navale di Molfetta e del subacqueo Paolo de Gennaro. Le riprese, realizzate dal biologo marino Michele de Gioia, mostrano che, sia presso Cala Pantano (Bisceglie) sia presso Cala San Giacomo (Molfetta), la qualità dei fondali è peggiorata. “L’eccesso di sedimenti, provocato con ogni probabilità dal pessimo funzionamento dei depuratori e dai lavori per il nuovo Porto di Molfetta, ha gravemente danneggiato il Posidonieto, pianta marina pregiata e indispensabile per la vita del mare, per la sua capacità di produrre ossigeno, e per quella della costa, perché fa da barriera naturale contro l’erosione delle spiagge”, ha continuato Feliciana De Trizio. Solo pochi cespugli restano delle folte praterie di Posidonia di un tempo. La torbidità delle acque ha ostacolato e ostacola la vita di questa pianta, che ha tra le sue funzioni, ad esempio, quella di favorire la proliferazione della fauna ittica.

Che fare, allora? E perché istituire un’Area Marina Protetta in una zona così compromessa? La risposta è l’unica possibile. Per ripopolare e rinaturalizzare un’area che può tornare a essere di pregio. Per tentare l’ultima carta, l’ultima spiaggia. Cioè per sperimentare, in concreto, una via nuova e forse obbligata. Servirà, ad esempio, che si ponga attenzione ai prossimi lavori di messa in sicurezza del nuovo Porto, pretendendo l’uso di tecnologie – già adoperate altrove – che preservino ecosistemi delicati e preziosi. Serve, insomma, tirare una linea e ricominciare. Dopo i danni, non possiamo permetterci altro.

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