Rifiuti: traffico in centro Eni di Viggiano, cinque arresti

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Cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di «attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti». Sono Vincenzo Lisandrelli (coordinatore ambiente del reparto sicurezza e salute all’Eni di Viggiano), Roberta Angelini (responsabile Sicurezza e salute dell’Eni a Viggiano) Nicola Allegro (responsabile operativo del Centro oli di Viggiano), Luca Bagatti (responsabile della produzione del distretto meridionale di Eni) e Antonio Cirelli (dipendente Eni nel comparto ambiente). Arrestata anche Rosaria Vicino, ex sindaco del Pd di Corleto Perticara.

Il gip ha deciso il divieto di dimora a per Salvatore Lambiase, dirigente della Regione Basilicata, e per Giambattista Genovese, all’epoca dei fatti vicesindaco di Corleto Perticara. Infine, il gip ha deciso la sospensione per sei mesi ciascuno dall’attività imprenditoriale per Vincenzo Clemente e Lorenzo Felice Rocco Marsilio.

Nelle due inchieste giunte a conclusione oggi con gli arresti e l’esecuzione degli altri provvedimenti cautelari sono indagate in totale circa 60 persone.

PROCURATORE ANTIMAFIA: TERRITORIO AVVELENATO – «Dispiace rilevare che per risparmiare denaro ci si riduca ad avvelenare un territorio con meccanismi truffaldini”, ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Roberti ha fatto riferimento ai costi di smaltimento dei rifiuti della produzione estrattiva che, in base ai rilievi effettuati durante le indagini, hanno portato a un «risparmio illecito» calcolato annualmente tra i 44 e i 110 milioni di euro.

Il Procuratore nazionale antimafia ha evidenziato la delicatezza e complessità delle indagini della Polizia e dei Carabinieri, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza (alla conferenza stampa hanno partecipato il Procuratore della Repubblica, Luigi Gay, e i sostituti Francesco Basentini, Elisabetta Pugliese e Laura Triassi).

ENI: PRODUZIONE SOSPESA – La produzione di petrolio in Val d’Agri – pari a 75 mila barili al giorno – «al momento è sospesa». Lo ha annunciato l’Eni, dopo gli arresti di oggi. La compagnia petrolifera chiederà alla magistratura – alla quale darà «la massima collaborazione» – «la disponibilità dei beni posti oggi sotto sequestro».

In una nota, l’Eni ha detto di aver «preso atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria nell’ambito di uno dei due filoni di indagine condotti dalla Procura di Potenza sulle attività di produzione di idrocarburi in Val d’Agri».

La compagnia petrolifera ha spiegato di aver «provveduto alla sospensione temporanea dei lavoratori oggetto dei provvedimenti cautelari» nell’ambito del «filone di indagine relativo a tematiche ambientali legate all’attività produttiva del Centro Oli di Viggiano» e ha aggiunto di stare «completando ulteriori verifiche interne».

Riferendosi alla sospensione dell’attività produttiva in Val d’Agri, L’Eni ha confermato, «sulla base di verifiche esterne commissionate dalla società stessa, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali. In tal senso Eni richiederà la disponibilità dei beni posti oggi sotto sequestro e continuerà ad interloquire con la magistratura, così come avviene da tempo sul tema, assicurando la massima cooperazione».

«VERTICI DELL’ENI CONSAPEVOLI» – I vertici locali dell’Eni “qualificavano in maniera del tutto arbitraria e illecita” rifiuti pericolosi – derivanti dall’attività estrattiva e dal Centro Oli (Cova) di Viggiano (Potenza) – come «non pericolosi», utilizzando quindi un «trattamento non adeguato» degli stessi scarti, e «notevolmente più economico», e dati sulle emissioni in atmosfera «alterati».

Sono alcuni dei passaggi contenuti nelle ordinanze relative alle inchieste coordinate dai pm di Potenza, Francesco Basentini e Laura Triassi, e dalla pm della Dna, Elisabetta Pugliese, sullo smaltimento dei rifiuti e sulle emissioni del Centro Oli, e sulle procedure per la realizzazione del Centro Olio «Tempa Rossa» della Total, nell’area di Corleto Perticara (Potenza). Uno dei capitoli delle indagini riguarda lo «sforamento» dei limiti delle emissioni in atmosfera del Cova: i dirigenti locali dell’Eni «coinvolti erano consapevoli dei problemi emissivi» del Centro, ma «cercano di ridurre il numero di comunicazioni sugli sforamenti – scrive il giudice in una delle due ordinanze – invece di incidere direttamente sulla causa del malfunzionamento o dell’evento» allo scopo di «non allarmare gli enti di controllo».

In caso di superamento dei valori «il gestore del Centro Oli doveva informare la Provincia, ma mandava dati non corrispondenti al vero, parziali o diversi da quelli effettivi». I responsabili locali dell’Eni, secondo gli investigatori, sono “pienamente consapevoli dei problemi emissivi» del Cova: lo dimostra anche il tenore di alcune conversazioni intercettate, in cui ricorrono frasi preoccupanti relative agli episodi di “sforamento» dei limiti delle emissioni (“mi si è gelato il sangue», e «mi sono cagato sotto”). Diverso il discorso sulla parte relativa allo smaltimento dei reflui liquidi derivanti dall’attività estrattiva, tra cui le procedure di reiniezione nel Pozzo Costa Molina 2 (attualmente sotto sequestro): «Sotto il profilo economico – secondo i magistrati – risultava decisamente più conveniente per l’Eni utilizzare la procedura di reiniezione, per la quale veniva sfruttata una condotta che dal Cova portava i reflui fino al pozzo Costa Molina 2, dove i liquidi venivano pompati a bassissima profondità», con una procedura «non ammessa, per la presenza di sostanze pericolose», e con episodi di «alterazione dei campioni delle acque di reiniezione per l’abbattimento idrocarburi». Un meccanismo di smaltimento che includerebbe anche le ditte appaltatrici, e che portava un «ingiusto profitto» alla compagnia petrolifera con un “risparmio», dovuto a procedure non corrette, tra il 22% e il 272%.

UNA SERIE DI REATI – La polizia di Stato di Potenza, nell’ambito dell’indagine che ha portato all’arresto di funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano dell’Eni, perchè ritenuti responsabili, a vario titolo, di attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti, ha posto agli arresti domiciliari un consigliere comunale presso il Comune di Corleto Perticara, del Pd, già sindaco dello stesso Comune e già Assessore alla Provincia di Potenza con delega all’Edilizia Scolastica e alla Pubblica Istruzione.

I poliziotti della squadra mobile hanno inoltre notificato il divieto di dimora nel Comune di Corleto Perticara per l’ex Vicesindaco dello stesso Comune ed il divieto di esercizio di attività imprenditoriale e di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per la durata di mesi 6 per il titolare di una srl affidataria della gestione di una Casa di riposo con sede a Corleto Perticara e di un amministratore di una società materana.

L’operazione di oggi, fanno sapere gli investigatori, si pone quale epilogo di una complessa ed articolata attività d’indagine snodatasi su molteplici fronti, per il tramite della quale è stato possibile acquisire una concreta serie di elementi oggettivi di elevata valenza indiziaria a carico di un più nutrito gruppo di indagati (in totale 24) in ordine ad ipotesi di corruzione propria ed impropria, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione elettorale.

In particolare, le indagini hanno consentito di disvelare un ben sperimentato e consolidato sistema di malaffare caratterizzato da tutta una serie di reati contro la pubblica amministrazione, da parte degli allora Sindaco, Vice Sindaco, ed alcuni ex Assessori ed ex Consiglieri del Comune di Corleto Perticara, che si è tradotto in condotte concussive e/o di corruzione a danno (e vantaggio) di taluni imprenditori interessati (e non) a vario titolo al progetto per lo sfruttamento del giacimento petrolifero denominato “Tempa Rossa”, in fase di realizzazione nei territori dei Comuni di Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione.

Gli agenti, inoltre, hanno dato esecuzione a decreti di perquisizione nei confronti di un imprenditore di Augusta indagato in concorso per ipotesi di corruzione e traffico di influenze illecite, avendo goduto, in quest’ultimo caso, di una posizione di riguardo e di benevolenza nell’ambito dei rapporti commerciali con la società Total.

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