«Qualcuno avvertì Capristo che Potenza indagava su di lui»

La pm Curione: «Scivittaro venne da me, “mi manda il capo”» – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

È possibile che una talpa (mai trovata) avvisò l’allora procuratore di Taranto, Carlo Capristo, delle indagini in corso a Potenza a suo carico. È quanto emerge dalla testimonianza della pm barese Silvia Curione, ascoltata ieri nel corso dell’udienza a carico dell’ormai ex magistrato accusato di tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata: avrebbe tentato di indurre la Curione, all’epoca in servizio a Trani, ad aiutare tre imprenditori suoi amici.

Ieri la Curione è stata ascoltata insieme al marito, Lanfranco Marazia, all’epoca dei fatti in servizio a Taranto: oggi sono entrambi a Bari. La Curione, rispondendo alle domande del pm potentino Anna Gloria Piccininni, ha confermato quanto già emerso in sede di indagini preliminari: ovvero che Capristo cambiò atteggiamento nei confronti di suo marito proprio dopo che quest’ultimo venne sentito come testimone a Potenza.

«Per molto tempo i rapporti tra Capristo e mio marito sono stati idilliaci – ha detto la Curione -, credo ci fosse una forte stima reciproca. Si sentivano continuamente, io a volte lo prendevo in giro, gli dicevo quasi quasi stai più tempo con Capristo che con me». Marazia viene sentito come testimone a Potenza nell’aprile 2018: «Era un venerdì, mio marito era molto turbato proprio perché non se lo aspettava. Il lunedì dopo tornò in ufficio e mi disse: “Oggi Capristo volutamente non mi ha salutato”. Era molto angosciato. Mi disse: “Vuoi vedere che qualcuno gli ha detto che sono stato sentito a Potenza?”. Da quel momento non hanno più avuto alcun rapporto, è stato completamente estromesso da qualunque attività. Quando seppe che sarebbe stato trasferito alla Procura di Bari, l’ultimo giorno utile, eravamo a casa: scoppiò a piangere perché si sentì liberato». Marazia lasciò la Procura di Taranto a novembre 2018. «Dal giorno della mia audizione a Potenza fino a quando me ne sono andato – ha detto il pm – ho avuto solo due fugaci convocazioni dal dottor Capristo, che prima sentivo più volte al giorno».

Carlo Capristo, finito ai domiciliari a maggio 2020 (è tornato in libertà ad agosto e negli scorsi giorni è stato ufficialmente posto in pensione), ha seguito l’udienza in aula accanto ai suoi avvocati. L’audizione dei due pm baresi è durata più di cinque ore (era prevista anche quella del giudice Roberto Olivieri del Castillo, rinviata ad altra data). Curione, in particolare, ha raccontato l’episodio centrale dell’inchiesta, quello su cui si basa l’accusa di tentata concussione: una visita ricevuta in Procura a Trani da Michele Scivittaro, autista di Capristo nel frattempo passato alla Procura di Taranto, che avrebbe chiesto un «favore» per alcuni amici. «Scivittaro cominciò parlando del più e del meno – ha detto la Curione -. Pensai che fosse venuto a salutarmi per sapere come stessi. A un certo punto sembrava sulle spine, come una persona che voleva dirmi qualcosa. Lui mi disse: “Dottoressa, mi manda il capo per quella vicenda dei Mancazzo. Il 16 maggio c’è una udienza per una vendita di un bene immobile dei Mancazzo. Facendo una imputazione per usura a carico del Cuoccio loro la possono esibire in udienza e blocchiamo la procedura, però dottoressa la deve fare subito perché l’udienza è tra un mese”. Poi mi disse che i Mancazzo volevano chiedere il sequestro di alcune cambiali. Io in realtà avevo già preparato una richiesta di archiviazione nei confronti del Cuoccio. Pensai di rimanere fredda perché non volevo far capire la decisione che avevo già preso».

Scivittaro ha nel frattempo patteggiato una condanna a un anno e 10 mesi, mentre gli imprenditori Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo sono coimputati di Capristo i cui avvocati hanno chiesto l’inutilizzabilità di alcuni atti di indagine: la difesa dell’ex procuratore ha sempre sostenuto che Capristo non fosse a conoscenza dell’iniziativa di Scivittaro nei confronti della Curione. Il processo riprenderà il 16 giugno quando dovrebbero essere sentiti, oltre che l’ex pm tranese Antonio Savasta, anche l’avvocato Giuseppe Calafiore, protagonista di un’altra vicenda parallela a quella di Potenza.

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