Procura Trani sotto lente Csm: “Rete sospetta di conoscenze”. Due pm a rischio trasferimento

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fonte: http://www.repubblica.it – di GIULIANO FOSCHINI e LIANA MILELLA

Decine di esposti. Un intreccio di rapporti tra magistrati, avvocati e imprenditori. O, per dirla con le parole del procuratore generale di Bari Anna Maria Tosto, “un’indicazione costante che in quel tribunale ci sarebbe una sorta di rete conoscenze” che indirizzi le indagini, a volte accelerandole a volte rallentandole, per utilizzarle “come ragione di pressione indiretta per conseguire alcuni vantaggi”. Che succede alla procura di Trani, il piccolo eppure famosissimo ufficio giudiziario che in questi anni ha indagato, tra gli altri, sui potenti della finanza italiana e internazionale? Se lo chiede il Consiglio superiore della magistratura che, nei giorni scorsi, ha aperto un fascicolo per valutare il trasferimento di ufficio dei due sostituti procuratori anziani, Antonio Savasta e Luigi Scimè, per “incompatibilità ambientale”.

L’iniziativa nasce al termine di una prima istruttoria effettuata dal Consiglio superiore della magistratura che in questi mesi ha visto protagonista gli uffici giudiziari tranesi, al centro di una rete fitta e incrociata di veleni a tutti i livelli. Tutto è cominciato un paio di anni fa quando un gip in passato in servizio a Trani, Roberto Oliveri del Castillo, dà alle stampe un romanzo, Frammenti di storie semplici, nel quale racconta le “malefatte” che avvengono proprio in un piccolo tribunale di provincia. I nomi sono di fantasia ma i riferimenti chiari: magistrati che si accordano per far finire “sotto indagine, se non arrestarlo, qualche imprenditore o qualche politico (una volta addirittura un vescovo), per poi estorcere denaro per far morire il processo”. Fratelli avvocati che sfruttano le parentele oltre a una lunga serie di malefatte che avvengono in questo tribunale “davanti al mare, in mezzo al castello e alla cattedrale”. Proprio come quello di Trani.

Il libro di Del Castillo (che sull’argomento è stato ascoltato anche dal Csm, in un fascicolo parallelo) solleva un polverone. Mai alto come quello che si alza a luglio quando è pubblicata la foto di un magistrato della procura, Simona Merra, che si fa leccare il piede scherzosamente durante una festa da un avvocato, Leonardo De Cesare. La foto è del 2012. Ma a luglio, quando viene fuori perché allegata in un esposto inviato al Csm, Merra è una delle titolari del fascicolo sulla strage del treno Andria-Corato, De Cesare l’avvocato del principale indagato, il capostazione Vito Piccarreta, le famiglie delle vittime si indignano, la foto finisce ovunque, sui giornali, sui siti e sulle televisioni e il magistrato Merra preferisce lasciare le indagini per evitare “strumentalizzazioni”.

Da grande accusatrice, la procura di Trani comincia quindi a sentirsi grande accusata. Al Csm in meno di due anni arrivano una decina di esposti che, scrive oggi il Consiglio nella procedura aperta a carico dei due magistrati, “anche se in alcuni casi generici o provenienti da soggetti che non è stato possibile identificare hanno contenuto analogo”. Nelle denunce “si evidenzia l’esistenza di una rete di conoscenze tra sostituti procuratori che da anni operano a Trani, avvocati, appartenenti alle forze dell’ordine, amministratori locali e alcuni imprenditori. Tale “rete”influenzerebbe l’inizio e lo svolgimento delle indagini nel senso che, in alcuni casi, in presenza di persone “amiche” le indagini non verrebbero iniziate o comunque “attivate” e per questo archiviate. In altri casi, all’opposto, le indagini avrebbero costituito uno strumento di pressione per conseguire vantaggi, soprattutto economici, per sé o per altri “sodali” e pregiudizio per gli “avversari””.

A Savasta viene contestato il ruolo di un fratello avvocato civile, di un cugino commercialista e di un altro cugino avvocato e alcuni incarichi ricevuti da municipalizzate di Barletta a un avvocato, definito socio occulto del fratello. Inoltre, si parla di “indagini eclatanti” che il pm avrebbe portato avanti, soprattutto nei confronti di banche (Mps, Bnl, Unicredit tra le altre), e finite “sempre con un’archiviazione”. Infine si parla dei suo  i rapporti con un imprenditore da cui aveva acquistato una masseria oggetto di procedimenti penali poi finiti però con assoluzioni, mentre sarebbero in corso altre due indagini partite da altre denunce. A Scimè, che ha anche un fratello con “rilevanti incarichi in aziende municipalizzate del comune di Barletta”, appunta sempre l’organo di autogoverno dei magistrati, il Csm contesta i rapporti con un altro avvocato e un appuntato dei carabinieri.

“Dagli esposti – ha detto in un’audizione al Consiglio il procuratore generale di Bari, Anna Maria Tosto – emerge un clima di oggettivo disagio: la Procura è oggetto di una serie di segnalazioni che comunque dimostrano proprio nella loro sistematicità, l’esistenza di una condizione diffusa di disagio dell’utenza giustizia tranese (…) C’è indubbiamente questa condizione (…) L’indicazione costante è quella che ci sarebbe una sorta di rete tra alcuni sostituti procuratori che da anni operano a Trani, alcuni avvocati e poli economici molto importanti. E in virtù di questa rete di conoscenze, frequentazioni, amicizie, lamentano il fatto che alcune indagini non sono state fatte, che in altri casi vengono fatte indagini solo eclatanti e che altre indagini sono state attivate e archiviate. E che alcune indagini sono state utilizzate come ragione di pressione indiretta per conseguire alcuni vantaggi”.

“Il Csm non ci ha comunicato nulla e comunque ci troviamo in una fase del tutto iniziale del fascicolo” spiegano sia Savasta sia Scimè che, comunque, avevano già chiesto o stavano per chiedere il trasferimento e quindi bloccherebbero la procedura di trasferimento. Il profilo delle contestazioni non è disciplinare, ma soltanto di natura ambientale. “Io non ho mai avuto una contestazione disciplinare nella mia vita” dice Scimè. “E io sono stato sempre assolto da tutto” aggiunge Savasta. “Non ho più rapporti con quell’avvocato citato dal Consiglio- continua il pm Scimè – da più di quattro anni e la vicenda era già stata archiviata, proprio perché tutto era stato trasparente. La storia riguardava la commissione tributaria, io avevo fornito un parere corretto e per questo ho impugnato al Tar la decisione del consiglio giudiziario perché ingiusto ed errato. E proprio oggi è in calendario la discussione”. “Su questi stessi fatti – si difende invece Savasta – ho già ricevuto due assoluzioni dalla procura diLecce e dallo stesso Csm. Per questo trovo incredibile che si torni a parlare di questa storia per ragioni ambientali, sulla base di esposti anonimi. Storia nella quale mi sembra chiaro di non avere alcuna responsabilità, come dimostrerò senza alcun problema anche questa volta”.

Trani: i veleni della procura, “Nessun addebito, siamo sereni”

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