Porti e riporti storici

“… Non siamo in ritardo. Finiremo comunque in un tempo record rispetto a quanto accade in Italia con le opere pubbliche… Ma i porti, in Italia, non li fanno né le Procure né la Corte dei conti, li fanno gli ingegneri e gli operai. Vengano a vedere il cantiere dove stiamo realizzando la più importante opera portuale dell’Adriatico”.
Queste le dichiarazioni spot di chi, per mera propaganda politica, aveva benedetto la prima pietra nel cantiere del nuovo porto commerciale di Molfetta in compagnia del Vescovo Mons. Martella che interagisce spesso in queste operazioni di marketing.
Sì proprio lui il Sindaco Senatore Presidente Antonio Azzollini che, per l’occasione, così come l’altro Presidente, si è vestito di una nuova duplice veste, il Sindaco operaio e ingegnere, e decide di cominciare i lavori per la costruzione del nuovo Porto in assenza della completa disponibilità delle aree, interessate dalla bonifica dei fondali dagli ordigni bellici, senza un progetto esecutivo definito e, evidentemente, senza le necessarie autorizzazioni per l’apertura dei cantieri.
Sembra che il delirio di onnipotenza, tipico nel paese “Berluscopoli”, si sia impossessato anche del cervello del nostro primo cittadino che procede a piè sospinto non curante di TAR, Procure, Corte dei Conti, Consigli di Stato e Authority sui contratti pubblici.
Al nostro Sindaco non interessa se la gara d’appalto per la costruzione del porto risulta essere viziata; a lui interessa solo raggiungere lo scopo politico di far credere ai suoi elettori che i lavori del Porto siano a buon punto e che finiranno in tempo per farlo inaugurare dal suo Presidente Berlusconi.
Chissà che non siano pronte anche le “carceri galleggianti” che il Sindaco vuole ospitare nel costruendo porto in modo che Silvio dopo l’inaugurazione permanga a Molfetta ospite della locale “Alcatraz”, se nel frattempo decida di farsi processare.
Ma le dichiarazioni più preoccupanti di Azzollini riguardano la bonifica, quando dice di aver “… completato la più grande bonifica di ordigni bellici del dopoguerra…”, lasciando senza parole anche gli addetti ai lavori.
Il Sindaco Senatore non sa quello che dice, non ha idea di che cosa sia una bonifica “completa” dei nostri fondali dagli ordigni bellici della seconda guerra mondiale e successive. Ma c’è di più, mentre tutto il mondo, da oltre 65 anni, era a conoscenza che nelle nostre acque c’erano migliaia di bombe convenzionali e chimiche, lui, il Sindaco ingegnere operaio invece no; pur di accontentare i suoi uomini della società “Molfetta Porto” e farsi più di una campagna elettorale con il nuovo porto commerciale, cantierizza i lavori ignorando un piccolo particolare, quella zona è piena di bombe.
Eppure i suoi dirigenti comunali lo avranno avvertito nell’ottobre 2007, quando hanno liquidato l’Impresa “Lucatelli” s.r.l. di Trieste, che fa richiesta di sospensione del servizio di bonifica appaltato essendo impossibilitata a proseguire, avendo individuato una nuova zona particolarmente intasata, detta “zona rossa”; una superficie di 118.000 mq. circa, in cui si è scoperto una concentrazione subacquea di ordigni esplosivi residuati bellici di vario genere, scaricati in mare nel dopoguerra, di notevole entità, dell’ordine delle centinaia di unità. Evidentemente il Sindaco era, ed è, troppo occupato a Roma nella gestione dei suoi bilanci per occuparsi  delle nostre “bombe” quotidiane. A lui piace solo pigiare i detonatori per far brillare bombe nel giorno della festa patronale.
Ma le bombe nel nostro mare purtroppo ci sono e non sarà certo il Sindaco a ”completare la bonifica”.
Anzi, a differenza di numerosi parlamentari, trasversali alle varie forze politiche, il nostro Sindaco non ha lasciato traccia di alcuna interrogazione a proposito della presenza di ordigni bellici nel nostro mare; ne ricordiamo, invece, una molto interessante del suo collega di coalizione Francesco Amoruso di Bisceglie.

Le operazioni di bonifica nell’area portuale, cominciate nell’estate scorsa, provengono dalla Legge finanziaria 448 del 2001 (art. 52, comma 59) che ha stanziato la somma di euro 5.000.000,00, per la realizzazione di un Piano di risanamento ambientale delle aree portuali del Basso Adriatico.
Come “Basso Adriatico” è stata individuata l’area marittima compresa fra il faro di Vieste e Capo d’Otranto. Priorità assoluta per Molfetta, con lo stanziamento più consistente del piano che ha previsto 950mila euro per le operazioni di bonifica nel porto e altri 400mila euro per la bonifica dell’area costiera tra Molfetta e Giovinazzo antistante l’area a terra dell’ex impianto di sconfezionamento ordigni “Stacchini” (Torre Gavetone) di superficie pari a 58.000 mq.
Purtroppo in questo mare di bombe il Sindaco continua a tacere anche nel giorno in cui avviene il primo trasporto in cava di una delle 50 bombe, anche chimiche, trovate nell’area portuale di Molfetta.
E’ trascorso quasi un anno da quando il Liberatorio Politico ha chiesto per la prima volta al nostro Sindaco Senatore Azzollini di informare la cittadinanza sullo stato di salute del nostro mare rispetto alla presenza dell’alga tossica e delle numerose bombe convenzionali e chimiche. Ad oggi non abbiamo mai ricevuto risposte nonostante la situazione, su entrambi i fronti, sia diventata preoccupante. Oltre il Sindaco, hanno taciuto anche altri enti interpellati, primo tra tutti, l’ARPA Puglia che ha fornito alla stampa persino dati e report rassicuranti sullo stato di salute del nostro mare non sempre concordanti con i dati forniti da altri enti indipendenti.
Avevamo chiesto alla Direzione Generale e Scientifica dell’ARPA se, nell’ambito delle competenze assegnatele e nell’esercizio della tutela e salvaguardia ambientale, e soprattutto della tutela della salute dei cittadini, intendevano monitorare le acque marine comprese nello specchio d’acqua antistante Torre Gavetone per verificare eventuali presenze di sostanze tossiche riconducibili agli ordigni bellici a caricamento chimico presenti.
Naturalmente l’area da sottoporre ad indagine, a nostro modesto parere, non dovrebbe essere solo quella più vicina alla riva; in accordo con gli enti che stanno già operando nella zona per lo sminamento, bisognerebbe monitorare anche le aree marine in cui sono state già individuate le bombe a caricamento chimico e/o i fusti metallici che contengono altre sostanze chimiche tossiche.
Molfetta, nonostante le parecchie centinaia di cittadini che hanno subito gli effetti negativi dell’alga tossica, non rientrava tra i comuni monitorati dall’ARPA.
Alla luce di quanto premesso intendiamo ancora denunciare le gravi omissioni del Sindaco Azzollini in materia di prevenzione e informazione sulla salute dei cittadini, e chiediamo sin d’ora di:

  • conoscere quanto prima i divieti di balneazione su tutto il nostro litorale con le relative motivazioni;
  •  conoscere lo stato di salute del nostro mare con i risultati delle analisi dell’acqua eseguiti dalla locale ASL e Arpa Puglia, in riferimento anche alla presunta presenza di sostanze tossiche provenienti dal materiale bellico a caricamento chimico presente nei nostri fondali;
  • conoscere gli esiti degli esami tossicologici eseguiti dalle autorità preposte sul pesce pescato e venduto nel nostro territorio;
  • conoscere il numero, la tipologia, il sito di ritrovamento e il tipo di caricamento degli ordigni ritrovati sui fondali del nostro mare durante l’operazione di bonifica in atto;
  • conoscere i tempi e le modalità delle successive azioni di bonifica, in particolare quelle riguardanti lo specchio d’acqua antistante Torre Gavetone.

Chiediamo inoltre che si istituisca un numero verde sanitario per il monitoraggio degli eventuali casi di malessere provocati dall’alga tossica o da altre sostanze tossiche presenti in mare.

Liberatorio Politico
Matteo d’Ingeo

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