Parrucchieri e estetisti sull’orlo del baratro. La crociata da Molfetta

Il grido di allarme di parrucchieri ed estetiste continua a farsi sentire dopo che la riapertura sembra ancora una volta allontanarsi. Alla categoria era stata data originariamente come possibile data per la ripartenza proprio il 6 aprile. L’incremento dei contagi ha reso necessaria la proroga del lockdown. Probabilmente lo stop proseguirà almeno fino al 20 aprile.

A Molfetta, così come in altre città, il settore è completamente in ginocchio, tanto che aumentano i trasgressori. Effettivamente, a sentire i bene informati, stanno divenendo sempre più frequenti le prestazioni a domicilio, completamente in nero, richieste direttamente dalla clientela. Su molti condomìni è stato evidenziato un viavai continuo non soltanto di chi la professione di parrucchiere ed estetista la praticava già abusivamente, ma anche di chi è regolarmente titolare di un esercizio commerciale, costretto a rimanere chiuso per via delle restrizioni. Sono gli stessi estetisti e parrucchieri a non nascondersi dinanzi a questa situazione a loro dire paradossale.

Tanta delusione è stata espressa da Patrizia Tatulli, titolare a Molfetta di un centro estetico e di un salone di bellezza per signore. «Sono ben consapevole di quello che sta accadendo in città e della diffusione sempre più frequente del lavoro nero – afferma – che ho sempre condannato per diverse motivazioni. Danneggia inevitabilmente tutto il settore, ma purtroppo ogni considerazione oggi si perde completamente nel vuoto. Non mi sento affatto di biasimare chi si sta comportando in questo modo, perché i costi che stiamo sostenendo come categoria sono elevatissimi. A distanza di quasi un mese dalla chiusura, non abbiamo ricevuto alcun tipo di sostegno economico da parte dello Stato. Ci sono dei fitti da pagare – rimarca -, oltre a investimenti fatti proprio per adeguarci ai protocolli di sicurezza richiesti. Per quello che mi riguarda non ho ancora iniziato a lavorare a domicilio, ma non è escluso che lo faccia perché la situazione finanziaria sta diventando insostenibile».

C’è chi, invece, in quanto dipendente assunto regolarmente presso uno dei tanti saloni di bellezza della città, è in cassa integrazione da metà marzo ma non ha visto nemmeno un centesimo. «Dovrò aspettare almeno due mesi per vedere i primi euro di cassa integrazione – afferma Francesca, estetista di 26 anni -, stando a quanto riferisce l’Inps. Nel frattempo vivo in una condizione difficile, con un mutuo da pagare. Nonostante sia dipendente di un centro estetico, ho la mia clientela che mi ha contattato immediatamente dopo la chiusura delle attività. Ammetto di essere nel torto, ma non ho potuto rinunciare alla possibilità di continuare a lavorare. Se la nostra categoria deve rimanere a casa, ci venga erogato quanto ci spetta, ma soprattutto nei tempi giusti. Quelli dello Stato purtroppo non sono compatibili con quelli delle banche a cui la pandemia non interessa».

fonte : Matteo Diamante – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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