Orrore a Molfetta, padre e figlio morti nel tombino di una azienda per salvare l’altro fratello

di GIOVANNI DI BENEDETTO – bari.repubblica.it

“Con mio padre e mio fratello dovevo pulire la cisterna interrata. Ho sollevato il coperchio del tombino che, credo di ricordare, mi è caduto nel pozzo. Ricordo solo di aver tentato di recuperarlo e di aver battuto la testa contro qualcosa”. Sono le parole del giovane operaio, 21 anni, sopravvissuto all’incidente nel quale per salvarlo hanno perso la vita il padre e il fratello. La procura di Trani ha aperto un’indagine per omicidio colposo, e il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia, ha voluto esprimire la sua  commossa partecipazione al dolore della famiglia. Il Capo dello Stato, di fronte al ripetersi di incidenti mortali sul lavoro, ha rinnovato l’appello a che vengano adottate, in ogni circostanza e con il massimo scrupolo, tutte le misure di sicurezza a tutela della vita dei lavoratori impegnati nelle rischiose operazioni di manutenzione. I due operai sono morti mentre erano al lavoro in una azienda di prodotti ittici alla periferia di Molfetta, non lontano dal luogo della tragedia del Truck center, quando il 3 marzo del 2008 il titolare dell’azienda e quattro operai sono rimasti asfissiati dalle esalazioni provenienti da una cisterna che stavano lavando.

Anche le vittime di questo ennesimo incidente mortale sul lavoro sono state uccise dalle esalazioni, stavolta degli scarti contenuti in una fogna interna alla ditta dove confluiscono gli scarti della lavorazione del pesce. L’altro figlio dell’uomo, il più piccolo, è stato salvato. E’ stato estratto vivo dagli operatori del 118 di Molfetta e Bisceglie, i primi a intervenire sul posto, dove sono arrivati anche i carabinieri e la polizia municipale, oltre al pm Mirella Conticelli. Le vittime erano di Bitonto ed erano dipendenti di una ditta esterna di spurgo fogne che lavoravano per l’azienda ittica, la Di Dio srl, nella zona industriale di Molfetta. Nicola e Vincenzo Rizzi,  rispettivamente di 50 e 28 anni, sono annegati all’interno di una vasca interrata di raccolta. L’altro figlio, Alessio, è stato trasportato in ospedale ed è lì che ha raccontato ai medici quel che ricorda della tragedia.

Sul posto sono arrivati i parenti delle vittime. Urla, pianti e scene strazianti di disperazione. Tra i primi ad arrivare sul posto la sorella di Nicola, che ha urlato disperata il proprio dolore per la perdita del fratello e del nipote. Subito dopo è giunto Daniele, un altro fratello di Nicola, anche lui titolare di una ditta di autospurgo e per diversi anni socio del fratello nell’azienda che entrambi avevano ereditato dal padre. Davanti all’azienda ‘Di Dio’ c’è stato, per circa un’ora, un mesto via vai di parenti e conoscenti delle vittime. E’ giunto anche l’assessore regionale al Lavoro, Leo Caroli. Le indagini sull’incidente sono coordinate dal pm di turno del tribunale di Trani Mirella Conticelli, che ha compiuto un sopralluogo nello stabilimento ittico. Per domani i comuni di Molfetta e quello di Bitonto, hanno proclamato il lutto cittadino.

I sindaci di Molfetta Paola Natalicchio e di Bitonto Michele Abbaticchio con una nota si uniscono al dolore della famiglia esprimendo “sgomento, senso di ingiustizia, fragilità, sentimenti che pervadono le comunità cittadine”. “Queste morti sono difficili da accettare” hanno comunicato i due sindaci, che in segno di rispetto e cordoglio hanno concordato la proclamazione del lutto cittadino in occasione dei funerali. La procura procederà con molta probabilità nei confronti del legale rappresentante dell’azienda, le indagini ipotizzano che il pozzo cisterna sul quale stavano lavorando i tre operai della ditta di autospurgo non fosse a norma. Dal pozzo – dicono fonti
investigative – provengono “miasmi letali” e le vittime potrebbero non essere morte per annegamento. Le indagini sono coordinate dal procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, e dal pm di turno Conticelli.

Quest’ultimo domani disporrà l’autopsia per accertare le cause del decesso di padre e figlio. Al momento gli inquirenti ipotizzano che padre e figlio siano morti per asfissia, anche se solo l’autopsia potrà chiarire se abbiano respirato e/o ingerito sostanze tossiche. I militari stanno cercando di accertare anche se la presenza di quella cisterna fosse normale, se i tre hanno rispettato le precauzioni previste dalla legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Sul luogo dell’incidente non sono state trovate le mascherine che i tre avrebbero dovuto indossare e che – non è però escluso – potrebbero essere cadute nella cisterna.

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