Niente patteggiamento per l’ex gip De Benedictis: processo a porte chiuse

Sarà un processo a porte chiuse, quello che ha come protagonisti l’ex gip Giuseppe De Benedictis, l’avvocato Giancarlo Chiariello e altre sette persone accusate di corruzione in atti giudiziari. Tutti hanno chiesto il rito abbreviato: il procedimento sarà definito sulla base degli atti e a porte chiuse, come prevede il Codice di procedura penale. Non patteggerà De Benedictis, a cui la Procura non ha dato il consenso a restare entro i cinque anni di pena (oltre i quali il patteggiamento non può andare) e ha provato a farlo Chiariello, il quale — tramite gli avvocati Andrea Sambati e Gaetano Sassanelli — ha lanciato la proposta di concordare una pena di quattro anni e sei mesi e, in subordine, di essere giudicato con il rito abbreviato.
 
Toccherà alla giudice Laura Liguori decidere se accettare tale patteggiamento, al quale i pm Roberta Licci e Alessandro Prontera non hanno comunque prestato il consenso ritenendo che il penalista non possa scendere sotto i cinque anni Gli altri imputati che hanno chiesto gli abbreviati sono il figlio di Chiariello, Alberto, e la collaboratrice Marianna Casadibari; il carabiniere (richiesta del diritto all’oblio) e i pregiudicati Danilo Della Malva (oggi collaboratore di giustizia), Antonio Ippedico e Roberto Dello Russo, l’avvocato foggiano Michele Gianquitto (difesi dagli avvocati Gianfranco Schirone, Saverio Ingraffia, Filiberto Palumbo, Michele Laforgia, Marina Zanivan, Ada Rosito, Luigi Covella, Nicola Cavalluzzi, Achille Stanziale e Francesco Santangelo). Sono accusati di concorso in corruzione e alcuni anche di rivelazione di atti coperti da segreto.
 
La richiesta di abbreviati non è piaciuta all’Avvocatura dello Stato, costituita per conto della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero della Giustizia, che non ha accettato i riti alternativi riservandosi di chiedere i danni in sede civile agli imputati. Questo significa che con tutta probabilità uscirà dal processo penale, nel quale resta invece costituito, l’Ordine degli avvocati di Bari. La prossima udienza è stata fissata per il 1° febbraio. In apertura sono previsti gli interrogatori di alcuni imputati, poi la requisitoria dei pm. E proseguono le indagini su altri presunti casi di corruzione nel tribunale di Bari nell’ambito del fascicolo principale, dal quale era stata stralciata la posizione delle nove persone coinvolte nelle presunte scarcerazioni facili di Della Malva, Gianquitto, Dello Russo e Ippedico. Tre dei quattro casi di corruzione contestati sono stati ammessi da Chiariello e De Benedictis, che hanno invece negato di avere preso accordi per far ottenere i domiciliari a Gianquitto.
 
Sull’ex giudice di Molfetta ( le cui dimissioni sono state accettate dal Csm e quindi non fa più parte della magistratura) è aperta un’altra inchiesta, relativa alla detenzione di un arsenale da guerra in una masseria di Andria. Insieme con De Benedictis sono indagati Antonio Serafino, che è un caporal maggiore dell’Esercito , e l’imprenditore Antonio Tannoia. Anche questa indagine è prossima al capolinea, come dimostra il fatto che pochi giorni fa è stata la Procura della Repubblica di Lecce a chiedere che De Benedictis fosse scarcerato, ritenendo che siano venute meno le esigenze cautelari.
 

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