Nessuno si è mai interessato della truffa ai danni dello stato messa in atto dal Senatore Azzollini, con la L.376/2003?

4d6df236ddb2e174e88c5f7bc268dfc1  nelle foto: palazzine in via Aldo Fontana – Molfetta

Articolo scritto nel Marzo del 2006

Pubblichiamo la versione integrale di una vera e propria denuncia, avanzata da Matteo d’Ingeo nel Marzo 2006, dopo aver curato nel Maggio 2004, un libro bianco in collaborazione del Partito della Rifondazione Comunista in cui c’è la presentazione di Nichi Vendola che attacca pesantemente il Senatore Antonio Azzollini  in merito all’avvilente vicenda legata alle palazzine ubicate a Molfetta in via Aldo Fontana (nella foto). Manufatti destinati alla demolizione solo dopo qualche anno la loro realizzazione, determinando situazioni critiche, in molti casi drammatiche, a tutte quelle famiglie o singoli cittadini che avevano investito i propri risparmi nell’acquisto di quegli appartamenti. Il Ministero delle Infrastrutture ed opere pubbliche nel dicembre 2003, all’interno della L.376, stanzia per le Palazzine “A. Fontana” 4.500.000,00 Euro.  Il Senatore Azzollini riuscì ad ingannare il Parlamento facendo credere che le ” Palazzine Fontana ” fossero un’opera pubblica, invece erano le palazzine ITALCO-C.E.R. di edilizia sperimentale, già destinatarie di un contributo statale di £. 1.450.000.000, con decreto Ministeriale n. 1580 del 27.4.1989.  Tutta la storia potrete leggerla nel libro bianco CATASTROFI SENZA COLPEVOLI

Fatta la legge, trovata la calamità

In questi giorni a Molfetta, in provincia di Bari, si sta consumando l’ultimo atto di una lunga storia cominciata negli anni ’80.

E’ mai possibile che cinque palazzine, con 50 appartamenti, vengano abbattute senza uno straccio di ordinanza sindacale di demolizione? Anche la demolizione di un vano tecnico abusivo, in un qualsiasi comune del nostro Paese, viene eseguita con un’ordinanza di demolizione. Nella nostra città, invece, questa assunzione di responsabilità di un Sindaco, o di chi per lui, è un optional. Tutto questo avviene nel più totale disinteresse e silenzio delle forze politiche sia di destra che di sinistra, sia di maggioranza che di opposizione. 


Da tre anni chi scrive ha prodotto articoli su giornali locali che sono stati dei veri e propri atti di accusa nei confronti di amministratori locali, Senatori, dirigenti comunali e imprenditori. Un proprietario di questi immobili, l’unico ad opporsi alla loro demolizione, ha prodotto decine di esposti presso le forze dell’ordine e presso la Procura. Sono stati presentati anche dei dossier ma nulla ancora oggi è accaduto. Sembra quasi che si abbia paura di affrontare la questione, perché troppo scottante, o perché compromettente per più amministrazioni comunali.  

Ma potrebbe anche esserci qualcosa di più importante da tutelare: un Senatore della Repubblica. E’ bene ricordare che queste palazzine stanno cadendo sotto i colpi di una pala meccanica in virtù di una Legge dello Stato, la n. 376/2003 – Finanziamenti di interventi per opere pubbliche.  

Con la delibera di Giunta Comunale n. 224 del 5.6.2003 il Sindaco Tommaso Minervini e gli assessori presenti (Magarelli, Visaggio, Brattoli, Uva, Ancona e Tammacco) chiedono al Presidente del Consiglio Berlusconi il riconoscimento dello stato di emergenza per calamità naturale in favore delle Palazzine in via Aldo Fontana.  

Tale richiesta fu inoltrata ai sensi dell’Art. 2 della legge n.225/1992 – Istituzione del Servizio di Protezione Civile. – che distingue gli eventi in:  

– eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;
– eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni componenti in via ordinaria;
calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. 
  

I nostri amministratori decidono bene di scegliere la terza ipotesi, pur consapevoli che gli eventi in atto nei fabbricati di Via Aldo Fontana erano e restano connessi all’attività umana. Omettono anche di riportare le conclusioni cui giungono i periti tecnici :  

“Dall’esame dei risultati delle analisi effettuate si può trarre che la causa principale dello stato di degrado strutturale debba individuarsi nella contaminazione del calcestruzzo per elevato tenore di ioni cloruro, dovuto alla contaminazione del calcestruzzo durante la miscelazione  

Ciò trova conferma nell’ammissione fatta al C.T.U. dal direttore dei lavori, ing. Leonardo de Gennaro: 

“Il confezionamento del calcestruzzo è stato eseguito in cantiere dall’Impresa costruttrice utilizzando acqua emunta da pozzo trivellato in sito.”   

In seguito a tale richiesta, il Ministero delle Infrastrutture ed opere pubbliche nel dicembre 2003, all’interno della L.376, stanzia per le Palazzine “A. Fontana” 4.500.000,00 Euro  

Ma in Parlamento sicuramente non si ha ben presente cosa siano le Palazzine ” A. Fontana”, da non confondersi con le palazzine ITALCO-C.E.R. di edilizia sperimentale. Queste ultime sorgono sul prolungamento di Via A. Fontana, già destinatarie di un contributo statale di £. 1.450.000.000, con decreto Ministeriale n. 1580 del 27.4.1989 

Tra l’altro questa strana “opera pubblica” è inserita in un elenco di oltre cento vere e proprie opere pubbliche. Possiamo parlare di truffa ai danni dello Stato? Io direi proprio di sì.   

Mi confortano anche gli interventi fatti alla Camera quando è andato in discussione questo provvedimento. Basterebbe citare l’intervento dell’On. Giovanni Russo Spena di (Rif.Com) che diceva:   

Signor Presidente, noi voteremo contro questo provvedimento che riteniamo sconcertante (questo è l’aggettivo che desidero usare). Un provvedimento che risponde, come è stato già detto, più alle necessità del collegio di alcuni parlamentari della maggioranza che a reali necessità. Non conosciamo il criterio utilizzato per la selezione delle opere, ad esempio, per quanto riguarda i comuni: perché in alcuni comuni sì e in altri no, se non, magari in relazione alle maggioranze politiche di quei comuni. Ciò è intuibile. Non sappiamo nemmeno se gli stanziamenti decisi siano in quanto tali sufficienti. A volte le opere iniziano per ragioni propagandistiche, populistiche, magari per una tornata elettorale imminente e poi non sono concluse perché non vengono dati finanziamenti sufficienti o, perlomeno, gli scaglioni degli stessi non sono programmati. Quindi, questo Governo e questa maggioranza impongono provvedimenti che incidono sulla spesa pubblica con criteri privatistici, elettoralistici e demagogici, di fronte, invece, al bisogno di interventi strategici in materia di difesa del suolo, di dissesto idrogeologico, di messa in sicurezza del territorio e di infrastrutture per lo sviluppo del Mezzogiorno”.   

E’ anche interessante leggere l’intervento dell’On. di Forza Italia, Gabriella Mondello, la quale prima del voto diceva:   

”Tale testo è stato visto sotto un duplice aspetto. Potrebbe essere giudicato come il tipico intervento a pioggia o clientelare, com’è stato definito. Ma, per lunga esperienza, sappiamo che si definiscono clientelari quei provvedimenti che soddisfano le esigenze di parecchie comunità e di moltissime persone. Ritengo, invece, che questo provvedimento rientri a pieno titolo nell’impegno programmatico del Governo Berlusconi, vale a dire la realizzazione di opere pubbliche che, da moltissimi anni, non vengono attuate in moltissime zone del nostro paese. Credo che le opere comprese in questo elenco siano tutte di grande importanza e rientrino soprattutto in quattro filoni. Mi riferisco alla messa in sicurezza di strade già esistenti che, in tal modo, acquisteranno una valenza molto più importante. Non si tratta, come è stato detto, di cattedrali nel deserto. Si tratta in gran parte di strade e collegamenti esistenti, che verranno messi in sicurezza e migliorati per l’utilizzo da parte delle comunità cui sono rivolti. Vi sono poi interventi di notevole attualità, come l’arginatura di corsi d’acqua: sappiamo infatti che i mutamenti climatici producono spesso eventi meteorologici dannosi, ed è questa la fattispecie alla quale si riferiscono tali interventi. Altri interventi prevedono il riutilizzo di strutture ormai obsolete, come la trasformazione di sedi ferroviarie in piste ciclabili, particolarmente rilevanti in quanto fruibili da parte dei residenti e dei turisti, visti i luoghi in cui si trovano. C’è un’ulteriore tipologia di interventi, riguardanti il potenziamento di strutture con rilevanti finalizzazioni di carattere sociale, come le sedi dei vigili del fuoco e altri tipi di strutture. Ritengo pertanto che l’astensione di alcuni gruppi sia motivata, in quanto si è compreso che siamo di fronte ad opere concrete, che vanno a soddisfare esigenze manifestate da molti anni. Per tali motivi il gruppo di Forza Italia, il gruppo del “fare”, esprimerà voto favorevole sul provvedimento in esame”.  

Lascio a voi indovinare, in quale dei 4 citati filoni si colloca la straordinaria “opera pubblica molfettese”. L’aspetto più sconcertante di questa vicenda è la struttura machiavellica con cui si è preparato il terreno per ottenere il finanziamento e distrarre danaro pubblico per riparare un danno procurato da un imprenditore ad altri privati cittadini.  

Qualche forza politica e qualche Senatore per favorire dei privati, anche parenti di segretario di partito, mette su questa bella messinscena. Per rendere più credibile la richiesta di finanziamenti pubblici, nel carteggio inviato con la già citata delibera n. 224 del 5.6.2003, si dichiara che i fabbricati, pur essendo stati realizzati appena dieci anni fa, sono stati interessati da” invecchiamento” precoce (catastrofe o calamità?), tanto da costituire “un fenomeno di assoluta eccezionalità e straordinarietà mai osservato prima in nessuna parte del mondo“.  

In virtù di questa eccezionalità e straordinarietà invito tutti i giornalisti d’Italia a recarsi a Molfetta per fotografare ed immortalare questo fenomeno unico al mondo. Inoltre invito la Magistratura ad avviare le dovute indagini, perché di tempo ne è trascorso anche troppo, per individuare possibili responsabilità penali e/o amministrative a carico di politici, tecnici e/o privati cittadini, che stanno utilizzando finanziamenti statali, destinati a costruire opere pubbliche, per abbattere e ricostruire degli alloggi privati.  

Matteo d’Ingeo

Leggi il libro bianco, presentato nel maggio 2004, curato da Matteo d’Ingeo e la presentazione di Nichi Vendola QUI

CATASTROFI Senza Colpevoli Frontespizio

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