Mi chiamo Pino Depresso, Pino dalla nascita e Depresso da quando mi hanno affidato all’assessore Mariano Caputo. Quando ero giovane avevo una grande chioma che faceva ombra e ospitava nidi di tordi e passeri canterini. Poi invecchiando la mia chioma era cresciuta in maniera disordinata e gli uomini del “fare” decisero che ero pericoloso per la pubblica incolumità e tagliarono i miei rami.
Da allora la chioma non è più ricresciuta; le mie radici hanno smesso di portarmi su l’acqua perché altri uomini del “fare smart” le hanno tagliate per fare spazio alle piscine della fontanella e al nuovo sistema di irrigazione che non servirà a farmi vivere; non ho più le mie radici. Ho i giorni contati e vi chiedo solo di utilizzare i miei ceppi per alimentare un grande falò nel piazzale della stazione.
Ballate e cantate, mentre le mie ceneri si consumeranno, per gridare al mondo che anch’io sono un essere vivente e chi mi sta ammazzando non merita di rimanere ancora al suo posto per evitare che tolga la vita ad altri miei fratelli.