Magistrati arrestati, Tribunale Lecce revoca interdizione all’avvocato Sfrecola. Procura conferma i domiciliari a Savasta

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Il Tribunale di Lecce ha revocato l’interdizione all’avvocato Ruggiero Sfrecola di Barletta, coinvolto nell’indagine che il 14 gennaio ha portato all’arresto dei magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi. Lo ha deciso il gip Giovanni Gallo accogliendo l’istanza degli avvocati Sambati, Chiariello e Cioce secondo cui Sfrecola non avrebbe avuto alcun ruolo di intermediazione tra l’imprenditore Luigi D’Agostino e il pm Savasta: secondo l’accusa, Savasta avrebbe omesso di iscrivere tra gli indagati di una indagine per reati fiscali il nome di D’Agostino che avrebbe ricambiato con soldi e organizzando un incontro a Palazzo Chigi tra l’allora pm di Trani e l’allora sottosegretario Luca Lotti.

Il Tribunale monocratico di Trani ha assolto «perché il fatto non sussiste» gli imprenditori di Corato (Bari) Giuseppe Lotito e Salvatore Piccolomo, accusati dall’allora pm di Trani Antonio Savasta di aver ordito un piano per danneggiare l’imprenditore Flavio D’Introno, amico di Savasta, incolpandolo di usura. I fatti risalgono al giugno 2012. Savasta, ora in carcere su disposizione della magistratura salentina per presunte mazzette ricevute in cambio di procedimenti penali favorevoli (tra i quali quello “Fenerator” per usura a carico di D’Introno) e indagato anche per le accuse ai due testimoni, ipotizzava nei loro confronti il reato di minacce per far ritrattare un testimone.
In particolare, stando alla ricostruzione accusatoria formulata da Savasta sulla base anche di una annotazione di pg a firma del poliziotto Vincenzo Di Chiaro (anche lui arrestato nell’inchiesta dei pm di Lecce), Lotito e Piccolomo, difesi dagli avvocati Andrea Moreno e Chiara Introna, avevano minacciato un altro testimone del processo «Fenerator», Francesco Gadaleta perché accusasse D’Introno di usura (nello specifico perché ritrattasse le dichiarazioni che discolpavano l’imputato). A sostenere tale accusa c’era anche una annotazione di Di Chiaro, ritenuta falsa, nella quale c’era scritto che il poliziotto aveva sentito dire da uno dei due testimoni che “anche se D’Introno non mi ha mai fatto usura … sarà condannato perché quando siamo stati sentiti dal giudice abbiamo saputo fingere bene». D’Introno, che poi per usura è stato condannato, in questo processo era parte offesa.
Per la falsa annotazione di pg, Di Chiaro è già indagato a Lecce, ma oggi il Tribunale di Trani ha trasmesso gli atti alla Procura per valutare la posizione sua e di altre due persone, Gadaleta e Michele Valente, tutti «uomini di D’introno», come hanno scritto gli stessi pm di Lecce nelle imputazioni a carico di Savasta.

La Procura di Lecce ha dato parere favorevole alla richiesta di concessione degli arresti domiciliari avanzata la scorsa settimana dai difensori dell’ex pm di Trani Antonio Savasta. La decisione del gip Giovanni Gallo è attesa per domani.
Savasta è stato arrestato e condotto in carcere lo scorso 14 gennaio insieme al collega tranese Michele Nardi. Al momento dell’arresto i due erano in servizio presso il Tribunale di Roma. Insieme ai due magistrati venne arrestato l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso commessi tra il 2014 e il 2018. Tra le motivazioni della richiesta di attenuazione della misura cautelare, il comportamento collaborativo con i pubblici ministeri avuto da Savasta e le sue dimissioni dalla magistratura. Nessuna richiesta di scarcerazione è stata invece riproposta dai legali di Michele Nardi, il quale di recente è stato trasferito dal carcere di Matera a quello di Taranto.

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