Mafia del Gargano, fondi europei al boss in cella: ora dovrà restituire 126mila euro

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di ANTONELLO CASSANO – http://bari.repubblica.it/cronaca/2016/05/15/

Il boss col pollice verde deve restituire il maltolto. Armando Li Bergolis, esponente dell’omonimo clan tra i più violenti della mafia garganica, e sua moglie Maria Teresa Riccardo dovranno pagare 126mila euro in favore dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura: tanti quanti sono i soldi che Li Bergolis, condannato a 27 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso, ha regolarmente incassato dal 2005 al 2008 dalla stessa Agea per i suoi suoli a Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo.

Lo ha stabilito la Corte dei conti, sezione Puglia, nella sentenza con cui calcola l’entità del rimborso che i due coniugi dovranno pagare. La vicenda risale al maggio 2011, quando i militari della guardia di finanza di Foggia scoprirono la truffa. Li Bergolis era detenuto in carcere, ma intanto richiedeva contributi all’Unione europea. In tre anni, dal 2005 al 2008, aveva regolarmente presentato domanda di finanziamento per alcuni suoli in provincia di Foggia. Contributi europei ricevuti, però, senza averne diritto. Non fosse altro perché Li Bergolis (noto alle cronache anche per essere diventato papà in carcere nel 2014 grazie alla procreazione assistita) all’epoca era già sottoposto a misura di prevenzione antimafia.

Il boss aveva presentato tutti i documenti, tranne quello relativo alla sua fedina penale: un requisito fondamentale per accedere al finanziamento, visto che la normativa antimafia vieta ai condannati per mafia di accedere a contributi statali. Per questo la frode era stata realizzata grazie alla collaborazione della moglie. Entrambi furono denunciati per falso e truffa aggravata. La vicenda, però, non è finita qui. A seguito degli articoli di stampa comparsi sulla vicenda, la Procura regionale della Corte dei conti ha acceso il faro e avviato indagini (condotte dal pm Pierpaolo Grasso, viceprocuratore della Corte dei conti pugliese), agendo per il risarcimento del danno erariale.

E così viene fuori che mentre nel 2005 Li Bergolis aveva fatto tutto da sé chiedendo per conto proprio i contributi oltre al premio supplementare nel settore delle carni bovine, «dal 2006 al 2008 — è scritto nella sentenza — la moglie Teresa Riccardo, per il tramite della società Caa Copagri, ha proceduto per conto del marito a chiedere i contributi». Per questo i giudici contabili hanno deciso di condannare Li Bergolis e la moglie a pagare 126mila euro all’Agea, sequestrando anche due abitazioni di proprietà della coppia. La sentenza può essere appellata entro un anno. Nel caso in cui diventasse definitiva, i beni potrebbero essere pignorati in favore dell’Agea.

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