fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Per devozione, solo per devozione. Non un messaggio mafioso, ma un atto di devozione nei confronti del patrono della città, San Rocco e un tributo alla memoria del figlio, Michele, assassinato 8 anni orsono e coinvolto in alcune inchieste di malavita. La famiglia Buscemi con il suo capofamiglia, Giuseppe, viene allo scoperta e spiega il significato di quel «Viva San Rocco, viva San Michele» firmato «Famiglia Buscemi» sulla mongolfiera ad aria calda lanciato la sera più importante della festa in onore di San Rocco, patrono di Valenzano. Un gesto che dal deputato del Pd, Dario Ginefra, in una interpellanza parlamentare è stato interpretato come «un messaggio simbolico» di ambienti vicini alla malavita.
«Quella mongolfiera è stata semplicemente frutto di una sentita devozione familiare verso San Rocco, e verso San Michele, di cui mio figlio Michele era onorato di portare il nome, alla stregua di altri componenti della mia famiglia». Così ha scritto Giuseppe Buscemi, 66 anni, il capofamiglia, in una lettera alla «Gazzetta»: «Una forma di devozione religiosa, ripetuta anche negli anni anche in ricordo di mio figlio ucciso a seguito di un banale litigio».
Le cronache degli ultimi 10anni hanno costantemente associato i Buscemi di Valenzano alla famiglia di Salvatore Buscemi,uomo di Cosa Nostra. «Io Giuseppe Buscemi, sono il quinto di dieci fratelli. Tutti i membri della mia famiglia sono soggetti assolutamente incensurati, fatta eccezione per il sottoscritto condannato per un furto e un tentato furto, fatti risalenti agli anni Settanta e mai coinvolti in processi di criminalità organizzata, compreso mio fratello Salvatore, nato a Palermo e deceduto nel lontano 1076».
Non sono mancate anche questa volta le reazioni. Secondo Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto, vicepresidente nazionale di «Avviso pubblico», «quella mongolfiera, con scritte evocative, che sale verso il cielo è stato comunque un segnale forte. Inquietante». Don Marcello Cozzi, lucano, della segreteria nazionale di «Libera», parla invece di «un episodio meno grave di tanti altri. Almeno non è l’ennesima statua portata in processione che va facendo inchini dinanzi all’abitazione del boss di turno». «Se la famiglia Buscemi ha ritenuto di fare questa precisazione – dice il sindaco di Valenzano, Antonio Lomoro – penso che abbia fatto bene e se il senso voleva essere solo quello di un atto di fede va altrettanto bene». «Non è mio compito rispondere alla lettera della famiglia Buscemi – dice invece Antonio Decaro -. Io ho fatto il mio dovere di sindaco metropolitano chiedendo a tutta la comunità di tenere sempre alta l’attenzione per cancellare le zone grigie in cui spesso non si riesce a distinguere la linea di demarcazione tra la legalità e l’illegalità».