L’ossessione di Renzi per le trivelle

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Drill Baby Drill, sembra il leitmotiv scelto prima da Monti – che faceva approvare la Strategia Energetica Nazionale (SEN) nel marzo del 2013 poco prima di passare la mano al Governo Letta – e proseguito da Renzi, in modo acritico.
Acritico e con la testa rivolta a un passato fossile. Infatti la SEN – documento dal valore giuridico discutibile, non votato dal Parlamento e previsto da una legge abrogata dal referendum nucleare – prevederebbe di promuovere un piano di estrazione di tutto il petrolio e gas presente nel sottosuolo italiano pari a 126 Mtep (milioni di tonnellate di equivalenti di petrolio) come riserve certe, e altri 700 come riserve probabili.
Rimanendo alle sole certezze, se anche avessimo la bacchetta di Harry Potter e tirassimo fuori tutto quel petrolio e gas non riusciremmo a coprire il consumo di energia fossile di un solo anno (135 Mtep).
Ancora più ridicola è la quota di petrolio a mare: 11 milioni di tonnellate, il consumo di un paio di mesi di petrolio e di un solo mese in termini di consumi totali di energia. Per questa ragione ci sembra uno scandalo voler bucherellare i nostri mari in cambio di quasi nulla (a parte i soldi che ricaverà chi estrae: 8 miliardi di dollari circa). Per avviare subito il percorso, si ipotizza nello “Sblocca Italia” – ancora in discussione – di accentrare, per le estrazioni a mare, le competenze e le decisioni a livello di Ministero, riducendo così il ruolo delle Regioni. E, per quei progetti posti “in prossimità di aree di altri Paesi rivieraschi”, senza nemmeno fare una VIA (valutazione di impatto ambientale), ma con concessioni temporanee di cinque anni rinnovabili per altri cinque.

Ora questi obiettivi di estrazione fino all’ultima goccia di petrolio vanno confrontati con gli scenari energetici che per la SEN, per il 2020, prevedrebbero una quota di rinnovabili elettriche del 35-38%. Certo, rispetto alle previsioni fatte nel 2010 (il 26%) può sembrare un passo in avanti, ma rispetto alla attuale realtà (il 40% nei primi otto mesi di quest’anno) è una marcia indietro. Prendendo alla lettera la Strategia, dovremmo persino far marcia indietro sulle rinnovabili! Anche questo nel #cambiaverso di Renzi?
Ed è proprio una assurdità logica il voler “estrarre tutto” il petrolio nei prossimi anni senza proporre allo stesso tempo uno scenario credibile e con strumenti adeguati di decarbonizzazione che porti progressivamente l’Italia a un’economia basata sulle rinnovabili e l’efficienza.
Contestiamo dunque la scelta delle trivelle a mare: rischiare incidenti per così poco petrolio è una scelta scellerata. Urge una vera strategia energetica rinnovabile e, invece, si va su trivelle si sono colpite le rinnovabili con lo “spalma-incentivi”.
Renzi: così non va proprio.

Giuseppe Onufrio – Direttore esecutivo Greenpeace Italia

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