Lettera aperta al Sindaco Azzollini

Carissimo Sindaco Senatore Azzollini,

le ferie d’agosto ci vorrebbero tutti spensierati, rilassati e distesi sulle nostre spiagge a goderci quel valore aggiunto che il mare rappresenta per la nostra terra. Ma così non è.

Avevamo denunciato nelle settimane scorse la Sua “dimenticanza” nel non aver diffuso l’ordinanza del divieto di balneazione, in alcuni tratti del nostro litorale, e Lei ha dovuto tamponare questa grave mancanza affiggendo negli ultimi giorni del mese scorso un’ordinanza datata “Luglio 2008”, ammettendo, ci dispiace dirlo, la Sua disattenzione rispetto alla salvaguardia della salute pubblica.

Ancor più grave ci sembra la mancata informazione sullo stato di salute del nostro mare che abbiamo richiesto da diverse settimane.
Infatti, mentre Lei affronta con spettacolarità il problema delle bombe all’iprite nel nostro mare, andando in giro ad azionare detonatori, la preoccupazione dei cittadini aumenta sempre di più.
I suoi colleghi parlamentari di cordata (vedi l’on. Amoruso per le bombe all’iprite e l’on. Germontani per l’alga tossica di cui è possibile leggere l’interrogazione, la risposta del sottosegretario e la replica dell’interrogante) in questi anni si sono preoccupati dello stato di salute del nostro mare, pur non essendo molfettesi, invece Lei si è lasciato distrarre dalle grandi opere pubbliche (nuovo porto commerciale) ed anche dalle false opere pubbliche (Palazzine Fontana) pur di portare cemento milionario a Molfetta.

Ancora oggi, come abbiamo più volte ribadito, ci sembra che il progetto di sminamento  dell’area portuale di Molfetta, per Lei sia un  piccolo incidente di percorso che sta ritardando l’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo porto, da Lei sfruttato affinché i cittadini ne colgano solo l’aspetto demagogico quando dice:
“Lo sminamento in atto in questi giorni permetterà non solo di accelerare i lavori di costruzione del nuovo porto commerciale, ma soprattutto rappresenterà un elemento di sicurezza per l’incolumità dei lavoratori, quali armatori e marinai, che finalmente potranno lavorare serenamente senza alcun rischio legato agli esplosivi presenti in mare.”

Molto probabilmente ai cittadini molfettesi dovrebbe stare maggiormente a cuore la propria salute e quella dei propri figli piuttosto che il nuovo porto e quindi sarebbe meglio svelare i segreti che nascondono i nostri fondali marini.

Lei, Sindaco, ha il doppio dovere, anche in veste di rappresentante dello Stato, di raccontarci tutta la verità sulle bombe all’iprite e sull’alga tossica.
Questa strana coincidenza preoccupa non poco e non ci rassicurano le notizie che dal capoluogo pugliese e da altri  comuni del nord barese giungono, in questi giorni, per il pre-allarme che l’ARPA Puglia  ha lanciato per l’alga tossica.
Nel corso delle analisi periodicamente realizzate lungo tutta la costa pugliese, la stessa ARPA ha riscontrato una presenza massiccia della ostreopsis ovata che lo scorso anno mandò in ospedale 80 persone in tutta la provincia di Bari, e Molfetta, la scorsa estate, proprio a ferragosto, ha avuto parecchie decine di cittadini che si sono rivolte al vicino Pronto Soccorso per malori dovuti alla così temuta alga.
I responsabili dell’ARPA hanno parlato di parecchi siti sotto controllo lungo la costa pugliese, ma non hanno specificato quali. Quindi è necessario che Lei, Sindaco, informi la cittadinanza, preventivamente, se Molfetta è tra i siti a rischio e su  come i cittadini devono difendersi da questo misterioso e invisibile nemico.
In questi giorni le preoccupazioni non vengono solo dalla presunta alga tossica, ma anche dalle bombe a caricamento chimico che Lei ha imparato a far brillare nel nostro mare.
Nei comunicati stampa che sono stati diramati dal Palazzo di Città si parla di 54 aree interessate dalla presenza di ordigni convenzionali e a caricamento speciale (fosforo, iprite ed altri aggressivi chimici).
Viene spontaneo chiedersi, perché nessuno ce lo spiega, se assisteremo ad altre azioni spettacolari da Lei dirette, ovvero, se ci saranno altri ordigni da far brillare in mare, rassicurando l’opinione pubblica che “si è scelto una zona di fondale sabbioso per non arrecare danno all’ecosistema”?
Quello che preoccupa invece, oltre il danno all’ecosistema per ogni esplosione, è il danno che da oltre 60 anni le bombe a caricamento chimico hanno creato nel nostro mare.
La letteratura storica e scientifica parla di migliaia di bombe all’iprite presenti nell’area costiera tra Molfetta e Giovinazzo antistante l’ex impianto di “sconfezionamento ordigni” Stacchini, meglio conosciuto come Torre Gavetone.
E se fosse vero che ogni bomba conteneva 30kg di iprite non c’è proprio da stare tranquilli!

Così come non erano rassicuranti i risultati del programma di ricerca A.C.A.B., svolto dall’I.C.R.A.M. (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare) tra il dicembre 1997 e ottobre 1999, proprio al largo di Molfetta ad una profondità tra i 150 e 450 metri.

“I fondali indagati”, recita il rapporto finale del coordinatore delle indagini Ezio Amato, “costituiscono una delle quattro aree di affondamento individuate”. Quanto alle altre presenti nell’Adriatico è impossibile saperlo perché le autorità militari non forniscono informazioni.
È certo, invece, che il caricamento delle migliaia di ordigni individuati dall’Icram è costituito da aggressivi chimici a base di iprite e composti di arsenico.
In alcuni casi l’aggressivo chimico è conservato in bidoni anch’essi adagiati sui fondali e che, a causa della corrosione, continuano a rilasciare sostanze letali.
Negli ultimi anni abbiamo appreso da fonti giornalistiche, scientifiche, nonché da studi universitari che a seconda dei casi, queste sostanze provocano la distruzione delle cellule umane, attaccando occhi, pelle e apparato respiratorio; alterano la trasmissione degli stimoli nervosi.
Negli organismi che ne entrano in contatto le sostanze provocano bruciore, edema, congiuntiviti, congestioni in naso, gola, trachea e bronchi, danni polmonari cronici e asfissia; sono scientificamente provate anche le alterazioni genetiche.
Studi approfonditi sugli effetti sull’uomo sono stati realizzati dal professor Giorgio Assennato dell’Università di Bari, che ha condotto un’indagine su 232 pescatori pugliesi vittime di incidenti tra il 1946 e il ’94. Le conseguenze peggiori avvengono per l’esposizione agli agenti tossici, attraverso l’inalazione dei vapori e il contatto cutaneo. Quando non c’è un danno immediato agli occhi, è il sistema respiratorio ad accusare i sintomi più evidenti dell’intossicazione: “Dolore toracico, tosse e ipofonia “, scrive nel suo studio Assennato. Esposizioni gravi producono la morte per insufficienza respiratoria, polmonite e, soprattutto, tumori.

Quanto ai danni provocati nell’ambiente marino, lo studio dell’Icram è chiaro. I campioni prelevati dai ricercatori, acqua, sedimenti e pesci, “sono stati sottoposti a quattro diverse metodologie d’analisi che indicano la sussistenza di danni e rischi per gli ecosistemi marini determinati da inquinanti persistenti rilasciati dai residuati corrosi”.
In particolare, grazie ai confronti con esemplari della stessa specie prelevati nel Tirreno meridionale, le analisi hanno rivelato nei pesci dell’Adriatico “tracce significative di arsenico e derivati dell’iprite”. Particolarmente rilevanti “le alterazioni a carico di milza e fegato”. È stata anche riscontrata la presenza di parassiti in branchie, cavità addominale e tessuto cutaneo”. Questo significa “che i pesci dell’Adriatico”, rispetto a quelli del Tirreno,  spiega Ezio Amato, “sono particolarmente soggetti all’insorgenza di tumori; subiscono danni all’apparato riproduttivo; sono esposti a vere e proprie mutazioni genetiche che portano a generare esemplari mostruosi”.

Noi aggiungiamo che è  facilmente immaginabile che molti di questi pesci possano finire sulle nostre tavole.

Pertanto carissimo Sindaco dopo questa preoccupante premessa noi Le chiediamo ancora una volta di informarci sullo stato di salute del nostro mare fornendoci copia delle relazioni, dei risultati scientifici  e monitoraggi prodotti dall’I.C.R.A.M. , Arpa Puglia e chiediamo che siano effettuati dei prelievi particolari nello specchio di mare antistante Torre Gavetone, ed altre zone, per verificare l’eventuale presenza di sostanze chimiche riconducibili alle bombe disseminate nella stessa area.
Naturalmente questa lettera aperta è rivolta a tutte le forze politiche, movimenti e associazioni cittadine, ai consiglieri comunali e assessori affinché tutti sostengano la richiesta di verità sullo stato di salute del nostro mare perché è la nostra salute e quella dei nostri figli ad essere in gioco.

Liberatorio Politico
Matteo d’Ingeo

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