Lecce, il gip (e due avvocati) sotto inchiesta già nel 2012

La prima indagine su De Benedictis fu archiviata per assenza di riscontri. Ora la Procura ha risentito il pentito barese Tulimierodi GIOVANNI LONGO e MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Oggi è soltanto uno dei tanti ex picciotti che stanno scontando una lunga condanna in un penitenziario del Nord. Ma quando decise di pentirsi, nel 2011, Matteo Tulimiero era considerato un mammasantissima del clan Parisi di Bari. E le sue parole erano pesanti come pietre. Proprio da alcune dichiarazioni trasmesse dalla Procura di Bari, nel 2012 la Procura di Lecce ha aperto un primo fascicolo nei confronti di Pino De Benedictis, il gip finito in carcere sabato scorso per tangenti. All’epoca De Benedictis aveva da poco lasciato il suo posto in quanto arrestato per il possesso di un’arma da guerra (accusa da cui poi è stato assolto). Quella raccontata da Tulimiero all’epoca assomiglia alla storia di oggi: il pentito parlò di soldi dati due avvocati (tra loro non c’era Giancarlo Chiariello, il legale arrestato sabato) affinché pagassero il giudice. Tulimiero parlò di un incontro con i due avvocati vicino a un albergo di Bari in cui consegnò 100mila euro che dovevano essere divisi tra questo avvocato e il gup De Benedictis: «Per Fortunato gli demmo 20mila, e per tutti gli altri componenti, Abbrescia pure, aggiungi Abbrescia… 5mila euro a testa per tutti gli altri». Un fiume di denaro.

Nel 2012 il fascicolo era in mano all’allora procuratore di Lecce, Cataldo Motta, che dopo un po’ ne chiese l’archiviazione: non si trovarono riscontri alle parole del pentito di mafia. Dell’indagine non si seppe quasi nulla proprio perché il giudice era sospeso dal servizio dopo l’arresto da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere (nella sua collezione di armi fu trovato un fucile che sparava a raffica, ritenuto arma da guerra e non vendibile: l’accusa poi cadde in Cassazione), ma furono sentiti testimoni e vennero effettuati approfondimenti. Solo che, evidentemente, non si trovò nulla per corroborare le dichiarazioni. E così, una volta chiarita la storia delle armi, De Benedictis nel 2020 è tornato al suo vecchio posto nell’ufficio gip del Tribunale di Bari.

Tulimiero, nato a Messina e oggi 58enne, parlò a lungo con la Dda di Bari (inizialmente con la pm Desirèe Digeronimo, poi con Isabella Ginefra e quindi con Fabio Buquicchio) e oltre alle dinamiche del clan Parisi raccontò una serie di favori giudiziari. Ad esempio le perizie mediche di comodo firmate da un noto professionista barese per aiutare il boss Mino Fortunato. Ma anche – appunto – di quei soldi dati tramite i due avvocati al gup De Benedictis affinché concedesse i domiciliari a Fortunato e agli altri imputati. Circostanze (quelle del 2012) su cui la Procura di Lecce ha deciso di svolgere nuovi accertamenti, mandando i carabinieri a riascoltare – stavolta come te- stimone – il vecchio pentito. E incrociando le sue parole con i fascicoli dell’epoca: nell’udienza preliminare celebrata davanti a De Benedictis, Fortunato aveva effettivamente come avvocato uno dei due di cui ha parlato Tulimiero. E durante l’udienza preliminare molti imputati ottennero effettivamente gli arresti domiciliari. Poco per fondare un giudizio di colpevolezza. Ma nell’ordinanza che ha disposto il carcere per De Benedictis e Chiariello, il gip Giulia Proto ha valorizzato anche le «concordanti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia», rilevando che le «gravissime accuse» esistenti «in embrione» nel 2012 siano sovrapponibili a quelle emerse lo scorso anno dalle parole di un altro pentito, Domenico Milella. Coincidenze: stesso gip, stesso clan mafioso (anche Milella viene dalla galassia Parisi), stesso gruppo di avvocati. Nove anni per intervenire. Sia De Benedictis che Chiariello hanno sostanzialmente ammesso le tangenti per le quali sono stati arrestati. Danilo Della Malva, il narcotrafficante che con la moglie si è vantato («Ho speso trentamila euro e mi sono comprato il giudice a Bari») e per questo è tornato in carcere, ha invece negato tutto.

 

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