Le cambiali e le armi: le relazioni pericolose del giudice arrestato

 
Giuseppe De Benedictis è stato ascoltato per altre quattro ore dai magistrati di Lecce In una masseria di Altamura sono stati trovati 65 fucili mitragliatori d’assalto. E le bombe
I titoli di credito scoperti al momento sono quattordici: potrebbero essere il pegno vantato dal giudice nei confronti della Slot Italy Engineering, una società di noleggio di Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

 

Relazioni pericolose del giudice molfettese Giuseppe De Benedictis con alcuni pregiudicati, ai quali potrebbe aver prestato anche dei soldi: c’è anche questo nelle indagini che i carabinieri di Bari stanno portando avanti su delega della Procura di Lecce, che ha chiesto e ottenuto l’arresto del magistrato, dell’avvocato barese Giancarlo Chiariello e del pregiudicato viestano Danilo Pietro Della Malva, accusati di corruzione in atti giudiziari. De Benedictis e Chiariello sono in carcere dal 24 aprile (Della Malva era già detenuto), il primo a Lecce, il secondo ad Altamura, entrambi molto provati nel corpo e nello spirito, mentre i loro avvocati stanno cercando di capire quale sia la migliore strategia difensiva da seguire per ottenere gli arresti domiciliari e cominciare a costruire una strada che possa limitare il più possibile l’eventuale pena futura. Intanto la Squadra Mobile di Bari — nell’ambito di un’inchiesta parallela a quella che riguarda De Benedictis — ha sequestrato un arsenale in una masseria di Altamura. Alle armi gli investigatori sono arrivati, dopo che la Procura di Bari ha trasmesso una segnalazione a quella di Lecce, competente per materia.

Gli uomini del clan

Francesco Vavalle è un volto noto a Bari: ritenuto vicino al clan Mercante, era stato arrestato nel 2006, nell’ambito di un’operazione antimafia tra Puglia, Calabria e Campania, su ordine dell’allora gip Giuseppe De Benedictis. Vavalle era ritenuto uno dei referenti di un gruppo che gestiva videopoker modificati, producendo enormi guadagni illegali. Talmente grandi che nel 2014 la Procura gli aveva fatto sequestrare beni per 50 milioni di euro. Nel 2006 era stato arrestato insieme a lui anche Vito Luigi Amoruso, allora trentenne e poi diventato suo genero. Proprio con Amoruso — che adesso gestisce le sale giochi di Palese — si è incontrato De Benedictis poco più di tre mesi fa, quando ancora non sospettava di essere indagato e invece i carabinieri gli stavano addosso. Intercettando le sue telefonate hanno sentito che il 21 gennaio diceva a un amico: « Alle due devo andare alla sala grande, mo’ questo che vuole?» . L’appuntamento veniva poi spostato alla «sala piccola» ovvero alla Winning Games di via Nazionale, nel quartiere Palese. Lì De Benedictis è arrivato con la sua auto e lì si è incontrato con Amoruso, per circa un quarto d’ora.

Le cambiali

Sono quattordici: ritrovate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bari durante la perquisizione del 9 aprile a casa del giudice a Molfetta. Erano «abilmente nascoste» scrive la gip Giulia Proto nella sua ordinanza e, a suo dire, sono uno degli elementi che dimostrerebbero «la sussistenza concreta di condotte criminali in corso, non ancora consumate» . Situazioni rispetto alle quali — è il ragionamento della giudice — non sono sufficienti le dimissioni dalla magistratura, rassegnate da De Benedictis subito dopo la perquisizione del 9 aprile. Il significato delle cambiali non è ancora del tutto chiaro ma si suppone che siano il pegno per un credito vantato dal giudice nei confronti della Slot Italy Engineering, una società di noleggio attrezzature ubicata nello stesso stabile della sala slot di Amoruso.

Il sospetto è che quelle cambiali siano riconducibili proprio al genero del pluripregiudicato Francesco Vavalle e che siano la contropartita per più prestiti di denaro fatti da De Benedictis. Le cambiali trovate dagli investigatori sono in tutto 14: una da 135mila euro e 13 da 5mila euro ciascuna, per un totale di 200mila euro. A sostegno dell’ipotesi che tra Amoruso e il giudice ci fossero rapporti poco chiari, i carabinieri hanno riscontrato un interesse a verificare se il primo non fosse sottoposto a qualche indagine. Proprio a tale fine, in un incontro con l’appuntato Nicola Soriano (in servizio alla polizia giudiziaria della Procura e indagato per rivelazioni di segreti d’ufficio), il 25 gennaio scorso, De Benedictis — dopo aver appreso che l’avvocato Giancarlo Chiariello era finito sotto indagine a causa delle dichiarazioni di alcuni pentiti — chiedeva a Soriano: «Se mi puoi fare una altro aggiornamento, sopra a quelli, Amoruso Luigi, per vedere se ci sta qualche cosa…. Non credo ma non si sa mai…» .

L’interrogatorio

Quattro ore per consentire a De Benedictis di cominciare a liberarsi dei suoi segreti davanti al pm salentino Alessandro Prontera, che coordina le indagini insieme alla collega Roberta Licci e sotto il coordinamento del procuratore della Repubblica Leonardo Leone de Castris. Gli avvocati del giudice — Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone — però, negano che si sia trattato di un interrogatorio e parlano di «un colloquio difensivo a cui non ha partecipato la Procura » Intanto si attende la decisione della giudice Giulia Proto sull’istanza di scarcerazione avanzata nei giorni scorsi. I difensori hanno chiesto che il magistrato venga posto ai domiciliari, specificando che non sussiste più il pericolo di reiterazione del reato, avendo lasciato la magistratura, né di inquinamento probatorio, dal momento che nell’interrogatorio di garanzia ha ammesso tre dei quattro episodi contestati. Sulla possibilità che l’istanza venga accolta, gli avvocati non nutrono molta fiducia e valutano la possibilità di ricorrere al Tribunale del Riesame, anche se ancora non è stato notificato loro l’avviso di deposito degli atti.

Crisi profonda

La situazione psicologica di De Benedictis e di Chiariello sarebbe molto difficile. Per anni i due uomini hanno lavorato a contatto con persone che entravano e uscivano dal carcere e ora vi si trovano a loro volta. Con l’aggravante dell’isolamento imposto dalle norme anti-covid e da mantenere per quindici giorni. Entrambi sono molto prostrati. « Il dottore De Benedictis sta molto male — ha spiegato l’avvocato Ingraffia — non mangia da quando è entrato in carcere nonostante i tentativi del personale penitenziario di convincerlo a nutrirsi. E’ un uomo distrutto, che si sta lasciando andare» .

Nuovi episodi

Intanto, come era già accaduto all’epoca dell’arresto degli ex magistrati di Trani Michele Nardi e Antonio Savasta, dopo l’esecuzione della misura cautelare, alla Procura di Lecce sono arrivate diverse segnalazioni sull’operato di De Benedictis. Un suo concittadino ingegnere, Domenico Lapolla, per esempio, ha segnalato quello che ritiene un episodio sintomatico «della sua personalità» , riferito all’anno 1984. «All’epoca — è scritto nell’esposto — avevamo appena sostenuto gli esami per diventare arbitro e iniziato ad arbitrare nei Giovanissimi. Un giorno De Benedictis si recò con la sua auto ad arbitrare una partita tra quindicenni a Santeramo e, per paura che gli potessero rubare il fucile da caccia, lo portò con sé nello spogliatoio e lì lo lasciò durante la partita» . Stando alla testimonianza di Lapolla, qualche giorno dopo la Federazione arbitri dichiarò conclusa la sua esperienza sui campi da gioco. Nel 2015 il giudice fu arrestato per possesso di armi e poi assolto.

L’arsenale

In una masseria di Altamura sono stati trovati 65 fucili mitragliatori d’assalto (Uzi, Kalashnikov, AK47, M12, AR15); 33 fucili, tra cui carabine di precisione; 99 pistole; mine anticarro; bombe a mano; 300 detonatori e 10 silenziatori. Alla masseria si è arrivati in seguito a mesi di indagini, effettuate tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti, appostamenti e documentazione fotografica dall’alto. Quando gli uomini del vicequestore Filippo Portoghese hanno avuto la certezza che quello fosse il nascondiglio delle armi, hanno fatto irruzione e trovato ciò che cercavano. Le armi sono in corso di catalogazione e conteggio poi saranno oggetto di una specifica perizia. «L’arsenale, a una prima valutazione, potrebbe verosimilmente rappresentare il più importante sequestro di armi mai effettuato nel paese » , ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, che ha ringraziato la sollecitudine delle Procure di Bari e Foggia.

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