L’agguato di Trani, un’esecuzione in piena regola

203945102-59029dc1-3097-49de-9109-00d323f0360b Agguato in centro a Trani pregiudicato ucciso a fucilate

di NICO AURORA – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Un’esecuzione in piena regola, a quanto pare. Lo avrebbero atteso all’uscita del circolo privato che gestiva ed hanno fatto fuoco su di lui, probabilmente con due armi diverse, perché diversi sono i bossoli ritrovati per terra. Una delle due, quella probabilmente dal calibro più pesante, forse un fucile, lo ha colpito al capo e freddato, uccidendolo sul colpo.

Almeno due i sicari, pare a volto scoperto, sono poi fuggiti, probabilmente, a bordo di una Panda bianca, secondo indiscrezioni raccolte sul posto. Non è dato conoscere se vi siano stati testimoni oculari, ma, da lì a poco, la scena del delitto si è gremita di centinaia di astanti.

Erano le 19.40 quando Francesco Ferrante, 40 anni, conosciuto in città con il soprannome di «Geppetto», è deceduto in un lago di sangue davanti all’ingresso del suo locale, al civico 11 di via Palestro, un circolo ricreativo che si apprestava a chiudere, come dimostrerebbero le chiavi inserite nel comando elettrico della saracinesca, che aveva iniziato ad abbassarsi.

I colpi esplosi dovrebbero essere stati almeno tre, ma l’unico che l’ha raggiunto è stato letale.

Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato di pubblica sicurezza, coadiuvati dalla Squadra scientifica della stessa Polizia di Trani, ed i carabinieri della Compagnia di Trani. Presenti anche gli operatori della Polizia locale ed i volontari dell’Associazione Trani soccorso.

Ferrante, nel 2000, fu arrestato con l’accusa di tentato omicidio, minacce e danneggiamento per un assalto, brandendo una motosega, in una discoteca locale. Nel 2006 finì in manette per avere tentato di dare fuoco ad un uomo senza fissa dimora.

Nel 2012, dopo avere perso alle macchinette, per recuperare il denaro estorse mille euro al titolare di un bar e fu arrestato dai Carabinieri. Una familiare, accorsa sulla scena del delitto, urlando, faceva sapere alla folla che la vittima era marcata stretta da forze dell’ordine dai giudici.

Peraltro, i veri nemici di Francesco Ferrante è evidente che fossero dall’altra parte della barricata e, adesso, toccherà al pubblico ministero di turno, Simona Merra, aprire il fascicolo per ricostruire, probabilmente con indagini congiunte di Polizia e Carabinieri, un quadro che avvicini il più possibile gli inquirenti alla verità di quest’omicidio che appare, in ogni caso, un sanguinario regolamento di conti.

Potrebbero essere utili eventuali immagini delle telecamere della videosorveglianza: via Palestro è una traversa di corso Vittorio Emanuele, massima arteria della città, nei pressi di piazza Gradenigo. Non sarà difficile, dalle immagini registrate a quell’ora, ricostruire l’eventuale fuga di un veicolo dal luogo del delitto, magari proprio la Panda bianca di cui si parla.

Non sarebbe neanche da escludere che, nella stessa via Palestro, vi fosse una telecamera piazzata dalle stesse forze dell’ordine, ad insaputa della vittima e della famiglia, nei pressi del circolo privato, proprio per monitorare Ferrante e le sue frequentazioni.

Un lavoro non sembra l’avesse, ma, a quanto s’è appreso, avrebbe svolto mansioni in una o più cooperative sociali. E questa rappresenta un’analogia con l’omicidio precedentemente verificatosi in città, quello di Otello Bagli, presidente di cooperativa, ucciso il 29 ottobre 2013 in piazza Vittime dell’11 settembre dopo essere stato rincorso da uno o più sicari, tuttora ignoti: quel crimine non ha ancora un responsabile, e la famiglia, che rivolge appelli per ottenere giustizia, continua a giurare che Bagli fu ucciso per sbaglio, perché era lì solo per consegnare ad un amico un computer riparato.

Francesco Ferrante, invece, pare evidente che sia stato scientificamente atteso e giustiziato. Un agguato mortale che, adesso, apre un’altra inquietante pagina di cronaca in una città che, dopo essere stata disorientata dalla bufera giudiziaria che ha, di fatto, azzerato l’amministrazione comunale, ora torna a porsi domande sulla sua sicurezza. E ad avere paura.

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