La prima mossa sferrata dai grillini pugliesi ai Palazzi della politica pugliese ha già ottenuto un risultato

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Si chiama «Zero Privilegi Puglia» la prima mossa sferrata dai grillini pugliesi nei Palazzi della politica pugliese ed ha già ottenuto un risultato: è all’esame della commissione Statuto, che tornerà a riunirsi dopo l’estate per esaminare l’intero pacchetto di riforme elettorali, la legge di iniziativa popolare lanciata dal Movimento «5 stelle» per tagliare indennità e vitalizi dei consiglieri regionali. Oltre duemila, infatti, le firme raccolte dal Movimento ilGrillaio di Altamura, da cui è partita l’iniziativa, e 20mila quelle consegnate lo scorso 12 luglio alla Regione «da una rappresentanza dei centinaia di attivisti che, dal Gargano al Salento, sono scesi per le strade di Puglia incontrando decine di migliaia di concittadini».

A rimarcare il risultato è una nota dei grillini altamurani, che ricordano come «l’approvazione di questa legge avrebbe come risultato il dimezzamento delle indennità dei consiglieri regionali, l’abolizione dell’assegno di fine mandato e del vitalizio e consentirebbe risparmi per 10 milioni di euro all’anno e di ulteriori 10 milioni nel lungo periodo (vitalizio)». Va ricordato che le indennità dei consiglieri regionali sono state già decurtate del 10% nella precedente legislatura e in quella in corso, così come è stata già decisa l’abolizione del vitalizio, col passaggio per i consiglieri a partire dal 2015 dal sistema retributivo a quello contributivo. Quanto all’assegno di fine mandato, su proposta dell’ufficio di presidenza guidato da Onofrio Introna, non verrà più erogato il corrispettivo di 1 anno per ogni legislatura (5 anni), ma di 1 mese per ogni anno di legislatura, in modo da equiparare il «tfr» dei consiglieri a quello di qualsiasi lavoratore dipendente.

I grillini puntano l’indice, invece, sul referendum anti-casta contro «gli stipendi d’oro dei parlamentari» promosso da Unione Popolare, che prevede l’abolizione dell’art. 2 della legge 31 Ottobre 1965, n. 1261, che stabilisce il diritto alla diaria dei parlamentari (il rimborso spese per il soggiorno a Roma). «Il quesito è condivisibile – scrivono – peccato, però, che le firme raccolte in questo periodo siano inutilizzabili. Basta leggere l’art. 31 della legge che regola i referendum (L. 352/1970) per capire “non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime”. Di conseguenza, risulta improbabile, se non del tutto impossibile, utilizzare le firme raccolte in questi mesi».

Quanto alla riduzione del numero dei consiglieri regionali da 70 a 50 (resa obbligatoria dalla Consulta), «ridurre sì i costi ma avrà lo spiacevole effetto di mortificare la rappresentanza – dicono i grillini – senza peraltro incidere davvero su quello che è il vero scandalo dei costi della politica: i vitalizi (ovvero gli emolumenti per chi era politico), l’assegno di fine mandato e le diarie che sono svincolate da una reale rendicontazione delle spese e incidono in maniera consistente sul bilancio regionale».

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