La mala della Bat va “Knockout”, 7 arresti per armi e droga. Clan Gallone-Carbone progettava omicidio dei rivali

Individuato il “gruppo di fuoco” dell’organizzazione criminale trinitapolese. Il blitz di DDA e Arma dei Carabinieri di Trani. fonte: www.immediato.net

La mala della Bat va k.o.. DDA e carabinieri di Trani hanno arrestato 7 persone (4 in carcere, 3 ai domiciliari) per droga e armi. L’operazione, denominata appunto “knockout” (pm Chimienti. gip Mattiace), ha visto il coinvolgimento di 50 unità del Comando provinciale di Bari con il supporto del gruppo di Trani ed è l’esito delle indagini dei carabinieri tranesi. Le persone coinvolte sono ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti e armi comuni da sparo e armi da guerraIl blitz affonda la propria genesi ad aprile del 2019, quando a casa di uno degli arrestati fu trovato un grosso quantitativo di droga (4 chili) oltre ad una mitraglietta, una pistola e diverse munizioni.

Gli inquirenti hanno anche evitato azioni di fuoco progettate da criminali di Trinitapoli del noto clan Gallone-Carbone contro i rivali del clan Valerio-Visaggio, attivo a San Ferdinando di Puglia. L’ordinanza di oggi ha inoltre colpito due soggetti che, a giugno 2019, furono arrestati dai carabinieri di Foggia nell’operazione antimafia “Nemesi” contro la criminalità di Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, con propaggini in Capitanata. Vennero infatti accertati collegamenti tra il boss dei Gallone-Carbone con la batteria foggiana, Moretti-Pellegrino-Lanza. In “knockout” sono finite in manette anche due donne, una delle quali accusata di traffico di stupefacenti.

“Le indagini – riporta una nota stampa dei carabinieri – hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico degli indagati che sfruttavano l’abitazione di Gennaro Romanelli, incensurato e padre di Salvatore Romanelli, per detenere grossi quantitativi di droga e armi anche da guerra. La stura per le indagini è stata data dall’operazione condotta dalla Stazione Carabinieri di Trani del 13 aprile 2019 allorquando arrestarono i Romanelli perché trovati in possesso di circa 4 chili tra hashish e marijuana nonché un giubbotto antiproiettile, un revolver ed una mitraglietta considerata arma da guerra con il relativo munizionamento. Le indagini condotte dallo stesso reparto sotto la direzione della Procura Distrettuale di Bari – scrivono ancora i militari -, hanno consentito di acclarare che le abitazioni dei Romanelli erano un vero e proprio ‘deposito’ di droga da cui Luisa Capogna la prelevava mettendola a disposizione per il successivo smercio da parte di Armando PrestaEmanuele Sebastiani e Luca Soldano. Le captazioni in carcere hanno consentito di accertare che non era la prima volta che tutti gli indagati sfruttavano l’abitazione di Gennaro Romanelli come ‘base logistica’ per la detenzione di droga e armi e, anzi, per celare queste ultime utilizzavano anche un fasciatoio sotto il quale era occultata una pistola prelevata da Debora Lupo, tra l’altro moglie di Salvatore Romanelli e nuora di Gennaro, consegnandola a Sebastiani. L’attività investigativa ha consentito di accertare un forte legame di ‘mutuo soccorso’ fra tutti gli indagati. Infatti si è potuto accertare che alle spese legali seguite all’arresto dei Romanelli avrebbe provveduto Luca Soldano congiuntamente ad altre persone. Ciò si riprova proprio dell’aiuto reciproco che gli indagati prestavano tra loro. Il sostegno reciproco inoltre non era solo ‘limitato’ al pagamento delle spese processuali. Gli indagati si preoccupavano anche di fornire un sostegno alle famiglie dei ristretti in carcere e dalle intercettazioni emerge rammarico per la mancanza di questo genere di supporto in questa circostanza”.

“L’operazione odierna – evidenziano gli investigatori – è, in parte, da mettere in relazione con l’operazione Nemesi condotta dai carabinieri di Foggia in cui, il 7 giugno 2019, rimasero coinvolti Presta e Sebastiani venendo attinti da misura cautelare in carcere. Questi due, infatti, insieme sono stati considerati un gruppo di fuoco a disposizione del clan Gallone-Carbone. I due avrebbero dovuto compiere un’azione di fuoco nel comune di San Ferdinando di Puglia nei confronti del clan avverso Valerio-Visaggio. Propositi omicidiari, dunque, fermati solo grazie alle indagini dei carabinieri operanti anche nei comuni di Trani e Bisceglie. Proprio in quest’ultimo comune infatti nel maggio del 2019 veniva arrestato Presta per la violazione sulla normativa alla sorveglianza speciale cui era sottoposto. In quella circostanza questi era accompagnato da Sebastiani ed avevano appena incontrato il principale esponente del clan Gallone-Carbone, Giuseppe Gallone”. 

I carabinieri ricordano che “nei primi mesi del 2019 erano forti le fibrillazioni fra i gruppi criminali organizzati che operano tra il sud Foggiano e il nord della provincia Barletta-Andria-Trani. L’impeccabile direzione dell’autorità giudiziaria della Procura Distrettuale Antimafia di Bari però, supportata da un diuturno, intensissimo e proficuo coordinamento ‘real time’ di molti reparti dei carabinieri attraverso il quale è stato possibile realizzare una massiccia, penetrante e qualificata manovra info-investigativa, ha consentito di contenere le azioni di fuoco dei clan che si combattevano. Infatti con il rito abbreviato sia il Presta che il Sebastiani sono già stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione più la multa di 10 mila euro per i reati contestati loro con l’aggravante prevista dall’art. 416 bis 1 (cosiddetto ‘metodo mafioso’)”.

Gli indagati:

  1. CAPOGNA Luisa, classe 1982;
  2. PRESTA Armando, classe 1971;
  3. ROMANELLI Salvatore, classe 1982;
  4. SEBASTIANI Emanuele, classe 1976;
  5. LUPO Debora, classe 1998;
  6. ROMANELLI Gennaro, classe 1955;
  7. SOLDANO Luca, classe 1976;

La misura carceraria è stata applicata nei confronti degli indagati indicati dal numero 1 al 4. Ai restanti sono stati inflitti gli arresti domiciliari.

 

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