La “mafia” dei semafori, il servizio milionario nelle mani di una società a “management criminogeno”

La gestione degli impianti semaforici e della segnaletica stradale nel Comune di Foggia è finita sotto la lente della commissione antimafia. Il servizio, nelle mani di una società “a management criminogeno”, occupa un intero paragrafo della relazione del prefetto Carmine Esposito, che motiva e illustra i motivi alla base dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.

Il servizio, si legge nella relazione, risulta nelle mani di una società – ‘Segnaletica Meridionale Spa’, celata dietro un ‘omissis’ – che, seppure con un cambio nome, “ha svolto ininterrottamente i lavori e i servizi relativi agli impianti semaforici del Comune di Foggia, in virtù di due contratti diversi e consecutivi, a partire dal 2009. Le imprese presentano una sostanziale identità soggettiva, pur nella variazione delle cariche sociali al loro interno”.

Alla scadenza del primo contratto, la Giunta Comunale ha approvato un successivo progetto per una spesa complessiva di 2.520.721,40 euro.“Inopinatamente, la Giunta comunale prescrivevanon solo la procedura di selezione del contraente, da realizzarsi secondo lo schema della ‘procedura ristretta accelerata’, ma anche il criterio di aggiudicazione dell’appalto, nel caso di specie ‘l’offerta economicamente più vantaggiosa’, nonché la durata del contratto, stabilita in 5 anni”.

Già nella fase istruttoria, l’andamento procedimentale evidenzia una inammissibile commistione tra poteri di indirizzo politico-amministrativo e poteri gestori. Le decisioni circa le procedure contrattuali da utilizzare nel caso concreto, infatti, sono di competenza dell’organo gestionale e non rientrano nei poteri di indirizzo della Giunta comunale, che, invece, entra nel merito della procedura di gara, indicandone la tipologia, la durata e il criterio di aggiudicazione.

La Commissione ha, inoltre, evidenziato la completa “disattenzione” del Comune di Foggia per l’attività connessa alle “verifiche antimafia” sull’impresa aggiudicataria di un contratto di servizi milionario. L’impresa in questione, infatti, era tenuta all’iscrizione nella white list provinciale; circostanza mai richiesta dagli amministratori della società “evidentemente perché il Comune di Foggia non l’ha mai pretesa”.

“Il ‘disordine’ amministrativo evidenziato si proietta in una vicenda contrattuale, che coinvolge un’impresa di famiglia, adiacente alla criminalità organizzata di tipo mafioso, operante in Foggia, e, in particolare, alla batteria Moretti”, si legge tra le righe degli ‘omissis’ nella relazione. “Nell’aprile del 2017, l’allora prefetto di Foggia spiccò una interdittiva antimafia ritenendo sussistenti “concreti elementi da cui risulta che l’attività di impresa possa, anche in modo indiretto, agevolare le attività criminose e esserne in qualche modo condizionata”.

Il socio accomandatario della società aggiudicataria del servizio in argomento è la compagna di un elemento di spicco della batteria. Da qui la definizione del prefetto di società a “management criminogeno”. Ma l’evidente favor per l’impresa ‘mafiosa’ non si limita alle coraggiose ‘semplificazioni’ procedimentali evidenziate. “Nonostante il reiterato proclama da parte del Comune sulla risoluzione di ogni rapporto con l’impresa interdetta – ha sottolineato la Commissione – la ditta ha continuato ad operare per conto del Comune di Foggia”. Perfino all’interno della questura di Foggia, dove “in occasione di interventi richiesti all’Amministrazione comunale per la sistemazione della segnaletica orizzontale nel cortile interno della Questura, era intervenuto personale della ditta interdetta”.

Malgrado, infatti, la sollecitazione della Prefettura di Foggia, soltanto in data 16 ottobre 2017 il Comune di Foggia ha stipulato un contratto di con una nuova società. “La vicenda amministrativa descritta conferma una malcelata difficoltà dell’ Amministrazione comunale di Foggia ad affrancarsi dal rapporto contrattuale milionario con un’impresa mafiosa”, conclude il prefetto.

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