La lunga storia del porto “insabbiato”- prima parte

Pubblicato su “l’AltraMolfetta” di Giugno 2022 – prima parte 

Sono trascorsi 18 anni da quel 1° luglio 2004, giorno in cui la Giunta Comunale di Molfetta approva due delibere dalle quali parte la narrazione del nuovo porto commerciale di Molfetta. La delibera n. 295 con cui la Giunta, guidata dal sindaco Tommaso Minervini, licenzia il documento preliminare propedeutico all’avvio della progettazione del nuovo porto; e la delibera n. 296 con cui si approva il progetto di indagine dei fondali marini per l’individuazione di ordigni bellici e la successiva bonifica. Sappiamo tutti com’è andata, cosa è accaduto in questi 18 anni e quanti danni sono stati arrecati alla comunità da coloro che hanno voluto ignorare la presenza degli ordigni bellici nel bacino portuale.

Da allora la patata bollente è passata tra le mani di più sindaci, e commissari straordinari, fino a quando è tornata di nuovo nelle mani dello stesso sindaco Minervini che continua a fare promesse da marinaio.

Nel febbraio del 2021 in una trasmissione televisiva (TRMh24) dal titolo: “Ti porto con me – Il nuovo porto di Molfetta frontiera verso il futuro”, il sindaco e il capitano Vito Totorizzo preannunciano la data di consegna dei lavori del porto per il mese di luglio 2022. In questi giorni, invece, il candidato sindaco Tommaso Minervini, parlando del porto nelle varie interviste elettorali, ha preso altro tempo e ha posticipato la data a settembre-ottobre 2022.

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Rimane un dubbio. In questa fatidica data cosa si consegnerà? Forse terminerà la messa in sicurezza, il molo di sopraflutto, la quarta variante o cos’altro?

Nel frattempo c’è stato un incidente di percorso, il 16 febbraio c.a. la Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Trani, ha acquisito documenti che riguardano i lavori del porto. In particolare l’indagine riguarda l’idoneità delle forniture del materiale lapideo impiegato per creare il molo di sopraflutto. Sembrerebbe che la ditta a cui sono stati sub-appaltati i lavori abbia utilizzato materiale non corrispondente al capitolato d’appalto. Rimarremo in attesa delle necessarie verifiche investigative per capire se si è trattato di un falso allarme oppure c’è qualcosa da contestare.

Questo piccolo contrattempo lo si potrebbe collegare a un quesito posto al Sindaco, il 22 giugno 2021, dal Movimento Liberatorio; a tal proposito si chiedevano spiegazioni sulla torbidità delle acque registrate per un lungo periodo nello specchio acqueo del cantiere, all’imboccatura del porto ed anche in una fascia molto più estesa.

Dopo appena sei giorni, cosa mai avvenuta prima, è giunta la risposta del R.U.P. e Dirigente Settore Territorio Ing. Alessandro Binetti, per conto del Comune. La missiva era tranquillizzante perché dichiarava che non si registravano anomalie. Nonostante le rassicurazioni istituzionali, la torbidità delle acque è rimasta preoccupante e strettamente collegata allo sversamento quotidiano di decine e decine di tonnellate di materiale lapideo molto simile a un comune terriccio di diversi colori e non al cosiddetto “tout venant” previsto dal capitolato. Su questo aspetto dei lavori, e in riferimento alla visita della Guardia di Finanza del 16 febbraio scorso, il sindaco ha dichiarato pubblicamente che l’amministrazione non ha responsabilità e, in caso di irregolarità nelle procedure, si costituirà parte civile in un eventuale procedimento penale.

 

E’ inevitabile, comunque, collegare questo episodio ad un altro, ben più inquietante, accaduto nel lontano 12 giugno 2008 e inserito nelle vicende del grande processo del porto di Molfetta che si è concluso con l’assoluzione, in primo grado, di tutte le persone fisiche inizialmente imputate.

Esattamente 14 anni fa si consumò una storia che potrebbe essere raccontata oggi in uno scenario molto simile a quello dell’odierno cantiere del costruendo molo di sopraflutto. In quel periodo i militari della Guardia di Finanza di Molfetta tenevano sotto stretta sorveglianza il movimento terra che avveniva nel cantiere portuale. In particolare destava preoccupazione la fornitura del materiale lapideo da posare in banchina destinato a formare il nucleo della futura nuova banchina e prolungamento della diga già esistente. Si riteneva che il materiale trasportato non fosse idoneo all’esecuzione delle opere in corso e appaltate. Spesso decine e decine di camion al giorno scaricavano quel materiale lapideo, dubbio, direttamente in mare facendo diventare lo specchio acqueo interessato di color rossastro del tutto sovrapponibile al colore argilloso del materiale polveroso appena riversato. Successivamente con un braccio meccanico si recuperava il materiale lapideo dilavato che veniva poi sparso in banchina e compattato, ed era un’attività che avveniva quotidianamente.

Pertanto nella mattinata del 12 giugno 2008 i militari della Guardia di Finanza, in una delle tante attività d’indagine svolte in quel periodo sulla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta, si presentarono sul cantiere fermando, per un controllo, 6 mezzi pesanti carichi di terriccio e roccia. Oltre ad una eccedenza di carico rispetto al peso massimo consentito su quei convogli, i militari riscontrarono, a vista, che il carico di quei camion appariva come una mistura di terriccio rossastro e pietrisco e non di “tout venant”, come previsto dal capitolato speciale di appalto. Di conseguenza i sei autisti dei rispettivi camion furono invitati nella vicina caserma per ulteriori accertamenti amministrativi.

L’ipotesi che cominciò a configurarsi nella mente dei militari poteva essere quella del reato di frode in pubbliche forniture e che il tempestivo sequestro probatorio di quanto trasportato dai sei automezzi avrebbe potuto costituire una prova. Ma questo accertamento non fu mai consentito ai militari per l’improvvisa irruzione nel cantiere di due autorevoli figure. L’una, avrebbe proferito urlando le seguenti parole nei confronti dei militari: “sono cazzi vostri, qua nessuno vi ha autorizzati!”, così offendendo anche l’onore, il prestigio e la dignità dei marescialli; e l’altro con toni quasi intimidatori e minacciosi avrebbe detto: “fate attenzione che questa è una cosa più grande di voi” e “andate cauti che qua c’è Roma dietro”.

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Mentre i militari rimanevano interdetti e disorientati da quei due interventi, qualcuno aveva già fatto sparire i 6 mezzi carichi di materiale di dubbia provenienza e pronti per essere sequestrati. Nel tempo le prescrizioni e le archiviazioni hanno tombato questa storia, che potrebbe essere inserita in una serie televisiva di “Gomorra”, in cui le società e aziende di “movimento terra” sono protagoniste incontrastate del variegato mondo di quella finzione cinematografica.

Sullo sfondo rimangono le responsabilità politiche e amministrative, per cui…

fine prima parte – continua

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