La guerra degli ambulanti, altro gazebo in fiamme

http://www.liberatorio.it/IMG/POST29052009/31052009P1020188_MOD_LR.jpg

di Lucrezia d’Ambrosio (www.lagazzattadelmezzogiorno.it/…)

Dall’inizio dell’anno su dieci incendi denunciati (anche se è ipotizzabile che ce siano almeno altrettanti non denunciati) la metà, secondo quanto stabilito dagli specialisti dei vigili del fuoco, è dovuta a cause accidentali.

Rientrano in questa casistica l’incendio di domenica scorsa al gazebo di frutta e verdura, all’angolo di via Achille Salvucci, le auto, una Hunday «Atos» e un’Audi «A6» in fiamme martedì scorso, parcheggiate in piazza Margherita di Savoia, l’incendio al gazebo di frutta e verdura di mercoledì sera, all’angolo di via Don Minzoni (nella foto) e qualche altro caso un po’ più datato. Non sono chiare le cause dell’incendio di una Renault «Megane» di ieri notte, in via Purgatorio.
Intorno all’1.30, le fiamme hanno avvolto la parte anteriore dell’auto. Non è possibile escludere il dolo per il gazebo all’angolo di via Don Minzoni. L’incendio, per fortuna, è stato domato quasi subito, tanto che il gazebo, in legno, è rimasto praticamente intatto. Chi ha dato fuoco voleva solo lanciare un avvertimento ed ha colpito intorno alle 22.30 lungo una strada molto trafficata.

A conti fatti il numero degli incendi accidentali è in aumento. Fa specie il fatto che negli ultimi quattro giorni gli incendi abbiano coinvolto più o meno direttamente ambulanti di frutta e verdura e loro parenti, una delle auto in fiamme martedì è intestata ad un fruttivendolo. Per questo ormai sembra chiaro: a Molfetta è in atto uno scontro tra ambulanti a posto fisso che utilizzano il fuoco per regolare i conti e dividersi gli spazi. Uno scenario che mesi addietro era stato preannunciato dal Liberatorio con una serie di denunce pubbliche.

A Molfetta manca un piano del commercio e la questione non è mai stata affrontata seriamente. Nel tempo sono state concesse una serie di autorizzazioni agli ambulanti che sono spuntati ovunque e che, a fronte di autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico di pochi metri, hanno messo in piedi vere e proprie piazze in spregio a qualsiasi norma igienico sanitaria. Alcune concessioni sono state rinnovate. Ad alcuni il rinnovo è stato negato ma la stessa postazione è stata concessa ad altri. Questo probabilmente ha creato confusione ed ha esasperato gli animi.

E’ di queste ore l’ennesima nota del Liberatorio. «Crediamo sia giunto il momento che le forze dell’ordine presenti sul territorio, ognuna per le proprie competenze faccia piena luce su questo vero bubbone della nostra comunità – scrive Matteo d’Ingeo, responsabile del movimento – non è più accettabile l’arroganza di questi signori che spadroneggiano in città solo perché hanno qualche cognome e soprannome legato a famiglie degne di rispetto».
E ancora. «Rilanciamo la proposta già avanzata nel dicembre 2006 e chiediamo ancora di rivedere il Piano comunale per la disciplina del commercio su aree pubbliche, nella parte riguardante le autorizzazioni ambulanti e l’occupazione del suolo pubblico; eliminare totalmente la presenza di ambulanti nel centro urbano in un quadrilatero delimitato dalle vie Grittani, Calabrese, Amato, Cozzoli, Mezzina, Pomodoro, Baccarini, piazza Aldo Moro, via Leonardo da Vinci, corso Fornari, via Balice, via Cagliero, via De Candia, viale Papa Giovanni XXIII, via San Francesco d’Assisi, vico 14esimo Madonna dei Martiri; promuovere nella restante parte della città e nelle zone d’espansione nuovi spazi urbani destinati al commercio fisso e itinerante; far rispettare nella zona delimitata in precedenza, solo la possibilità di un espositore di tre metri quadri lineari, laddove il codice della strada può consentirlo». Tutto questo nella speranza che gli incendi dei gazebo di frutta e verdura nel frattempo si fermino.

Una risposta a “La guerra degli ambulanti, altro gazebo in fiamme”

  1. «Crediamo sia giunto il momento che le forze dell’ordine presenti sul territorio, ognuna per le proprie competenze faccia piena luce su questo vero bubbone della nostra comunità – scrive Matteo d’Ingeo, responsabile del movimento – non è più accettabile l’arroganza di questi signori che spadroneggiano in città solo perché hanno qualche cognome e soprannome legato a famiglie degne di rispetto».

    NE DUBITO…

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